Affreschi del palazzo Arcivescovile di Udine

Dopo gli affreschi con Il potere dell'eloquenza in Palazzo Sandi e l'Apoteosi di Santa Teresa nella Chiesa degli Scalzi a Venezia, realizzati tra il 1724 e il '25, che rappresentano le prime prove di Giambattista Tiepolo nella decorazione ad affresco, seguono gli affreschi di Udine.
Il ciclo con le Storie bibliche della galleria al secondo piano e la Caduta degli angeli ribelli sul soffitto dello scalone è il capolavoro della sua attività  giovanile.
I lavori vengono commissionati dal patriarca di Aquileia Dionisio Dolfin, che, a partire dal 1708, su progetto del ticinese Domenico Rossi, aveva appena ristrutturato il palazzo cinquecentesco che dal 1524 è la sede del patriarcato di Aquileia (la cui giurisdizione si estendeva a territori di lingua e cultura austriaca.
I primi mesi del 1726 Tiepolo inizia gli affreschi sul soffitto dello scalone d'onore.
E' con questi dipinti che il pittore giunge alla definizione di quello stile inconfondibile che contraddistingue la sue opere successive.
 Negli affreschi di Palazzo Sandi, dapprima aveva già  iniziato a trasformare la sua gamma cromatica con un generico schiarimento, poi aveva introdotto le ombre colorate.
A Udine passa all'uso dei colori complementari, cioè adotta quella tecnica di accostamenti cromatici che portano a quel caratteristico effetto di colore-luce che rappresenta la principale componente espressiva di Paolo Veronese. Tiepolo sviluppa questa ricerca passando dagli stimoli ricevuti dal maestro cinquecentesco a uno stile personale fatto di colori brillanti, liquidi e trasparenti su toni chiari e di una luminosità  solare, apollinea.
L'impianto spaziale si apre, si spalanca su spazi infiniti, mentre le composizioni e l'iconografia vengono interpretate con grande libertà  e scioltezza.
Le scene bibliche vengono viste come uno spettacolo su un palcoscenico immaginario. Tiepolo propone la visione serena e fantastica di un mondo idealizzato e felice, lontano dalla realtà . Anche i personaggi superano la loro dimensione umana per rappresentare dei ruoli e assumere un valore allusivo e fantastico.
La tecnica di Tiepolo è caratteriazzata da pennellate sicure, leggere e rapide, il pittore stende il colore a rapidi tocchi accostando le macchie colorate in strati sottili.

A. Cocchi


Bibliografia

F. Pedrocco. Tiepolo. Dossier Art n. 115. Giunti, Firenze 1996.
G. Piovene, A. Pallucchini. L'opera completa di Tiepolo. Classici dell'arte Rizzoli. Milano, 1966
G. Romanelli. Il teatro della luce in: Art e dossier 115. Giunti, Firenze 1996.
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986
A. Ottani Cavina, Lezioni di Storia delle Arti, Università  di Bologna, 1984
P. Adorno, A. Mastrangelo. Arte. Correnti e artisti. Volume secondo Dal Rinascimento ai giorni nostri. Casa editrice G. D'Anna, Messina-Firenze 1998

 
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