Chiesa di Santa Maria del Pantano

Chiesa di Santa Maria del Pantano

Madonna dell'Umiltà

Madonna che allatta il Bambino

Bibliografia

 

 

Chiesa di Santa Maria del Pantano

 

Chiesa di Santa Maria del Pantano. Consacrata nel XIII sec. Galeata

 

In località Pantano, una zona pianeggiante a circa tre chilometri da Galeata, sorge l'antica Chiesa di Santa Maria del Pantano. Le origini della costruzione dovrebbero risalire alla fine del IX secolo.

 

Chiesa di Santa Maria del Pantano. Facciata. Consacrata nel XIII sec. Galeata

 

La costruzione in pietra arenaria, presenta elementi caratteristici delle chiese abbaziali, come la pianta basilicale e un estrema sobrietà di forme. La facciata a capanna è divisa in due ordini da una semplice cornice. Nell'ordine superiore la finestra rettangolare è dovuta ad una ricostruzione moderna, alcune tracce sulla muratura indicano che in passato vi era un'arco.

Elemento che spicca sul contesto spoglio della facciata è l'elegante portale, che rappresenta il dettaglio più antico e ancora ben conservato della costruzione. E' un portale ad arco a tutto sesto con profondo sguancio sottolineato da cornici multiple  e sugli stipiti si possono notare gli eleganti capitelli corinzi con foglie di acanto accartocciate, ispirate agli esempi ravennati. L l'interno è ad aula unica.

 

Chiesa di Santa Maria del Pantano. dett. del Portale. Consacrata nel XIII sec. Galeata

 

 


La chiesa reca tracce di importanti modifiche che si sono succedute nel tempo. In base ad antichi documenti, La chiesa di Pantano apparteneva ai monaci Agostiniani ed era affiancata dal loro antico convento. La consacrazione della chiesa, probabilmente in seguito ad una di queste modifiche, è avvenuta il 23 dicembre del 1295, durante il pontificato di Bonifacio VIII.

 

Part. del Capitello con foglie di acanto accartocciate.

 



Nel 1661 un violento terremoto distrusse il convento, la struttura subì poi la soppressione nel 1700.
In occasione di un recente restauro sono stati ritrovati tre affreschi di grande pregio che sono stati staccati e conservati al Palazzo Pretorio di Galeata.   Il primo di questi è la Madonna col Bambino e angeli, chiamata la Madonna dell'Umiltà del 1330 circa, realizzato da un anonimo artista romagnolo che rivela  chiari influssi giotteschi.  Altri due frammenti di affresco, raffiguranti la  Madonna col Bambino del secolo XV, è attribuito alla scuola del Ghirlandaio.

La chiesa si raggiunge partendo da Galeata e  percorrendo la strada Provinciale 34, in direzione Passo delle Forche e Premilcuore. Al bivio si gira a destra in direzione Pantano. Si può visitare richiesta telefonando al numero: 0543-981655.

 

 

 

Madonna dell'Umiltà

 

Madonna dell'Umiltà. sec.XIV. Affresco staccato. Museo Civico Mambrini, Galeata.

 

 L'affresco trecentesco, staccato e conservato presso il Museo Civico Mambrini a Pianetto, proviene dalla Chiesa di Pantano e misura cm. 130X105.
L'immagine si imposta su un solido impianto spaziale e compositivo che insieme all'iconografia fanno parte di una visione sostanzialmente giottesca.

Il gruppo centrale della Madonna col Bambino è iscritto in una piramide che sembra seguire grossomodo la struttura delle diagonali ed ha una consistenza solida e compatta. Lo sviluppo spaziale è suggerito dalla distribuzione delle forme, a partire dal primo piano su diversi livelli di profondità. Lo spazio inoltre sembra dilatarsi anche lateralmente per via dell'ingresso nella scena delle due schiere di angeli in volo.
Fortemente sentito è lo sviluppo plastico dei volumi, specialmente quelli della madre e del bambino. I corpi, disegnati secondo una concezione anatomica sintetica ma concreta, sono composti da masse e forme solide variamente direzionate nello spazio. Da notare la posizione obliqua dell'asse delle spalle della Madonna che fa avanzare la spalla sinistra, mentre la spalla destra rimane indietro. Anche la disposizione variata delle gambe determina una scansione in profondità dei volumi avvolti dalle vesti e dal manto. Sono evidenti le forme cilindriche dei busti, quelle sferiche delle teste, la corposità solida delle mani e delle dita, la fluidità delle vesti che accompagnano i movimenti con pieghe, tensioni e cadute molto naturali.
Tutto persegue un ideale di rigore, semplicità formale ed equilibrio classici ma anche una sottile osservazione del dato reale.
La scena sacra è interpretata dall'ignoto artista con dolcezza sentimentale, come se si trattasse di una scena domestica, vissuta con uno spirito di umanità sincera e semplice. Inoltre, il modo di sostenere il Bambino e la gamba destra piegata per farlo appoggiare sono dettagli che si riferiscono ad una osservazione diretta.
Sul piano iconografico il dipinto sembra fondere due temi: quello della Natività e quello della Madonna che allatta il Bambino, ma l'aspetto più incisivo è soprattutto l'interpretazione 'antiaristocratica' delle figure sacre, anticipando il tema della Madonna dell'Umiltà, che verrà definita e diffusa in Romagna in un momento successivo. L'immagine della Madre di Cristo seduta a terra, vestita come una donna del popolo, così lontana dalla Regina dei cieli della tradizione bizantina (ancora particolarmente diffusa in Romagna), in trono e con abiti sontuosi, deve aver colpito la sensibilità delle genti romagnole e ciò spiega l'importanza della devozione popolare verso questa immagine e le numerose derivazioni e interpretazioni successive presenti anche nella stessa area galeatese.

La figura della Madonna seduta a terra ricorda quella di san Gioacchino o di San Giuseppe dipinte da Giotto alla Cappella Scrovegni di Padova. Gli angeli musicanti sembrano derivare da quelli presenti nella scena della Natività dello stesso ciclo pittorico, mentre la loro diversità di atteggiamenti rinvia al gusto narrativo della pittura gotica bolognese. La fisionomia della Vergine e il tipo del Bambito allattato si riferiscono agli affreschi del Coro di Sant'Agostino a Rimini.
L'identità di questo artista non è stta ancora scoperta mentre l'indagine stilistica sembra indicare la datazione intorno al 1330.

 

 

Madonna che allatta il Bambino

 

 

Anonimo seguace di Ghirlandaio. Madonna che allatta il Bambino.
Affresco. sec.XVI. Museo Civico Mambrini, Pianmetto, Galeata.

 

La Madonna che allatta il Bambino è uno degli affreschi staccati dalla Chiesa di Santa Maria del Pantano e portati al Museo Civivo Mambrini a Pianetto per garantirne una migliore conservazione. Quello che rimane è soltanto un frammento di una composizione più grande, ma dalla parte che si è salvata è stato possibile risalire ad una datazione riferita al XVI secolo e analizzare lo stile, prettamente toscano e rinascimentale.
L'osservazione del frammento porta anche ad intuire l'iconografia dell'insieme. Dalla posa della Vergine si deduce che Maria è rappresentata seduta con il bambino in grembo, ma l'assenza dello schienale indica che l'immagine non appartiene alla tipologia della Madonna in trono e che si tratta della Madonna dell'Umiltà, seduta su uno scranno o a terra su un cuscino.
I due personaggi sacri sono inseriti in un inquadramento architettonico di cui si vedono due pilastrini  sostenenti un arco. Sul pilastro a sinistra si vede il capitello con un motivo di foglie stilizzate e in basso  il sostegno a mensola, rappresentata in prospettiva. Di fianco ai pilastri le pareti sembrano rivestite di stoffa damascata con motivi vegetali in verde su sfondo giallo oro.
La Madonna sembra osservare il Bambino con un'espressione dolce e assorta. La forma perfettamente ovale del viso si ripete nel velo bianco che le circonda il capo, secondo una simbologia molto diffusa nella pittura rinascimentale. L'uovo, spesso associato alla Madonna col Bambino, simboleggia la nascita, ma anche la perfezione divina, in quanto Gesù è inteso come figlio di Dio.
Anche l'abbigliamento della Vergine è molto semplice, lontano dalle rappresentazioni gotiche della "regina dei cieli". Maria è priva di corona e non indossa abiti ricercati e ornamenti preziosi. Le spalle sono coperte da un morbido mantello bianco ricamato con stelle a quattro punte, aperto su un guarnello rosso scuro, l'abito femminile d'uso quotidiano portato dalle donne del popolo, tipicamente rinascimentale.
Il Bambino, nudo, succhia il latte aggrappato al seno della madre e volge la testa e uno sguardo vivace verso lo spettatore.
I colori, accostati a contrasto, seguono una combinazione armonica, calda e luminosa, fatta di rossi, rosa, bianchi e gialli dorati che risaltano sullo sfondo celeste.
L'autore non è conosciuto, ma l'atmosfera misurata e serena della rappresentazione, il disegno preciso, il gesto spontaneo del Bambino, la definizione dei volumi e la delicatezza delle epidermidi, sono elementi stilistici  che sembrano appartenente alla cerchia di Ghirlandaio .

 

A. Cocchi

 

 

Bibliografia

 

AA.VV. Galeata: I monumenti, il museo, gli scavi. Società di Studi Romagnoli. La Fotocromo Emiliana, Bologna 1983.
AA.VV. Galeata. Centro Culturale Polivalente, Comune di Galeata. Edizioni Minerva, Bologna 1988
E. Leoncini. L'abbazia di Sant'Ellero. A cura dell'Associazione Culturale "Don Guido Facibeni" Grafica Studio Elle 1993
E. Leoncini. La quattrocentesca Chiesa di Santa Maria dei Miracoli di Pianetto. Nuova Tipografia Forlimpopoli
F. Faranda. Il Convento e la Chiesa di Santa Maria dei Miracoli a Galeata. Nuova Alfa editoriale, Bologna 1987
A. Tambini. La pittura dall'Alto Medioevo al tardogotico nel territorio di Faenza e Forlì.Comune di Faenza 1982.

 

 
Approfondimenti
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