La pittura di Casorati ricerca una limpidezza plastica assoluta, raggiunta grazie ad un sapiente uso di effetti di luce radente, tersa, cristallina e di geometrie compositive.
Casorati dopo una fase di formazione che lo vede impegnato con rappresentazioni tradizionali di stampo verista, realizza nei primi quindici anni del Novecento opere stilisticamente affini al simbolismo secessionista di Klimt: soggetti allegorici e spirituali, la cui raffigurazione è affidata in prevalenza a figure femminili, ampio ricorso a motivi decorativi bidimensionali. Contemporaneamente partecipa a diverse edizioni della Biennale di Venezia, ma soprattutto è tra gli artisti della galleria Ca' Pesaro: un luogo di estrema importanza nel panorama artistico italiano di quegli anni, che ebbe il merito di riunire e dare spazio alle ricerche sperimentali di giovani artisti come Gino Rossi e Alberto Martini.
Dopo questo influsso secessionista, Casorati risente tanto delle esperienze della Metafisica, quanto del ritorno al realismo del movimento artistico “Novecento” pur mantenendo e sviluppando uno stile personale. Nonostante un sostanziale allineamento con le correnti che andavano per la maggiore mantenne sempre una propria autonomia. Spesso le sue opere, seppur caratterizzate da colori vividi, comunicano una sensazione di desolazione, di abbandono ed ermetica solitudine. Elabora uno stile caratterizzato da una grande pulizia formale, ricco nel disegno e accurato nell’organizzazione delle masse. Sia le figure che le nature morte presentano una certa staticità ed impostazione scultorea. Ricerca un equilibrio tra colori e distribuzione delle luci così da realizzare composizioni apparentemente semplici, severe e ordinate dove però sono sempre presenti suggestioni e riferimenti simbolici.
Negli stessi anni della nascita del gruppo “Novecento” (1922), Casorati realizza alcune delle sue opere più mature quali il Ritratto di Silvana Cenni e Meriggio, in cui è particolarmente evidente l’armonia delle forme, la geometrica partizione degli spazi e le nitide volumetrie. Il recupero della pulizia e sobrietà compositiva richiama la pittura quattrocentesca italiana; una luminosità tagliente e chiarificatrice.
La sua pittura ricerca una limpidezza plastica assoluta, raggiunta grazie ad un sapiente uso di effetti di luce radente, tersa, cristallina e di geometrie compositive.
Le sue opere possono essere inserite nella corrente internazionale del “Realismo magico” insieme a quelle di Cagnaccio di San Pietro, Donghi e Oppi. Il Realismo magico offriva la rappresentazione di una realtà venata di meraviglia ma nel contempo quotidiana, atmosfere misteriose rese tali dalla lenticolare descrizione del dettaglio.
Il recupero dei valori dell'arte rinascimentale italiana si accompagna ad una staticità vagamente opprimente di stampo appunto metafisico: nelle rappresentazioni non vi è mai nulla che contraddica palesemente la plausibilità e la verosimiglianza del reale; eppure molte comunicano sensazioni di lieve inquietudine, discreta e appena suggerita, fino a somigliare talvolta a visioni allucinate; il tutto conservando una tecnica pittorica totalmente aderente alla tradizione, caratterizzata da un'estrema lucidità e nitidezza rappresentative.
Col tempo le sue nature morte diventano sempre più semplici ed essenziali nella composizione, comprendendo pochi elementi ma mantenendo sempre un’atmosfera di sospensione indefinita. Allo stesso tempo però sono prive dell’enigma riscontrabile in De Chirico; Casorati in questo senso è più vicino, almeno concettualmente, alle prime nature morte di Morandi.
F. Gaido
Poli F., Gian Ferrari C., Felice Casorati. Il nudo, Mazzotta Editore, Acqui Terme, 1998
Bertolino G., Felice Casorati. Collezioni e mostre tra Europa e Americhe, Silvana Editoriale, Alba, 2014