Attinia

Il naturalista tedesco Christian Gottfried Ehrenberg nel 1831 classificò le Attinie nell'ordine Actiniaria, assegnandole alla classe degli Anthozoi (di cui fanno parte anche i Coralli e le Madrepore), appartenenti al phylum dei Celenterati o Cnidari.
Nota anche come Anemone di mare, per il suo particolare aspetto, l'Attinia è uno degli animali invertebrati più antichi tutt'ora esistenti. Le prime forme di Anemone di mare sono testimoniate da imponenti depositi fossili che risalgono al Cambriano.

 

A. Cocchi. Anemone di mare. Clip art a colori tratto da originale a pennarello.


Si tratta di una categoria di animali marini diffusi in tutti i mari caldi e temperati del globo. Esistono diverse specie di Attinia che si distinguono per forme, dimensioni, colori e abitudini, ma una delle caratteristiche comuni è il loro aspetto complessivo: questi bellissimi animali somigliano a fiori per i loro tentacoli simili a petali e i colori vivaci.
Le diverse specie di questi animali possono avivere a svariati livelli di profondità marine che vanno da pochi decimetri sotto il livello dell'acqua agli abissi oceanici. L'Attinia Equina vive sugli scogli litorenei e in condizioni di bassa marea può trovarsi persino all'asciutto, metre altre specie di Attinia sono state identivficate dalla nave oceanografica Galanthea fino a diecimila metri di profondità.

 

 

Le caratteristiche


In genere, l'Attinia possiede un corpo molle a forma di sacco cilindrico e una sola apertura superiore circondata da tentacoli urticanti mobilissimi. Con il piede può muoversi strisciando molto lentamente, ma L'Attinia in genere vive fissata ai sassi e agli scogli dei fondali marini presso le coste, agitando i tentacoli produce piccoli vortici d'acqua che attirano i microrganismi di cui si ciba. Gli Anemoni di mare sono molto diffusi lungo le coste italiane, a profondità a volte anche di pochi decimetri.

Come altri Celenterati, gli Anemoni di mare sono provviste di numerosi tentacoli che assolvono diverse funzioni, tra cui quella offensive e difensiva.  Nonostasnte il suo aspetto leggiadro l'Anemode di mare non è innocua come potrebbe sembrare. Come tutti i Celenterati possiedono celluile urticanti nei loro tentacoli con cui possono tramortire o uccidere altri animali.
I loro tentacoli oscillano mossi dalle correnti o dal moto ondoso alla continua ricerca di prede. La superficie esterna dei loro tentacoli è rivestita di cellule dette cnidoblasti, contenenti vescichette chiamate cnidocisti, piene di un liquido urticante e un minuscolo tentacolo cavo raccolto dentro a spirale, provvisto di piccoli uncini e aghi. la struttura si completa dallo cnidocilio, un filamento sensibile che funge da recettore. Non appena una preda o un nemico si avvicinano all'Attinia e giunge a contatto con i tentacoli, lo cnidocilio solleva l'opercolo dello cnidocisti e fa uscire dalla vescichetta il filamento velenoso e appuntito che va a pungere la vittima. Il veleno, detto ipnotossina per le sue proprietà è molto potente e immobilizza il malcapitato.  Con il lancio di una miriade di dardi paralizzanti l'Attinia può catturare un pesce e portarlo alla bocca che si apre al centro della corona dei suoi tentacoli.
Essendo animali fissi al fondale, se vengono disturbati, tutti i tentacoli vengono ritratti immediatamente fino a sparire.

 

La simbiosi mutualistica delle Attinie

 

Spesso le Attinie vivono in simbiosi con altre specie di Animali, soprattutto Pesci come i Pomacentridi, ma anche alcuni Crostacei o Gamberetti.

Nei fondali marini dei tropici, oscillanti alle correnti, vivono grosse Attinie, sparse tra altri organismi dalle strutture rigide e incrostanti come i Madreporari. Le Attinie tropicali, in particolare quelle apparteneti al genere Stoichactis con i loro tentacoli rappresentano anche un importante rifugio per diverse specie di pesci immuni al loro veleno.  Questi si insinuano tra i tentacoli delle attinie per sfuggire ai predatori e in cambio della preotezione "ripuliscono" gli Anemoni dalle scorie. In simbiosi con le Attinie vivono infatti diverse specie di Pomacentridi. Tra i tentacoli di queste Attinie tropicali trovano riparo gli Anfiprioni, un genere di pesciolini varipinti chiamati anche Pesce pagliaccio, i Premnas e altri.

Nel Mediterraneo i Gobidi si trovano sempre nelle vicinanze delle Attinie, soprattutto se disturbati questi Pesci ri rifugiano tra i tentacoli dell'Anemonia sulcata.

Per l'associazione con i Crostacei, la più nota è la convivenza delle Attinie con i Paguri. Le Attinie si insediano sulla conchiglia abitata dal Paguro e in cambio della protezione offerta dali loro tentacoli urticanti, vengono trasportate dal crostaceo e possono nutrirsi dei resti del suo cibo. I due animali diventano inseparabili e quando il Paguro crescendo deve cambiare conchiglia per "abitare" in una più grande, porta con sè anche la sua amica Attinia.
Esistono alcune specie che vivono staccate dal fondo come la Adamsia Palliata ma in simbiosi con l'Eupagurus prideauxi, un Paguro che ospita nella sua  conchiglia anche l'Anellide Polichete  Nereis fuscata, un fatto curioso, visto che questo crostaceo si nutre di tutti gli altri anellidi.
Su una stessa conchiglia si possono anche trovare diverse Attinie e Spugne e spesso tra questi animali esistono convivenze con preferenze specifiche a seconda delle specie.  L'Attinia Calliactis parasitica nei mari settentrionali vive insieme al Pagurus Bernardus e al Pagurus augulatus, mentre nel Mediterraneo e nell'Adriatico la troviamo insieme al Pagurus maculatus e al Pagurus arrosor. Nel Mar Rosso e nell'Oceano Indiano il Pagurus arrosor raggiunge anche dieci centimetri di lunghezza e sulla sua conchiglia può ospitare fino a cinque Attinie Adamsia rondeletti.  Nelle isole Hawaii vive il Granchio Melia tessellata che trasporta sulle sue chele due individui di Attinia Polidectus cupulifera. Questo granchio si serve delle Attinie oltre che per difendersi anche per cacciare: cattura le prede attirate e stordite dagli strali tossici delle Attilie e si ciba di esse lasciandone una parte alle sue collaboratrici.

 

La simbiosi tra Attinia e Pesce Pagliaccio

Il Pesce Pagliaccio, detto anche Anfiprione, classificato come Anfiprion percula, è uno dei pochi pesci che possono convivere con alcune specie di Attinie o Anemoni di mare, animali marini che, nonostante l'ingannevole aspetto floreale, sono pericolosi per i loro tentacoli utricanti con le quali tramortiscono o uccidono ogni preda che capita loro vicino. Il veleno delle Attinie non ha effetto sui Pesci Pagliaccio e non è ancora chiaro se questo sia dovuto ad una immunità acquisita contro il veleno o se la loro pelle sia provvista di particolari sostanze protettive. Alcune osservazioni sembrano convalidare la seconda ipotesi, poichè mentre gli individui perfettamente sani possono vivere tranquillamente tra i tentacoli degli Anemoni di Mare, quelli malati vengono paralizzati dai tentacoli e poi mangiati.

Tra le barriere coralline dei mari tropicali, quasi tutte le grandi Attinie ospitano tra i loro pericolosi tentacoli una o più coppie di Anfiprioni. Questi piccoli ospiti dimorano, si rifugiano, dormono e si accoppiano tra le loro corone velenose e si allontanano solo temporaneamente per cercare cibo. Le femmine dei Pesci Pagliaccio depongono le loro uova sotto l'Attinia, alla base del peduncolo, in modo da disporre di un nido sicuro per i suoi piccoli inoltre, sfregando il suo corpo sul peduncolo dell'Anemone, costringe l'animale a piegare i tentacoli, nascondendo completamente le uova.
In base a quanto è stato osservato dai naturalisti, ogni Anfiprione sceglie il proprio Anemone, appartenente solo a una determinata specie, e ritorna sempre dallo stesso individuo.
E' molto preobabile che anche l'Anemon riconosca il proprio ospite. Negli acquari invece questi rapporti possono cambiare e può succedere che il Pesce Pagliaccio si associ ad una specie di Anemone diversa da quella in cui si rifugia se si trova in libertà.

Il motivo che spiega l'associazione tra i due animali non è ancora chiaro, per ora sono state avanzate alcune ipotesi sulla base dei comportamenti osservati. Si è notato che:

- il Pesce Pagliaccio può procurare indirettamente cibo all'Anemone quando si rifugia tra i suoi tentacoli per sfuggire  ai suoi predatori. Quando questi si avvicinano vengono immobilizzati e catturati dall'Attinia e poi divorati.

- Sembra che l'Anemone si nutre dei residui di cibo del suo ospite.

- Secondo altre osservazioni sembra invece che sia l'Anfiprione a cibarsi dei resti del pasto dell'Anemone.

- Osservando che i Pesci Pagliaccio spesso si sfregano con il fianco sui tentacoli dell'Anemone, sembra che in questo modo  quest'ultimo svolga un compito di "pulitore" cibandosi dei parassiti e delle escrescenze della pelle dell'Anfiprione.

 

La simbiosi tra Attinia e altri Pomacentridi


Le Attinie offrono rifugio a diverse specie di Pomacentridi.  Tra queste il Premnas biaculeatus, diffuso nell'Oceano Indiano e nel Pacifico, noto come Pesce Pagliaccio marrone, per il suo colore bruno  e il corpo ovaliforme solcato da strisce bianche verticali. Ogni Attinia ospita una sola coppia di Premnas che si mantiene stabile e la cui femmina è molto aggressiva verso altri pesci.

Nei mari dell'Estremo Oriente l'Attinia può ospitare anche la Damigella, indicato come Dascillus trimaculatus, un pesciolino che raggiunge al massimo i dieci centimetri di lunghezza, è nero con tre vistose macchie bianche sui fianchi. Trascorre tra i tentacoli dell'Anemone di mare solo la sua giovinezza, perchè diventato adulto, preferisce vivere in modo più indipendente e in caso di necessità si nasconde tra i rami e gli anfratti delle barriere coralline.

Tutti i Pomacetridi ospitati dalle Attinie hanno un comportamento territoriale. Accettano di condividere lo stesso Anemone solo con gli individui che riconoscono come appartenenti al proprio gruppo, mentre scacciano altri Pomacentridi estranei.

 

 

Attinia equina

L'Attinia equina è un bellissimo rappresentante di Invertebrato che per il suo colore rosso vivo in molte zone d'Italia viene chiamato Pomodoro di mare. Con tutti i suoi tentacoli aperti somiglia ad un crisantemo.

Questo Celenterato vive aderente alle rocce nella zona di marea e durante la bassa marea riesce a resistere anche all'asciutto, ritirando tutti i suoi tentacoli e assumendo una forma globulare. Così facendo l'Attinia equina mantiene all'interno del suo corpo la necessaria quantità d'acqua che le serve per sopravvivere. Tra le Attinie equine esistono anche esemplari di colore verde.

 

Asaki San

 


Bibliografia:

 V. De Zanche, P. Mietto. Il mondo dei fossili. Arnoldo Mondadori Editore, Milano, 1977

L.B. Halstead, G. Caselli. Evoluzione ed ecologia dei dinosauri. Eurobook Londra, 1976; Vallardi Industrie Grafiche per l'edizione in lingua italiana, Lainate (MI) 1976
L. Cambournac, M.C. Lemayeur, B. Alunni, E. Beaumont. Dinosauri e animali scomparsi. Edizioni Laurus, Bergamo.
P. D'Agostino. Dinosauri dalla A alla Z. De Agostini editore, Novara 2010
D. Meldi, S. Boni, L. Cecchi. Dinosauri dalla A alla Z. Origine, evoluzione, estinzione. Rusconi Libri S.p.a. Santarcangelo di Romagna.O. Cattani. Pesci. in : AA.VV. Adriatico. Le stagioni del nostro mare. Amministrazione Provinciale diForlì-Cesena. Edizione Stampa MDM Forlì 1992
Enciclopedia Universo. Istituto Geografico De Agostini Novara, 1971
AA.VV. Nel meraviglioso regno degli animali. Armando Curcio Editore, Roma 1972


 

 

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Anemone di mare
 
 

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