Gianlorenzo Bernini. Apollo e Dafne

Gianlorenzo Bernini. Apollo e Dafne. Dett. 1622-24. marmo. h. 242 cm. Roma, Galleria Borghese
Gianlorenzo Bernini. Apollo e Dafne. Dett. 1622-24. marmo. h. 242 cm. Roma, Galleria Borghese

 

E' un'immagine di grande intensità con cui Bernini realizza una sintesi di valori espressivi. Alle forme naturali dei corpi, colti nel compiersi dell'azione, l'artista dona un tipo di bellezza classica, in cui è facile riconoscere l'ispirazione all'arte ellenistica, ma anche una morbida e avvolgente sensualità tutta seicentesca.

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Mappe concettuali (.pdf) / Riassunti / Materiale didattico

Magica metamorfosi

 

Nel 1622-'24 Gianlorenzo Bernini realizzò uno dei più celebri gruppi scultorei di Villa Borghese a Roma. Si tratta di Apollo e Dafne, eseguito insieme al David, al Ratto di Proserpina e all'Enea e Anchise, per la ricca collezione del Cardinale Camillo Borghese.

Bernini interpretò con sensibilità e fantasia straordinarie il soggetto mitologico riferito alle Metamorfosi del poeta latino Ovidio.  Nell'antica leggenda viene narrata la storia di Apollo, dio della poesia e della musica, che, per via di una freccia scagliata da Eros, s'innamora della bellissima ninfa Dafne, figlia del dio fluviale Peneo, la quale non ricambia l'amore di Apollo. Inseguita dal dio, Dafne fugge e quando sta per essere raggiunta invoca l'aiuto della Madre Terra, che improvvisamente interviene, trasformandola in una pianta di alloro, in greco: "dàfne". Da quel momento l'alloro diventa la pianta sacra ad Apollo, con esso verranno incoronati i poeti.

L'artista scelse per la sua rappresentazione il momento cruciale: quando Apollo raggiunge Dafne e la ninfa si trasforma in alloro. E' un'immagine di grande intensità con cui Bernini realizza una sintesi di valori espressivi. Alle forme naturali dei corpi, colti nel compiersi dell'azione, l'artista dona un tipo di bellezza classica, in cui è facile riconoscere l'ispirazione all'arte ellenistica, ma anche una morbida e avvolgente sensualità tutta seicentesca.

Il dinamismo della scena è sviluppato su più livelli. Al movimento inteso come azione si associa il divenire delle emozioni e tutto si fonde a quella straordinaria magia della metamorfosi con cui Bernini immagina la favola antica.
Con grande efficacia è rappresentato l'effetto di velocità: Apollo, adolescente, sembra trascinato dalla sua corsa. Il corpo nudo mette in evidenza i muscoli in tensione, mentre compie una rotazione e si sbilancia in avanti per afferrare Dafne. Il mantello sembra scivolargli via e si gonfia nel vento con una leggerezza che sembra incredibile per un blocco di marmo. La gamba sinistra è ancora sollevata in alto, e il braccio destro è scostato da corpo; unico punto di appoggio a terra è la gamba destra.
Dafne, ancora impegnata nella sua corsa, frena all'improvviso, s'inarca all'indietro ruotando il busto e allarga le braccia in alto, il suo corpo descrive un arco che controbilancia la spinta di Apollo.
Alla rappresentazione "fisica" dell'azione nel suo svolgersi si accompagna il raffinato dinamismo psicologico dei sentimenti: l'espressione sorpresa e insieme delusa di Apollo, la mano aperta in un gesto dimostrativo, il terrore misto all'affanno nel viso di Dafne, con la testa e gli occhi girati e la bocca aperta in un urlo.
Ma l'espressività del Bernini ha anche un'efficace potere di coinvolgimento, così vediamo nel gesto e nell'espressione di Apollo un riflesso del nostro stesso stupore nel trovarsi di fronte a un aggraziato e sensuale corpo femminile, e avvertiamo il senso di angoscia e sconcerto vissuto da Dafne, che si sente perduta, e con un guizzo improvviso si sta trasformando in pianta.
La trasformazione avviene sotto i nostri occhi con grande naturalezza, vediamo le radici spuntare dai piedi di Dafne e le foglie diramarsi dalle mani e dai capelli della ragazza.
L'immediatezza e la spontaneità di questi effetti sono dovuti al realismo e alla precisione con cui Bernini trattava i dettagli e la superficie del marmo, ammiratissimi già dai suoi contemporanei. Egli sapeva rendere le differenze di materia (morbidezza, durezza, ruvidezza, levigatezza, ecc.) delle varie superfici, quasi a voler superare la natura stessa del marmo, che non sembra più pietra, ma corteccia, stoffa,capelli, velo, foglia, ecc. La vera metamorfosi sembra essere proprio quella subita dal marmo sotto le mani di Bernini.
Il dramma della scena è sottolineato dal potente dinamismo, dall'alternanza di pieni e vuoti, dai giochi di luce e di ombra, dai contrasti di superficie come quelli tra la morbidezza di corpi delle figure e la corteccia dell'albero, la consistenza soffice dei capelli e la  ruvida freschezza delle foglie e dei rami in crescita, resi con effetti di chiaroscuro pittorico.

Lo schema compositivo è impostato sui due archi descritti dalle figure e sviluppato a spirale. Ma è sorprendente soprattutto come Bernini ha risolto il problema dei pesi e del funzionamento statico delle masse di marmo con forme così articolate, sottili, protese verso l'esterno. In un raffinatissimo gioco di equilibri, le braccia, le gambe, le dita e i capelli delle due figure si estendono nello spazio, sfidando le leggi di gravità e portando la materia del marmo alle sue estreme possibilità espressive. La scena è molto spettacolare: sembra di vedere due figure sospese nel vuoto.

Eppure, nulla è eccessivo nell'opera di Bernini, che nell'insieme mantiene sempre uno straordinario senso di armonia. Risente anche dei modelli di ispirazione ellenistici, e rinvia alla grazia di opere come l'Apollo del Belvedere
Nonostante la sensazione di dinamismo e piena spazialità, come per le altre opere eseguite per la galleria di Villa Borghese, anche in questo caso l'opera è pensata per essere vista da una  precisa direzione, secondo un punto di vista privilegiato. Il gruppo, infatti, doveva essere posto in una posizione precisa, davanti a una parete della galleria e offrirsi alla luce con una determinata incidenza, per valorizzare gli effetti di movimento, di spazialità e di pittoricismo.

 

A. Cocchi

 

 

 

Apollo and Daphne

 

 


Gianlorenzo Bernini. Apollo and Daphne. Detail. 1622-24. Marble.
h. 242 cm. Rome, Borghese Gallery

 

 

In 1622-24Gian Lorenzo Bernini made one of the most famous sculptural groups from Villa Borghese in RomeApollo and Daphne, executed at the same time as his DavidThe Rape of Proserpina and Aeneas, Anchises and Ascanius, for the valuable collection of Cardinal Camillo Borghese.
Bernini interpreted the mythological subject referred in the Metamorphoses from the Latin poet Ovid, with extraordinary sensibility and imagination. The old tale narrates the story of Apollo, god of music and poetry, who, struck with an arrow shot by Eros, falls in love with daughter of the god of river Peneus, the beautiful nymph Daphne, who does not love Apollo in return. Chased by the god, Daphne flees and when is about to be caught, invokes the help of Mother Earth, who unexpectedly intervenes, transforming her in a laurel tree (in Greek, “dàfne”). From this moment on, Apollo proclaims laurel as a sacred tree, with what poets will be crowned.

 

 

 


Gianlorenzo Bernini. Apollo and Daphne. 1622-24. Marble.
h. 242 cm. Rome, Borghese Gallery


The artist chose a crucial moment for his representation: when Apollo reaches Daphne and she becomes a laurel tree. It is an illustration of great intensity in which Bernini achieves a summary of expressive values. The artist gives a kind of classical beauty to the bodies’ natural shapes, captured in the action, where not only the Hellenistic art is easily spotted, but also a soft and involving sensuality from the 17th Century.
The scene dynamism is developed in several levels. The moment intended as action is associated to the evolving of emotions and all is merged in to that extraordinary magic of the metamorphosis with which Bernini imagines the old tale.

 

 


Gianlorenzo Bernini. Apollo and Daphne. 1622-24. Marble.
h. 242 cm. Rome, Borghese Gallery

 


The effect of velocity is represented with great effect: Apollo, adolescent, seems dragged from his run. The naked body puts in evidence the tensed muscles, while it rotates and balances forward to grab Daphne. The mantle seems to slip away and blows in the wind with such a lightness that seems unbelievable in a block of marble. The left leg is still raised and the right arm is drawn away from the body; the only point of support is the right leg.
Daphne, still committed to her run, suddenly brakes, arches backwards rotating her bust and opens the arms upwards. Her body depicts an arch, which balances Apollo’s push.
With the “physical” representation of the action that unfolds, comes along the refined psychological dynamism of emotions: Apollo’s expression both surprised and disappointed, the hand open in a outspoken gesture, the breathlessness mixed terror in Daphne’s face, with the head and eyes turned and the mouth opened in a scream.

 

 

 


Gianlorenzo Bernini. Apollo and Daphne. 1622-24. Marble.
h. 242 cm. Rome, Borghese Gallery

 

 


But Bernini’s expressiveness has also an effective participation power, as we see in Apollo’s gesture and expression, a reflection of our own astonishment when we find ourselves in front of such a graceful and sensual female body, and notice the distress and bewilderment experienced by Daphne, who feels lost while becoming a tree.
The transformation happens in front of our eyes so naturally, that we see the roots that spring from Daphne’s feet and the leaves that ramify from her hands and hair.
The immediateness and spontaneity of these effects are due to the realism and the accuracy with which Bernini treated the details and the marble surface, something already admired by his contemporaries. He knew how to treat the material differences (softness, hardness, coarseness, smoothness) of surfaces, almost to exceed the marble’s own nature, which doesn’t seem stone anymore, but cortex, fabric, hair, veil, leaves, etc. The true metamorphosis seems to be exactly the one that happens under Bernini’s hands. The scene’s drama is emphasised by the powerful dynamism, by the alternated full and empty, by the light and shade effect, by the contrast of surfaces, like the one between the softness of the figure’s bodies and the cortex of the tree, the soft consistency of the hair and the rough freshness of the leaves and the branches that grow, rendered with pictorial chiaroscuro effect.

 

 

 


Gianlorenzo Bernini. Apollo and Daphne. Detail. 1622-24. Marble.
h. 242 cm. Rome, Borghese Gallery

 

 


The composition is outlined in two arches described from the figures and developed in a spiral. However it is surprising how Bernini resolved the problem of the weight and of the static functioning of the marble mass with such articulated and fine shapes, stretched outwards. In a refined balance game, the arms, legs, fingers and hair of the figures stretch in the space, defying the law of gravity and taking marble to its extreme expression possibilities. The scene is spectacular: it is like watching two figures hanging in the air.
Yet, nothing is excessive in Bernini’s work, which put together keeps an extraordinary sense of harmony. It reminds also the models of Hellenistic inspiration, and sends back to the grace of pieces of work like Apollo of the Belvedere.
Despite the dynamism and full spatiality sensation, like other works executed for the Galleria Borghese, also in this case the work is done to be seen from a precise direction, concordant with a privileged viewing point. The group in fact, should be put in an exact position, in front of a wall of the gallery and exposed to light with an established incidence, in order to enhance the effects of movement, of spatiality and pictorialness.



A. Cocchi

Trad. A. Sturmer

 

 

 

 

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Bibliografia

 

R. Wittkower. La scultura. Dall'antichità al Novecento. Giulio Einaudi editore, Torino 1985
R. Wittkower. Arte e architettura in Italia 1600-1750. Einaudi, Torino 1972
P. Portoghesi. Roma barocca. Editori Laterza, Roma-Bari 1984
O. Ferrari. Bernini. Dossier Art. Giunti, Firenze 1991
C. Lachi. La grande storia dell'arte. Il Seicento. Gruppo editoriale l'Espresso. Roma, 2003P. Adorno. A. Mastrangelo. Arte. Correnti e artisti. Volume secondo, Dal Rinascimento medio ai giorni nostri. Casa editrice D'Anna- Messina- Firenze 1998
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
A. Ottani Cavina, Lezioni di Storia delle Arti, Università di Bologna, 1984
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004

 

 
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