Maestro del Dipylon. Anfora del lamento funebre. (Anfora 804). Dett. 760-750 ca. a. C.
Museo Archeologico Nazionale, Atene. Foto di inyucho
Nell'VIII secolo avanti Cristo l'arte ceramica greca raggiunge risultati di altissima qualità. I laboratori dell'Attica delle isole e delle regioni orientali elaborano lo Stile Geometrico: una fitta decorazione pittorica ricopre ogni vaso come un minuzioso ricamo.
A partire dall'VIII secolo in diversi centri della Grecia vennero prodotti oggetti in terracotta dipinta, molto originali e di straordinaria freschezza e fantasia. Per il tipo di ornamentazione pittorica che presentano, questi manufatti danno il nome alla fase detta Periodo Geometrico, che rappresenta uno sviluppo e maturazione dello stile precedente: il Protogeometrico.
La maggior parte degli oggetti ceramici risalenti a questo periodo sono stati ritrovati nelle necropoli, poiché facevano parte dei corredi funerari delle tombe ad incenerazione presenti presso i maggiori centri dell'antica Grecia. Si tratta di un consistente numero di reperti che mostrano anche un'accelerazione costante dei ritmi produttivi dell'artigianato di allora: prova di un incremento economico e commerciale via via più importante.
Anfora cineraria Protogeometrica. X-IX sec. a. C. Atene Museo del Ceramico
Dal centro propulsore di Atene, importanti laboratori ceramici si diffondono in Attica, ma anche a Corinto, Argo in Laconia, nell'isola Eubea e nella Grecia orientale.
Diversi di questi erano molto famosi non soltanto per la raffinatezza dei loro prodotti ma anche perché rappresentavano delle vere organizzazioni di artigiani che portavano avanti una particolare linea artistica.
Trattandosi di una produzione così vasta e complessa, fra i tanti stili locali dell'età geometrica, gli archeologi hanno preso a riferimento la ceramica attica. Seguendone gli sviluppi, sono stati individuati i tre momenti stilistici della ceramica greca geometrica:
Rispetto al precedente Stile protogeometrico, appartenente al periodo tra il X e il IX secolo avanti Cristo, i vasi geometrici riflettono sia una continuità sia una evoluzione.
Le forme dei recipienti, soprattutto all'inizio, riprendono quelle già introdotte nel protogeometrico, ma si evolvono la lavorazione e i dettagli plastici come orli, anse, pomelli, piedi. Ma soprattutto è la decorazione pittorica che mostra un sorprendente sviluppo.
Inoltre aumenta la perfezione tecnica, l'abilità dei singoli vasai e l'uso di strumenti di precisione come compassi, squadre, raccordi, calibri, permette la realizzazione sia di oggetti miniaturizzati come i piccolissimi vasetti per i profumi, sia di ceramiche di grandi dimensioni quali le anfore funerarie alte fino ad un metro e mezzo.
Ma soprattutto viene sviluppata la fantasia, sia nelle decorazioni che nelle forme: soprattutto nei vasi più piccoli gli artisti si sbizzarriscono realizzando oinochoai miniaturizzati e aryballoi con forme di animali o mostri mitologici.
Come elemento costante si può riconoscere la composizione sviluppata a fasce sovrapposte di motivi geometrici.
Con lo Stile Geometrico greco si raggiunge una grande armonia d'insieme. Le forme sono modellate secondo una logica proporzionale: le dimensioni di ogni parte del vaso seguono precisi rapporti dimensionali: ad esempio il collo è alto un terzo del vaso o l'altezza è la metà dell'altezza e così via. Un simile criterio di rapporti è mantenuto anche per la decorazione pittorica in modo da ottenere una perfetta simbiosi tra la forma modellata del vaso e la sua ornamentazione. Infatti spesso in corrispondenza delle parti più larghe del vaso si trovano le fasce più alte. Prendendolo nell'insieme, le caratteristiche estetiche dello Stile Geometrico sono:
Nel Primo Stile geometrico la vernice nera ricopriva il vaso ancora in larghe zone, lasciando solo le zone più importanti, come la spalla, la pancia o il collo, interessate dalle decorazioni geometriche. Si tratta comunque di eleganti fasce in cui si alternano secondo ritmi gradevoli e proporzionati, quadretti, triangoli, losanghe, cerchi, linee spezzate, meandri.
Nella prima metà dell'VIII secolo le figure si moltiplicano sul vaso in numero e varietà fino a ricoprire tutta la superficie con un minuto e accuratissimo ricamo, come ad esempio nelle anfore funerarie.
La superficie del vaso viene suddivisa in spazi equidistanti alternati ritmicamente e con misure perfette, ottenute mediante calcoli precisi.
Il gusto per la composizione razionale, la perfetta simmetria e l'ordine ritmico fanno parte di una sostanziale ricerca di armonia basata su forme geometriche semplici: linee, triangoli, svastiche, meandri.
Si tratta di elementi decorativi che poi verranno applicati in tutti i campi dell'ornamentazione, dalle stoffe all'architettura.
Alla fine dell'VIII secolo cominciano ad apparire figure umane e di animali che entrano a far parte di scene figurate, ma sempre con proporzioni, forme e stilizzazioni che riprendono la geometria dell'insieme. Un fondamentale principio di coerenza fonde insieme narrazione e valori ornamentali.
I soggetti delle scene sono lamentazioni funebri, battaglie, momenti di vita quotidiana, episodi di marineria.
Cratere funerario. 740 ca. a. C. Proveniente dal Dypilon. Ceramica dipinta.
h. 123 cm. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Nell'ultimo quarto del VIII secolo diversi vasi d'uso non funerario mostrano un'ulteriore evoluzione stilistica. Le composizioni sviluppano orizzontalmente la narrazione secondo il fluire delle vicende. Si tratta di storie anche complesse, spesso arricchite di aneddoti e dettagli. Soprattutto si attinge alla mitologia: le storie di Eracle, le centauromachie, quelle degli eroi dell'Iliade e dell'Odissea.
Anche i racconti di mare, con storie di viaggi e naufragi e l'esperienza coloniale offrono numerosi spunti per gli artisti. Altre scene sono invece tratte da episodi di vita quotidiana.
Questi reperti rappresentano gli esempi più antichi di narrazioni figurate dell'arte greca, di qui in avanti si svilupperà un genere figurativo che avrà importanti conseguenze non solo nell'arte greca, ma anche in quella etrusca e romana. Le storie si presentano a fregio continuo, cioè in un'unica fascia che gira attorno al vaso oppure divise in singoli episodi successivi.
In questo periodo si assiste anche ad una specializzazione dei laboratori ceramici.
I più importanti sono i laboratori attici, corinzi, argivi, e quelli delle isole come Eubea e le Cicladi.
Accanto alla ceramica attica si afferma anche quella corinzia, caratterizzata da decorazioni più delicate e leggere.
Fanno parte di questa produzione le ceramiche provenienti dall'Heraion di Argo, da Micene e da Tirinto. Propongono una decorazione fitta e senza interruzioni che copre tutto il vaso.
Nell'isola di Eubea e nelle Cicladi si prosegue la tradizione protogeometrica e si sviluppa una decorazione basata sulle linee curve e forme circolari. Non vengono rappresentate figure umane, ma si prediligono gli animali.
Concluso il periodo tardo geometrico, in seguito, con il periodo arcaico, la ceramica greca attraversa un'altra importante fase evolutiva. La decorazione presenta scene riferite soprattutto al repertorio mitologico con grandi figure e composizioni più libere.
Anfora del lamento funebre (804) dett. . Proveniente dalla necropoli del Dipylon.
760-750 a. C. Ceramica dipinta. h. cm. 155. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Uno dei più importanti laboratori artistici del periodo geometrico è la cosiddetta Bottega del Dipylon. Il nome deriva dal Dipylon di Atene, la "doppia porta" della cinta muraria della città, attraverso cui si entrava nella necropoli.
Le ceramiche realizzate dalla Bottega del Dipylon sono soprattutto vasi di dimensioni notevoli, alti oltre un metro, usati come segnacoli per le tombe della necropoli.
Tra i numerosi reperti ceramici di età geometrica si distinguono per l'eccezionale qualità una cinquantina di vasi databili tra il 760 e il 735 a. C. e attribuiti dagli studiosi alla mano di un unico maestro, convenzionalmente chiamato Maestro del Dipylon.
A questo artista e ai suoi collaboratori di assegna l'introduzione delle figure umane nella pittura vascolare e i principali capolavori dello stile tardo geometrico.
Tra questi si ricordano l'Anfora 804 del Museo Archeologico di Atene, il Cratere dello stesso museo, Il Cratere del Louvre e il Cratere del Metropolitan di New York.
Anfora del lamento funebre (804). Proveniente dalla necropoli del Dipylon. 760-750 a. C.
Ceramica dipinta. h. cm. 155. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Le caratteristiche e la preziosità di questi oggetti, testimoniano come, dopo l'800 a. C. non si siano soltanto sviluppate conoscenze e abilità produttive, ma che sia anche avvenuto un importante cambiamento nella società e nella cultura ateniese. La richiesta di oggetti di lusso come quelli creati dalla Bottega del Dipylon denota infatti un aumento progressivo della ricchezza concentrata su alcune grandi famiglie cittadine. La società ateniese, a partire dall'800 a. C., infatti, si assesta su precise distinzioni di classe in cui emerge un'aristocrazia che mira a glorificare le proprie nobili origini e il proprio prestigio anche stimolando lo sviluppo di una produzione artistica "nobile". Per far riconoscere a tutta la comunità la propria discendenza dagli eroi omerici le grandi famiglie aristocratiche promossero la scrittura delle leggende epiche. Lo stesso intento autocelebrativo probabilmente spinse l'aristocrazia ateniese a richiedere la rappresentazione pittorica di quelle vicende eroiche, determinando l'introduzione della figura umana nello stile geometrico.
L'elevata qualità estetica di anfore, crateri, oinochoai provenienti dal laboratorio attico è dovuta alla lavorazione impeccabile raggiunta dai vasai greci mediante un'abilità particolare, frutto di una secolare esperienza e di una continua spinta al miglioramento tecnico. La consistenza compatta e robusta di un materiale ceramico dallo spessore relativamente sottile rispetto alle dimensioni, che ne ha permesso la conservazione fino ad oggi è dovuto alla selezione del materiale, alla sua lavorazione e alla cottura.
Il processo lavorativo iniziava dalla scelta del materiale, un tipo di argilla ben raffinato dalle impurità e adeguatamente preparato e reso malleabile. La modellazione veniva eseguita con l'uso del tornio veloce: in questa fase veniva ottenuta la forma, con grande attenzione all'uniformità dello spessore, alle proporzioni delle parti e alla perfezione geometrica. Dopo l'essiccazione, la prima cottura veniva effettuata in appositi forni, a temperature molto elevate. Poi il vaso veniva dipinto con vernice nera, composta da argilla raffinata e ossido di ferro. Con la seconda cottura si otteneva una superficie lucente e il colore veniva fissato assumendo una tonalità nera brillante.
In coerenza alle forme e all'insieme del vaso, anche l'apparato decorativo degli oggetti assegnati alla Bottga del Dipylon risponde sempre a precisi criteri proporzionali.
Le decorazioni pittoriche, realizzate con vernice nera, presentano grande finezza esecutiva e precisione. La composizione è distribuita a fasce parallele con un fitto "ricamo" di figure geometriche. Ogni elemento presenta contorni esatti e si alterna agli altri secondo un ritmo misurato di pieni e vuoti.
Ai numerosi motivi geometrici, quali quadrettature, triangoli, meandri, svastiche, cerchi concentrici, losanghe, linee spezzate, si alternano immagini di animali stilizzati e scene figurate, disposte a fregio continuo o inserite in riquadri rettangolari, detti metope.
Le figure umane vengono sapientemente adattate agli spazi ottenuti dalla calcolata ripartizione e nel rispetto della generale ricerca di armonia hanno forme stilizzate e coerenti con il resto della decorazione.
I temi rappresentati sono riferiti alla vita quotidiana, come il lamento funebre, la processione di cavalli e carri, imprese di guerra, animali al pascolo, cavalli affrontati in composizione araldica, uccelli acquatici.
Grande cratere. Proveniente dal Dipylon. Dett. VIII sec. a. C.
Ceramica dipinta a vernice nera. h. 102,9 cm. New York, Metropolitan Museum
Il Cratere del Metropolitan di New York è una delle opere più importanti dello stile tardo geometrico.
Proviene dalla necropoli ateniese del Dipylon ed è stato attribuito ad un grande maestro, indicato come Maestro del Dipylon. Allo stesso artista e alla sua bottega sono stati riferiti un consistente numero di vasi funerari risalenti al periodo compreso tra il 760 e il 735 a. C., tra i quali la celebre Anfora del lamento funebre del Museo archeologico di Atene. La Bottega del Dipylon era un laboratorio specializzato in prodotti di lusso, destinati soprattutto alle tombe delle famiglie aristocratiche di Atene.
Il Cratere del Metropolitan è alto un metro circa, ed era posto come segnacolo sulla tomba di un uomo. Secondo l'antica usanza greca, le ceneri del defunto erano raccolte in un'urna, sepolta a circa un metro di profondità, in una piccola fossa chiusa da una spessa lastra di pietra. Sulla lastra era collocato il cratere, parzialmente interrato, in modo da lasciarne visibile la parte alta. La grande imboccatura del cratere, oltre ad indicare la presenza della sepoltura, serviva anche per versare le libagioni che si svolgevano durante i riti funebri in onore del defunto.
La qualità estetica di questo antico capolavoro è dovuta alla sapiente lavorazione e all'armonia dell'insieme, determinata dal coordinamento di forme, proporzioni e decorazioni.
Il corpo del cratere, di forma ovoidale, è sostenuto da un alto piede cilindrico che si allarga alla base. Il raccordarsi dei volumi sviluppa visivamente un misurato dinamismo, il vaso tende a gonfiarsi verso l'alto, prendendo slancio e sviluppo dalla parte inferiore, ricordando una corolla sul suo stelo, in un gradevole contrasto di volumi e superfici concave/convesse. Inoltre tutte le misure sono in proporzione tra loro, ad esempio l'altezza del piede corrisponde alla metà del diametro del vaso.
Grande cratere. Proveniente dal Dipylon. VIII sec. a. C. Ceramica dipinta a vernice nera.
h. 102,9 cm. Newn York, Metropolitan Museum
L'apparato decorativo del cratere è organizzato in fasce parallele, anch'esse proporzionate alle misure de cratere, in cui si alternano motivi geometrici, scene figurate e zone dipinte a campitura nera.
In questo vaso, rispetto ad altri esempi dello stesso periodo, o anche confrontandolo con l'Anfora del lamento funebre, la narrazione figurata prevale sulla decorazione astratta.
Partendo dall'alto, sulla bocca del cratere è dipinto il meandro, un motivo ornamentale di nastro intrecciato che rinvia al tema del labirinto.
La zona centrale del vaso è occupata dai fregi figurati distribuiti su due registri separati da cornici con motivo a losanghe. L'intera decorazione è orientata alla celebrazione del defunto. I temi scelti: il momento della morte e le imprese di guerra, raccontano la vita di un guerriero, sono riferite al defunto per sottolineare l'appartenenza alla classe aristocratica e il comportamento eroico.
Nel registro superiore viene rappresentato il tema della pròthesis. Il corpo è adagiato su un letto funebre, coperto da un baldacchino, esposto per l'ultimo saluto. Disposte su due lati si distribuiscono diverse figure maschili con le braccia portate sulla testa per esprimere il proprio cordoglio.
Nel registro inferiore si snoda una scena di guerra: un esercito di fanti con scudo e doppia lancia e carri tirati da tre cavalli procede ininterrottamente su tutta la circonferenza del vaso.
Anfora 804. Proveniente dalla necropoli del Dipylon. 760-750 a. C. Ceramica dipinta.
h. cm. 155. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Dalla Necropoli del Dipylon di Atene è riemersa l'Anfora 804,nota anche come Anfora del lamento funebre, un oggetto di dimensioni eccezionali, alto un metro e 55 centimetri, usato come sema, cioè contrassegno di una tomba femminile.
Si tratta di un reperto di grande importanza, sia per la qualità artistica che per l'ottimo stato di conservazione. Inoltre è l'esempio più antico di decorazione ceramica con scene figurate. Appartiene allo stile tardo-geometrico e risale al 760-750 a. C., si trova presso il Museo Archeologico Nazionale di Atene.
L'Anfora 804 è un capolavoro attribuito ad un artista di cui non si conosce il nome, chiamato per convenzione Maestro del Dipylon, personalità di spicco della celebre "Bottega del Dipylon" un laboratorio attivo in età geometrica e specializzato in segnacoli e grandi vasi funerari. Lo stile decorativo di questo famoso laboratorio si distingue per la decorazione geometrica a fasce in cui sono inserite anche scene figurate.
Anfora 804. Proveniente dalla necropoli del Dipylon. 760-750 a. C. Part. della Prothesis.
Ceramica dipinta. h. cm. 155. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
L'elegante forma di questo oggetto si compone di un grande corpo ovoidale che si restringe in basso per appoggiarsi su un basso piede cilindrico. Sulla spalla spicca un alto collo leggermente svasato in alto. Le due anse, lavorate a parte e applicate al vaso in fase di modellazione, hanno una caratteristica forma a "omega rovesciata", presente anche in altri oggetti provenienti dallo stesso laboratorio.
Le proporzioni rispondono ad una razionale suddivisione delle grandezze per ottenere un'armonia impeccabile. Il collo è alto esattamente la metà del corpo del vaso, e il diametro dell'anfora corrisponde alla metà dell'altezza complessiva.
Sullo sfondo rosso della terracotta è applicata la decorazione che ricopre tutto il vaso, eseguita con vernice nera lucida mediante un pennello sottilissimo.
La composizione è sviluppata a fasce parallele le cui altezze sono proporzionate alla forma del vaso secondo un sostanziale principio di misura e armonia.
I motivi geometrici - triangoli, meandri, losanghe e linee nere - si alternano tra loro formando un fitto e delicato ricamo, eseguito con una precisione sorprendente.
Sul collo del vaso sono presenti due fasce figurate con motivi di gazzelle stilizzate: una a circa un terzo dall'orlo, l'altra alla base del collo.
La fascia figurata più importante è al centro dove viene rappresentata la prothesis, l'esposizione del defunto. La scena è inserita in un riquadro rettangolare allungato, al centro si nota il corpo di una donna deposta su una kline, il letto funebre. La quadrettatura che sovrasta la donna allude probabilmente ad un baldacchino. Presso la kline si vedono due donne in ginocchio e due uomini seduti, mentre lateralmente si dispongono in modo simmetrico altri personaggi, tutti con le braccia levate appoggiate alla testa, in segno di dolore. La figura più piccola, che stringe con una mano una gamba della kline, sembra un bambino, forse il figlio della donna defunta.
Anfora 804. Proveniente dalla necropoli del Dipylon. Dett. dell'ansa. 760-750 a. C.
Ceramica dipinta. h. cm. 155. Atene, Museo Archeologico Nazionale.
Nonostante l'estrema semplificazione stilizzazione delle forme il maestro che ha realizzato questa decorazione ha saputo interpretare l'evento rappresentato nella sua natura drammatica, inserendovi anche una sottile sfumatura psicologica.
La rappresentazione dello spazio è bidimensionale, il ribaltamento del piano riferito al baldacchino è simile a quello usato nella pittura egizia.
Le forme seguono rigorosamente lo stesso criterio geometrico del resto della decorazione: le teste hanno forma a cuneo e nelle figure maschili viene indicata la barba, i busti sono triangolari, gli arti riprendono i parallelismi degli altri motivi, secondo una coerenza perfetta. Il bacino e le gambe mostrano una maggiore attenzione anatomica rispetto al resto del corpo.
Idolo-campana. Fine VIII sec. a. C. Proveniente dalla Beozia.
Ceramica dipinta. h. 33cm. Parigi, Louvre
Appartengono al Periodo Geometrico dell'arte greca anche i cosiddetti idoli-campana, un gruppo di statuette in ceramica risalenti all'VIII secolo e ritrovate in Beozia.
Si tratta di statuette antropomorfe in ceramica, alte circa 30 centimetri, che sembrano derivare da un particolare tipo di ryta prodotto presso Mirtos, a Creta, durante il Minoico antico. Questi piccoli oggetti ceramici rappresentano figurine femminili caratterizzate da un corpo campaniforme e una testa molto piccola, plasmata su un collo lunghissimo e sottile. L'esempio più conosciuto è la Dea di Myrtos, oggi esposta nel Museo Archeologico di Heraklion, a Creta.
Statuetta campaniforme: Proveniente da Tebe. VII secolo a.C.
Terracotta dipinta, h 39,5 cm, Museo del Louvre CA 573.
Negli esemplari minoici le figurine presentano braccia molto stilizzate e sproporzionate, a volte sorreggono piccoli vasi, ma sono prive di gambe.
Gli idoli-campana greci invece presentano delle gambe mobili, realizzate a parte che dovevano essere collegate al corpo sotto alla "campana" dell'abito mediante fili metallici o cordoncini. Per tutte queste caratteristiche, gli archeologi hanno ipotizzato che si tratti di "campanelle" rituali, o amuleti che potevano essere agitati per far tintinnare le gambe a mo' di batacchio. Altri studiosi pensano invece che possa trattarsi di giocattoli o ex-voto.
Gli idoli-campana presentano comunque un foro dietro alla testa, che serviva probabilmente per appenderli alla parete.
La decorazione pittorica, eseguita a vernice nera e applicata con un pennellino sottile, si distribuisce su ogni parte della figura, è sempre stilizzata, ma comunque diversa da quelle degli esemplari minoici e rientra nello Stile Geometrico della coeva produzione ceramica greca.
In uno di questo oggetti, conservato al Museo del Louvre, a Parigi, sull'abito della figura è rappresentata una teoria di donne con le braccia alzate alternate a fiori stilizzati, forse una scena di danza rituale.
A. Cocchi.
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