Arte Merovingia

Battistero di Saint Jean. VI sec. Poitiers.
Battistero di Saint Jean. VI sec. Poitiers. Foto di Bigfootjp

 

L'arte Merovingia fu promossa dai re e dall'aristocrazia dei Franchi, grazie alla presenza di artisti operativi presso le corti e dei monasteri. Si manifesta nell'architettura, nella scultura, nella pittura e nell'oreficeria con uno stile di gusto tipicamente aristocratico.

L'arte dei Franchi

 

Ancora poco documentata, l'Arte Merovingia, offre un panorama sorprendentemente ricco di manufatti artistici che vanno dall'architettura, alla scultura, alle miniature e soprattutto all'oreficeria. I ritrovamenti più importanti si concentrano soprattutto nelle aree in cui sorgevano antiche abbazie o costruzioni sacre. Questa cultura artistica, base fondamentale per l'emergere della successiva Rinascenza Carolingia, si sviluppò negli ambienti aristocratici delle corti, dove erano presenti maestri che lavoravano per i loro sovrani, godendo di particolare considerazione. Il cofanetto aureo, noto come Cofanetto di Teuderico, porta sul retro le firme degli artisti: gli orafi Undiho ed Ello, a conferma della loro fama e garanzia di qualità.
L'arte merovingia si evolse e si diffuse soprattutto attraverso i monasteri che ebbero una straordinaria importanza culturale. I Franchi, in misura anche maggiore degli altri popoli cristiani come i Goti, i Longobardi e i Normanni, fondarono abbazie e monasteri regi e ducali che al di là della funzione religiosa, avevano precisi scopi economici, politici e autocelebrativi, perseguiti attraverso una solida attività culturale. Nei laboratori monastici gli amanuensi copiavano testi religiosi e descrivevano la storia dei popoli barbarici e le gesta valorose dei re. I monaci-artisti realizzavano monumenti che riprendendo lo stile classico, accostavano all'espressione dei valori sacri il rinvio alla potenza dei Merovingi. E' nei monasteri che si fonde la cultura classica con quella barbarica, mediante lo studio del latino, l'attività architettonica, le decorazioni scultoree di capitelli, plutei e rilievi, oltre agli stucchi, alle pitture murali, ai manufatti preziosi e ai celebri codici miniati. Ogni lavoro rispecchia la sensibilità, il gusto e la cultura dell'abate che guida il monastero, motore di continuità e di trasformazione.
Come in tutte le altre correnti artistiche cosiddette "barbariche" lo stile merovingio risente fortemente dell'influenza tardo-imperiale romana, ma è anche orientato ad un gusto decisamente eclettico, e ad un decorativismo ricco e raffinato.
Tra le testimonianze architettoniche a noi pervenute rimangono alcune chiese, numerosi battisteri mausolei e resti di costruzioni sacre poi inglobate come cripte in chiese più recenti. La perdita più grande è quella dei monasteri, non solo perché così diffusi e importanti in quei tempi, ma anche per il grande patrimonio artistico che contenevano.
Un gruppo a parte è formato dalle sepolture con i relativi corredi funerari che l'archeologia sta riportando alla luce in numero consistente. Si tratta di armi, gioielli, scrigni, avori e altri oggetti preziosi realizzati con tecniche diverse e spesso di pregiata qualità.
Anche i mosaici e le decorazioni pittoriche di questi monumenti sono andati perduti, ci restano soltanto rari frammenti, insieme alle descrizioni e testimonianze dell'epoca, reperibili nei documenti scritti originali. Un altro gruppo di cui ci giungono rarissimi esempi o frammenti sono tutti gli oggetti realizzati in materiali deperibili o troppo fragili, come ad esempio quelli in vetro, che in base alle testimonianze scritte dovevano essere particolarmente belli.
Rimangono invece importanti resti delle opere di scultura monumentali e funerarie, ma soprattutto numerosi e raffinati esempi di oreficeria e metallurgia, che accanto alle pregevoli miniature ci mostrano l'altissimo livello culturale e artistico dei laboratori di corte e degli scriptoria monastici merovingi.

 


Cenni storici

 

La dinastia dei Merovingi va identificata nei sovrani Franchi che dal V all'VIII secolo hanno esteso i loro domini in Europa centrale, dai Pirenei alla Germania, comprendendo anche zone oggi riferite a Belgio, Olanda, Austria e Svizzera.
L'etnia germanica dei Franchi si manifestò nei primi stanziamenti comparsi sul medio e basso Reno a partire dal III secolo dopo Cristo. Dopo essere entrati a par parte dell'Impero romano come federati, si organizzarono dividendo i loro territori assegnandoli come proprietà ai propri figli e combatterono contro altre popolazioni barbariche. Dopo le vittorie riportate contro i Germani, gli Alemanni e i Visigoti, nel V secolo Clodoveo I, convertiti al cristianesimo, fondò il regno franco di Parigi e diede inizio alla dinastia dei Merovingi. 24 sovrani si succedettero da Clodoveo I fino a Childerico III, deposto nel 751 da Pipino III il Breve, che fondò la dinastia carolingia. Suo figlio Carlo I Magno divenne re di tutti i Franchi nel 771, tre anni dopo, nel 774 conquistò il regno dei Longobardi in Italia e fu incoronato imperatore del Sacro Romano Impero.

Come in tutte le altre correnti artistiche cosiddette "barbariche" lo stile merovingio risente fortemente dell'influenza tardo-imperiale romana. Su tale base è però orientato ad un gusto decisamente eclettico, e ad un decorativismo ricco e raffinato.
Tra le testimonianze architettoniche a noi pervenute rimangono alcune chiese, numerosi battisteri mausolei e resti di costruzioni sacre poi inglobate come cripte in chiese più recenti. Non sono rimasti gli antichi monasteri, piuttosto diffusi in quei tempi e importantissimi centri religiosi e culturali. Un gruppo a parte è formato dalle sepolture con i relativi corredi funerari che l'archeologia sta riportando alla luce in numero consistente. Anche i mosaici e le decorazioni pittoriche di questi monumenti sono andati perduti, ci restano soltanto rari frammenti e le descrizioni e le testimonianze dell'epoca reperibili nei documenti scritti originali. Rimangono invece importanti resti delle opere di scultura monumentali e funerarie e soprattutto numerosi esempi di oreficeria e metallurgia, che accanto alle bellissime miniature ci mostrano l'altissimo livello culturale e artistico dei laboratori e degli scriptoria di questo popolo ancora poco conosciuto.

 

 

Architettura

 

Gli edifici religiosi merovingi riprendono soprattutto la tradizione paleocristiana e tardoantica. Prevalgono infatti le piante basilicali nella maggior parte delle chiese, con interni ampi, ad aula unica o divisi in tre navate, inondati dalla luce proveniente dalle numerose e ampie finestre aperte sui muri perimetrali. Spesso è presente un atrio, portici laterali come una variante di nartece, e a volte si trova anche qualche campanile. Altro schema planimetrico conosciuto nell'architettura merovingia è quello a croce, come negli esempi di Saint-Germain-des-Prés a Parigi e Saint-Laurent a Grenoble.

Non mancano però interessanti eccezioni che mostrano soluzioni più fantasiose, come ad esempio la chiesa di Saint Gereon a Colonia, eretta su pianta ovale.
Spesso le costruzioni sacre formano grandiosi complessi monumentali che occupano grandi aree: ad esempio i santuari episcopali consistono in diversi edifici con chiese, battisteri, mausolei e perfino doppie cattedrali. Esempi di questo tipo si trovano a Ginevra, Lione, Rouen, Treviri e Colonia.

Rispetto alle forme tradizionali delle basiliche, i battisteri sembrano avere caratteristiche più innovative, a partire dalle piante di forma quadrata o con nicchie disposte a croce o in corrispondenza degli angoli. Una soluzione innovativa è rappresentata inoltre dalla cupola sorretta da un tamburo ottagonale e raccordata alla pianta quadrata.
Esempi ancora visibili di questo tipo sono i battisteri di Fréjus, Poitiers, Riez ed Aix-en-Provence, oltre ad altri conosciuti attraverso gli scavi archoologici.

Un altro elemento di novità è rappresentato dalla decorazione delle murature esterne, realizzate con elementi talvolta in pietra scolpita, ma più frequentemente in terracotta e mattoni sagomati in modo da formare motivi astratti come rosoni e cornici. Queste decorazioni di gusto merovingio erano spesso integrate creativamente alle forme tipiche degli ordini classici; come gli ovoli e i dentelli dello stile ionico o le foglie e i girali dello stile corinzio.

Una simile mescolanza stilistica si trova anche negli interni: sulle colonne di spoglio sono spesso apposti i capitelli di fattura merovingia, scolpiti a rilievo schiacciato con motivi floreali stilizzati, rosoncini, palmette.
Dalle antiche testimonianze sappiamo che soprattutto nelle chiese merovingie più importanti gli ambienti interni erano impreziositi da dipinti, mosaici, rivestimenti in marmo e in bronzo dorato, come nel bellissimo pannello in mosaico di Notre-Dame-de-Confession, nella chiesa di Saint-Victor a Marsiglia.

Riguardo all'architettura di carattere civile i resti finora ritrovati sono più rari, uno di questi è il Palazzo Vescovile costruito presso della cattedrale di Saint-Pierre a Ginevra. Nel corso degli scavi sono stati ritrovati alcuni mosaici pavimentali che dimostrano come la civiltà merovingia avesse adottato caratteristiche derivate dalle domus romane.

 


Esempi di architettura merovingia

 

Uno dei rari esempi ancora ben conservati di architettura merovingia è la chiesa di San Pietro a Vienne, nella regione del Rodano-Alpi, reparto di Isère. La sua fondazione, risalente alla fine del V secolo, ne fa una delle più antiche chiese della Francia.
Rispetto agli altri esempi merovingi è la meglio conservata, sono ancora visibili le arcate su due ordini che modulano le pareti e le colonne a fusto liscio con i capitelli corinzi e i pulvini.

Sempre al V secolo appartiene la chiesa di Néris ad Allier
Nel VI secolo il re dei Franchi Childeberto costruì l'Abbazia di Sant'Eusizio poi ricostruita in stile romanico nella attuale chiesa di Notre-Dame-la-Blanche. Della costruzione merovingia rimane la cripta con la tomba di Sant'Eusizio.
Un destino simile ha conosciuto anche saint-Oyand a Grenoble, risalente al VI secolo, divenuta la cripta di Saint-Laurent nell'XI secolo.

Il Battistero di San Giovanni e l'Ipogeo delle Dune a Poitiers risalgono al  VI e al VII secolo, il Battistero di Frejus è del V secolo. Quest'ultimo, con al sua sala ottagonale e absidiole è uno dei più antichi battisteri francesi. E' coperto da una cupola sorretta da pilastri e sul  tamburo si aprono grandi finestre ad arco.

 

Dell'antica Abbazia di Jouarre, nella valle della Marna, fondata nel 630 insieme al monastero dal monaco irlandese Colombano, restano ancora una volta le cosiddette 'cripte', cioè parti sotterranee delle costruzioni originarie.
Dai resti e dalle ipotesi ricostruttive questi monumenti mostrano uno stile molto vicino agli esempi paleocristiani e bizantini: prevale lo sviluppo longitudinale, l'uso molto ripetuto degli archi, dei matronei e delle colonne classicheggianti, l'ampiezza degli spazi e la luminosità degli interni.

Oltre alle chiese maggiori e alle abbazie, nei territori del dominio gallo-franco si diffusero numerose chiese rurali, in legno o con fondamenta in pietra, le cui tracce sono state ritrovate dagli scavi archeologici. Per la maggior parte si tratta di piccole basiliche funerarie volute dalle famiglie aristocratiche. Hanno schema basilicale o a croce latina con abside quadrata o semicircolare. In alcuni casi è presente un portico e un atrio.

 

Scultura

 

Nell'ambito dell'arte religiosa, la scultura merovingia offre un ampio repertorio di arredi liturgici, che insieme alle opere di carattere funerario costituiscono un corpus considerevole.
La maggior parte di questi sono elementi che si concentravano nell'area del presbiterio. La zona più sacra della chiesa era infatti impreziosita da altari scolpiti, come quello che si trova nella Cappella del Santissimo Sacramento della Chiesa di San Vittore a Marsiglia, risalente al V secolo. Sullo spessore della mensa sono scolpiti rilievi simbolici di accento naturalistico, in cui sono rappresentati: sul fronte dodici colombe rivolte verso il simbolo cristologico centrale e sui fianchi il tema eucaristico dei tralci di vite.

Gli altari erano incorniciati da preziosi cibori: caratteristiche edicole a forma di baldacchino sostenuta da colonne e coperture a cuspide, spesso ornate con simboli o scene sacre. Intorno a presbiterio era presente un recinto marmoreo, in genere scolpito a rilievo come quello di San Pietro a Vienne, ornato con classici girali di acanto oppure formato da una serie di pilastrini e colonne come quello di Saint-Pierre-aux-Nonnains a Metz.

Presso il presbiterio, di fianco agli altari si trovavano gli amboni, specie di palchi marmorei rialzati, accessibili con una scala nella parte posteriore e protetti da un parapetto, solitamente scolpito. Uno di questi è il pluteo d'ambone di Saint-Martin a Ligugé, vicino a Poitiers, risalente al VI- VII secolo sul quale è scolpito a rilievo la scena simbolica di un cervo che bruca l'albero della vita.

Diversi esempi di scultura ornamentale merovingia si conservano nell'ipogeo delle Dune a Poitiers, realizzati a bassorilievo, incisione e incrostazione con pasta vitrea policroma.

Nella scultura funeraria merovingia sono molto diffuse le stele, pietre tombali con funzione di segnale che potevano essere lavorate anche sulle due facce con rilievi geometrici semplicemente decorativi o figurazioni simboliche. Una delle più note è la stele di Königswinter-Niederdollendorf, conservata al Rheinisches Landesmuseum di Bonn. L'opera è una delle dimostrazioni più importanti di sincretismo religioso: da un lato è rappresentato il Cristo trionfante, con l'aureola e una lancia in mano, che allude alla resurrezione; dall'altro è effigiato il defunto. Quest'ultimo, probabilmente un guerriero, con una mano tiene lo scramasax, tipico coltello medievale e con l'altra si pettina, circondato da un'ampolla e due serpenti, di cui uno con due teste, simbolo appartenente all'antico culto germanico popolare che designa il regno dei morti.

I sarcofagi sono realizzati per lo più in pietra locale, tranne in Gallia, dove si preferisce il marmo. Rispetto ai primi esempi di forma rettangolare, più simili a quelli tardo romani, i sarcofagi assumono forme a trapezio, con pareti che diventano più alte in corrispondenza alla testa. Anche le coperture variano: passando dalle semplici lastre piane alle forme a tetto con due o quattro spioventi fino alle forme semicilindriche o convesse. Tra le opere più belle si possono ricordare i sarcofagi che si trovano nella cripta di san Paolo a Jouarre, e nella Chiesa di Notre-Dame-de-la-Basse-Œuvrea di Beauvais sull'Oise risalenti all'VIII secolo.

 

 

Metallurgia

 

Nell'arte dei metalli la civiltà merovingia ha non solo realizzato un repertorio di oggetti molto vasto per numero e tipologia ma ha anche raggiunto altissimi livelli di qualità. Fanno parte di questo gruppo gli oggetti d'uso liturgico e tutti quelli rinvenuti negli scavi archeologici, che vanno dagli accessori per l'abbigliamento agli utensili, agli attrezzi da lavoro, alle armi fino ai gioielli e alle monete. Le tecniche più utilizzate sono quella della fusione a cera persa - per il bronzo, l'argento e più raramente l'oro - e quello della fusione a stampo, per oggetti che venivano realizzati in serie. Molto conosciuta era anche la tecnica dello sbalzo, lavorando lamine d'oro e d'argento sia su matrice che con battitura a rovescio.
Ma le tecniche in cui i maestri merovingi furono davvero insuperabili erano quelle della rifinitura e della decorazione, con sofisticati procedimenti di pulitura, spianatura, placcatura, cesellature, stagnatura del bronzo, doratura al mercurio, niello, fino ai lavori ad agemina, a filigrana, granulazione, cloisonnée, smalti, intarsi metallici e incastonature di pietre.
La grande richiesta da parte dei committenti aristocratici di oggetti in metallo di ogni tipo e di gioielli stimolò sia la diffusione di botteghe specializzate sia l'impulso all'innovazione e all'originalità dei lavori. Parecchi degli oggetti ritrovati portano un marchio di bottega o la firma dell'artista, che garantiva notorietà agli autori e prestigio ai proprietari.
Ai numerosi capolavori merovingi appartenenti al corredo personale, come la gioielleria, e gli accessori dell'abbigliamento, vanno aggiunti gli oggetti di prestigio e di corredo domestico come vasellame piatti, cofanetti, oltre alle suppellettili religiose tra cui reliquiari, ostensori, pissidi, tabernacoli, coperte di libri sacri.
Tra questi ultimi va ricordato il preziosissimo Cofanetto di Teuderico, della metà del VII secolo, custodito presso la chiesa di San Maurice D'Agaune in Svizzera, nel Canton Vallese.

Molto apprezzate nel mondo altomedievale erano le armi provenienti dalle rinomate botteghe merovingie: le spade, le asce, gli scramasax, le lance. Le analisi condotte sulle armi recuperate dall'archeologia hanno rivelato tecniche raffinatissime nella lavorazione del ferro come ad esempio la damaschinatura, che permetteva di ottenere lame particolarmente flessibili e resistenti. Partendo da barre di ferro dolce e carburato disposte in senso rovesciato e sovrapposte, il metallo veniva battuto, saldato e ritorto con particolare cura. Si procedeva poi con la molatura e lucidatura e infine con la mordenza in un bagno d'acido che rivelava la decorazione damaschinata del metallo. Accanto alle armi più comuni, di produzione seriale, esistono esempi prestigiosi come quelli ricavati dalle tombe principesche.

 

A. Cocchi

 

 

 

 

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Bibliografia

 

C. Colombo, A. Dionisio, N. Onida, G. Savanese. Opera. Atrchitettura e arti visive nel tempo. vol. 1 Dalla preistoria al Gotico. Sansoni editore-Rizzoli, Milano 2017.
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986
AA.VV. La Soria dell'Arte. L'Alto Medioevo. vol. 3. Electa editore, Bergamo 2006
C. Spanio. L'oreficeria altomedievale. Oreficeria "arte divina". in: La Storia dell'Arte. L'Alto Medioevo. vol. 3. Electa editore, Bergamo 2006
C. Grimberg ”Storia Universale”
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2006
Enciclopedia Treccani

 

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