I codici della Biblioteca Malatestiana

Per dotare la sua libreria di un corredo di volumi adeguati e consoni al progetto di biblioteca che si prefiggeva, il signore di Cesena, Novello Malatesta, promosse uno scrittorio che, con attività  organizzata e pianificata, produsse nell’arco di circa un ventennio oltre 120 codici. La collezione è ispirata al modello umanistico sia nella scrittura in littera antiqua, - anche se sono presenti codici in gotica o semi gotica - sia nei testi, che comprendono autori classici, Padri della Chiesa e opere greche in traduzione, con particolare predilezione per gli storici e per le scoperte degli umanistici contemporanei.

Tra gli amanuensi ricordiamo Jean d’Epinal che copiò almeno 36 codici, Jacopo della Pergola al quale Malatesta Novello affidò la trascrizione di opere di grande impegno come lo splendido De Civitate Dei di S. Agostino, inoltre frate Francesco di Bartolomeo da Figline, che fu anche il primo custode della libraria. Tra i copisti malatestiani che per il loro lavoro si servirono generalmente dell’umanistica, ricordiamo Andrea Catrinello da Genova, che sottoscrive uno dei codici da lui copiati, il giorno della morte di Malatesta Novello.
Insieme a questo gruppo di amanuensi, furono attivi alla corte del signore di Cesena altri sei o sette scrittori nordici che usarono la scrittura gotica.

Voluta da un unico mecenate e realizzata in breve tempo, la raccolta a un carattere fortemente sistematico, enciclopedico, perché destinata non al personale interesse del committente, ma agli studi di una comunità .
Malatesta Novello dichiara il suo ruolo di promotore, facendo apporre alla prima pagina di ogni codice il proprio stemma riccamente ornato alla antica e le iniziali M N dipinte o in oro o in altri colori entro un campo rettangolare a foglia d’oro.
I manoscritti commissionati o acquistati da Malatesta Novello integrarono così il preesistente fondo conventuale, costituito già  nel 300, ma ricco di codici ancora più antichi, come le Etymologiae di Sant’Isidoro, del IX secolo. Si aggiunsero alla raccolta i testi di medicina e di scienze, ma anche di letteratura e di filosofia, donati dal riminese Giovanni di Marco, medico di Malatesta Novello e come lui appassionato collezionista di codici.
14 codici greci, acquistati molto probabilmente da Malatesta Novello a Costantinopoli, sette ebraici e altri donati al Novello, più qualche codice aggiunto nei secoli successivi completarono la raccolta, che ammonta a 343 manoscritti.

I volumi sono tutti collocati nei loro banchi che avevano la duplice funzione di leggio, svolta dal piano reclinato, e di deposito dei libri nella scansia sottostante. Qui i codici, di solito 5 per pluteo e suddivisi per materia, sono appoggiati orizzontalmente e sono collegati ai banchi con catenelle di ferro battuto. Questa consuetudine probabilmente era nata dalla necessità  di proteggere in modo adeguato i libri tanto preziosi. Il signore di Cesena, che intuiva nella biblioteca il simbolo della sua fama presso i posteri, volle che la libreria fosse affidata anche alla cura e all’attenzione della comunità  cesenate. Nel 1466, dopo la morte di M Novello, il Comune tenne addirittura una bolla di scomunica per chiunque asportasse codici.

Tutti i codici presenti nella biblioteca sono stati realizzati in pergamena nonostante all’epoca il prezzo della carta fosse assai più competitivo.

Aloisi, Dradi, Sintucci, Valentini. (alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)

 

 
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