Bragozzo d'altura

Bragozzo d'altura

Bibliografia

 

Il Bragozzo d'altura era un tipo di imbarcazione importante sia per la mole che per la resistenza, destinate alla pesca d'alto mare. Necessitavano di equipaggi composti da tre-cinque uomini nelle barche più piccole e fino a sette-otto marinai in quelle più grandi.
Originari di Chioggia, e poi diffusi sulla costa adriatica in Veneto e in Romagna, i bragozzi erano le barche da pesca più usate tra '700 e '800, in sostituzione delle più antiche tartane, che si estinsero nel XVIII secolo. Conseguentemente alla loro grande diffusione, i bragozzi subirono anche un'evoluzione riscontrabile soprattutto nelle dimensioni degli scafi, che aumentarono via via fino a raggiungere anche dodici metri di lunghezza.
Questo tipo di imbarcazione di semplice e robusta struttura, si contraddistingue per le proporzioni di 1/4 nei rapporti tra larghezza e lunghezza, le forme arrotondate con prua alta e gonfia, il fondo piatto, la prua ridotta e rientrante. Era dotato di ponte con ampi boccaporti e un grande timone che scendeva molto più in basso della chiglia.
I bragozzi potevano essere dotati di uno o due alberi a seconda delle dimensioni e con vele al terzo, applicate a sinistra degli alberi per lasciare il lato opposto libero in modo da poter manovrare più agevolmente le reti. In cima agli alberi si potevano trovare dei segnavento, che alla funzione di indicare la direzione del vento aggiungeva quella apotropaica. Ogni famiglia custodiva gelosamente il proprio segnavento, contrassegnati spesso con simboli religiosi.

In Romagna dall'attività dei bragozzi d'altura dipendeva la sopravvivenza di diverse famiglie. Di solito navigavano in coppie e in piccole flotte composte di oltre dieci barche, e venivano utilizzate in campagne di pesca che duravano parecchi giorni, condotte in mari lontani da casa. Per la durezza del lavoro, i rischi e l'importanza che rivestivano per la comunità, gli equipaggi delle barche erano organizzati in modo severo e meticoloso in "compagnie" che prevedevano anche un'attenta amministrazione per avere un'equa spartizione degli utili. Tra i marinai più esperti di ogni compagnia, chiamati "Paroni" veniva eletto il "capo di mare" che stabiliva il regolamento di navigazione e di pesca, basato su un preciso codice di segnali. Al capo spettava decidere quando gettare le reti, salpare o procedere alle manovre necessarie della pesca e del governo della barche. Venivano usati segnali visivi o luminosi per il giorno e per la notte, o di tipo sonoro, come quelli utilizzati in caso di nebbia per mantenere unite le barche della flotta.
Il pesce pescato in genere non veniva portato direttamente al porto più vicino dai bragozzi, ma su decisione del capo di mare, veniva posto il bragozzo in panna, e il pesce ceduto ad un'altra barca che aveva il compito di caricarlo e portarlo al mercato.

Le reti venivano trascinate a poppa a strascico da due imbarcazioni che procedevano in modo parallelo.
i bragozzi più grandi potevano invece pescare da soli, utilizzando particolari attrezzature, come  i cosiddetti "spontieri", due antenne divergenti, poste a poppa e a prua, per tendere la rete (pesca alla tartana), o per mezzo di reti draganti dette "ramponi".
Il Museo della Marineria di Cesenatico espone nel porto leonardesco un esemplare di bragozzo d'altura costruito a Chioggia alla fine dell'800. Si tratta del San Marco, della lunghezza di tredici metri e sessanta e largo quattro metri e venti. Presenta uno scafo nero con bordatura verde e vele contrassegnate con moccolo, tovaglioli e un cavallino rampante.

 

A. Cocchi

 

 

 

 


 

 

 

 

Deep-sea fishing Bragozzo

 


Ugo Bertotti. Bragozzo d'altura. 1992. Drawing in watercolour and coloured pencils.

 

The Bragozzo d'altura was an important boat and due to its massive shape and for its resistance it was used for deep-sea fishing. The crew required changed from between three to five men in the smaller boats and seven to eight seamen in the bigger es.
They came from Chioggia and were used on the Adriatic cost of Veneto and Romagna. The Bragozzos were the most used fishing boats in the 1700 and 1800, replacing the old tartan which disappeared in the 18th Century. As a consequence of their widespread use, the Bragozzos underwent an evolution mainly in the size of the hulls, which got bigger and bigger until it reached well 12 meters of length.

This kind of boat of simple but strong structure stands out for the proportions of 1 to 4 (between width and length), for the round shape with a high and swollen prow, for the flat bottom, and for the reduced and receding bow. It had a deck with a broad hatch and a big helm which went down much lower than the keel.

The Bragozzos could have one or two masts according to their dimensions and with vele al terzo (1) placed to the left of the mast in order to leave the opposite side free to allow the nets to be operated easily. On the top of the masts a dog-vane could be found, which besides indicating the direction of the wind had also an apotropaic function. Each family took care of their own dog-vane possessively, which were often marked with religious symbols.

In Romagna, many families depended on the bragozzo d'altura to survive. Usually the boats went out fishing in pairs or small fleets of around ten boats and were out to far away seas for several days.

Taking in consideration the hard work, the risks and the importance that it meant to the community, the crew was organized in a meticulous and strict way, in what was called "compagnia" (company) which had a proper administration in order to have a fair division of the profits. The "capo di mare" (sea boss) was elected from among the "Paroni" (the most experienced fishermen), in each "compania". He would establish the rules of navigation and fishing, based on a precise sign code. It was up to the boss to decide when to throw the net, weigh anchor or set sail, and how to proceed with the necessary steps for fishing and steer the boat. Visual or light signals were used during day or night, whereas sound signals were used in case of fog in order to keep the fleet sailing together.

Usually the fish caught was not taken directly to the nearest port, but upon decision of the boss, the bragozzo could be heaved and the fish given to another boat which had the task to load it and take it to the market.

The nets were trawled astern between two boats which went ahead side by side.
The bigger Bragozzos could on the other hand go fishing on their own, using particular equipment, such as the "spontieri", two divergent aerials, placed at the stern and at the bow to hold the net (tartan fishing) or using a dredge called "ramponi".

The Museo della Marineria of Cesenatico exhibits in the Leonardesque harbour a model of a bragozzo d'altura built in Chioggia at the end of the 1800. It is the San Marco, 13.60 meters long and 4.20 meters wide. It has a black hull with green edges, and sails portraying drawings of a moccolo (candle end), tovaglioli (napkins) and a rampant little horse.

 


A. Cocchi

Trad.: A. Sturmer

 


 

Notes

 

1) A type of fore-and-aft rigged sail. These sails are set along the line of the keel rather than perpendicular to it.

 


 


 

Bibliografia

 

F. Santucci, Cesenatico, da porto di Cesena a Comune Edizioni Il ponte vecchio, Cesena, 1995
D. Gnola, Storia di Cesenatico Edizioni Il ponte vecchio, Cesena, 2001
D. Gnola, Cesenatico nella storia Edizioni Il ponte vecchio Cesena, 2008
M. Marini Calvani (a cura di), Schede di Archeologia dell'Emilia-Romagna, Bologna 1995
B. Farfaneti, Cesenatico romana. Archeologia e territorio, Ravenna 2000
P. G. Pasini. Andar per Musei. Guida all'usa die musei della Romagna meridionale. (a cura di Italia Nostra) Romagna arte e storia Quaderni
AA. VV. Guida ai musei della Provincia di Forlì-Cesena. Edizioni Prima Pagina, Cesena, 1999
M. Todeschini (a cura di) Atlante Romagnolo. Dizionario alfabetico dei 76 comuni. Poligrafici editoriale S.P.A. Bologna 1992
B. Ballerin (a cura di) Barche di ieri e di oggi in: AA.VV. Adriatico. Le stagioni del nostro mare. A cura dell'Amministrazione Provinciale di Forlì-Cesena. Stampa MDM, Forlì 1992

 

 
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