Sant'Andrea

Basilica di Sant'Andrea a Mantova

Bibliografia

 

 

Mediante una lettera, Leon Battista Alberti nel 1470 fornisce a Ludovico Gonzaga i disegni per la trasformazione della chiesa gotica di Sant'Andrea di Mantova. Alberti, nella sua lettera, sottolinea l'ampiezza della chiesa, adatta a contenere i numerosi fedeli che veneravano un'antica reliquia con il sangue di Cristo.
Come già San Sebastiano, progettata da Alberti per la stessa città, anche questa chiesa è affidata alla direzione di Luca Fancelli. Alberti muore nel 1472, appena iniziati i lavori, ma la costruzione prosegue dopo la sua morte.
Nonostante alcune interruzioni e modifiche, la chiesa conserva ancora molto del disegno albertiano: il gusto classico,  le proporzioni monumentali, la pianta e la distribuzione degli spazi interni. Anche la facciata è rimasta abbastanza fedele, sebbene sia stata terminata solo nel Settecento.

La pianta è una grande croce latina, con abside semicircolare e proporzioni molto rigorose.
All'interno, il corpo della chiesa presenta un'unica grande navata coperta da volta a botte con lacunari dipinti, in riferimento alle antiche basiliche termali romane, ispirandosi soprattutto alla Basilica di Massenzio e alle Terme di Diocleziano.
La volta, larga diciassette metri, è sostenuta da pilastri particolarmente robusti progettati con un ingegnoso sistema in cui Alberti ha saputo fondere la conoscenza delle tecniche costruttive antiche con le sue invenzioni.
Tutti i rapporti sono regolati da un sistema geometrico modulare, per cui ogni spazio è multiplo dell'altro, secondo un principio di razionalità e perfezione.
Assolutamente innovativa è l'invenzione dei poderosi pilastri, nel cui interno Alberti ha ricavato le cappelle chiuse, coperte da cupolette e illuminate da finestre praticate sulle pareti esterne. Nello spazio tra un pilastro e l'altro l'architetto inserisce imponenti arconi a botte, ottenendo le cappelle aperte che si alternano a quelle chiuse in un ritmo continuo (A-B-A-B) fino all'incrocio con il transetto. 
Al dinamismo di questi spazi si aggiunge anche il sistema di illuminazione che crea contrasti e definisce ogni settore spaziale: le cappelle chiuse prendono luce dalle finestre laterali, mentre il corpo della chiesa rimane in penombra, illuminato soltanto dagli oculi in alto. Un'illuminazione piena, proveniente dall'alto della cupola, definisce l'incrocio tra il transetto e il corpo, mettendo in evidenza il presbiterio, circondato dalla penobra dell'abside.
Tutto in questo interno è stato concepito per educare alla concentrazione interiore e a una serena e razionale contemplazione del divino.

Nelle sue forme classiche, l'esterno entra in perfetta comunicazione con l'interno. La facciata è tripartita da lesene di ordine gigante con capitelli compositi. Al centro si apre un profondo e grande arco, con volta a botte e lacunari (coerenti con quelli interni). L'arco domina tutta la facciata ed è tangente alla cornice e sovrastato da un timpano classico.
Nei due settori laterali si aprono dal basso in alto, tre ordini sovrapposti di aperture: due porte architravate, due nicchie ad arco e due finestre ad arco. E' una soluzione che rinvia all'Arco di Giano a Roma.
Questa chiesa, soprattutto per le invenzioni originalissime dell'interno, si pone all'avanguardia dello stile rinascimentale, e anticipa un discorso che verrà ripreso nell'architettura del barocco.

 

A. Cocchi

 

 

 

 


 

 

 

 

Basilica of Sant'Andrea in Mantua

 

 


Leon Battista Alberti. Sant'Andrea. Façade. 1470. Mantua. Italy

 

In 1470, Leon Battista Alberti, gives Ludovico Gonzaga a letter with the drawings for the refurbishment of the gothic church of Sant’Andrea in Mantua, Italy. In his letter, Alberti underlined the scale of the church in order to accommodate the number of pilgrims who came to worship a relic containing the blood of Christ.

As with San Sebastian church, designed by Alberti for the same city, Sant’Andrea is entrusted to the management of Luca Fancelli. Alberti died in 1472 just when the works had started, but the construction continued after his death. Despite some interruptions and changes, the church kept a lot of Alberti’s design: the classic style, the monumental proportions, the plan and distribution of the internal spaces. Even the façade remained substantially faithful to the original, despite being finished only in the Eighteenth century.
 

 


Leon Battista Alberti. Sant'Andrea. Church interior. 1470. Mantua. Italy

 


The plan is like a massive Latin cross, with a semicircular apse and strict proportions.
Inside, the church’s main body shows a single big nave roofed by a barrel vault with painted coffers, referring to the old Roman thermal basilicas and particularly getting inspiration from the Basilica of Maxentius and the Baths of Diocletian.
The 17 meters wide vault is supported by particularly strong pilasters planned by Alberti in an ingenuous system, which he managed by combining his knowledge of construction techniques with his inventions.
All connections are regulated by a modular geometric system, where each space is a multiple of the other, following a principle of rationality and perfection.
The powerful pilasters are certainly a novel aspect, from where Alberti obtained the closed chapels, which are covered by small domes and lightened by windows located on the external walls. In the space between the fluted and unfluted pilasters the architect inserted imposing barrel arches, creating the open chapels, which alternate with the closed ones in a continuous rhythm (A-B-A-B) up to where it crosses the transept.
The illumination system adds to the dynamism of the space, creating contrast and defining each area: the closed chapels get the light from the side windows while the main body of the church remains in dim light, illuminated only by the oculi above. A full lighting, coming from the dome above, defines the cross between the transept and the main body, putting the presbytery in evidence, and at the same time surrounding it with the dim light of the apse.
Everything in the interior has been devised to bring up an inner concentration and a serene and rational contemplation of the divine.

With its classical forms, the exterior connects perfectly with the interior. The façade is divided in three by giant pillars with composite capitals. A great deep arch opens in the centre, with barrel vaults and coffers (consistent with the internal ones). The façade-dominating arch is tangential to the cornice and superimposed by a pediment.

Three orders of openings overlap from top to bottom on both sides: two architrave doors, two arched niches and two arched windows. It’s a solution that hints the Arch of Janus in Rome.
Because of its very original interior, this church stands as an avant-garde for the Renaissance style and anticipates the subject matter that will resume in the Baroque architecture.

 

 

A. Cocchi.

Trad. A. Sturmer

 

 


 

 


 

Bibliografia

 

F. Borsi, S. Borsi Leon Battista Alberti. Dossier Art n. 93, Editrice Giunti, Firenze 1994
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008
E. Forssman. Dorico, ionico, corinzio nell'architettura del Rinascimento. Editori Laterza, Bari 1988
L. H. Heydenreich Il Primo Rinascimento. Arte italiana 1400-1460. Rizzoli Editore, Milano 1979
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti vol.II
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol III
E. Bernini, R. Rota Eikon guida alla storia dell'arte. Vol. 2 Dal Quattrocento al Seicento. Editori Laterza, Bari 2006

 

 
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