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Pietà di santa Maria dell'Orto

Il dipinto, di rara qualità , è stato realizzato da Giovanni Antonio Bazzi, noto come il Sodoma, per la Confraternita di Santa Maria dell'Orto a Roma, ma la datazione non è sicura. Per motivi di sicurezza, attualmente l’opera non è esposta nella chiesa e non è accessibile né al pubblico né agli studiosi. Secondo Toesca è riferibile al periodo romano dell'artista vercellese, indicativamente agli anni 1508-09. Secondo Bartalini invece, non presentando ancora alcun elemento che riveli l'influenza della pittura umbra, l'opera potrebbe essere stata dipinta alcuni anni prima.
Dal momento che il dipinto era già  dalla sua origine destinata alla chiesa romana, ciò ha fatto pensare che Sodoma, prima di trasferirsi a Siena, abbia soggiornato a Roma, seguendo un tragitto comune a molti altri artisti lombardi. E' anche probabile che egli abbia lasciato Milano alla fine del 1499 con la caduta degli Sforza. In quell'occasione sonostati parecchi gli artisti della cerchia di Ludovico il Moro che hanno abbandonato la città  lombarda: Leonardo fuggì prima a Mantova poi a Venezia, Giovanni Antonio Boltraffio e Girolamo Casio andarono a Bologna, Bramante e lo scultore Girolamo Solari andarono a Roma.
Un importante punto di riferimento per lo sviluppo stilistico del Sodoma è rappresentato dal ciclo di affreschi del monastero olivetano di Sant'Anna in Camprena del 1503-04. In questa occasione il Bazzi dimostra una piena assimilazione di soluzioni tipiche di artisti come Perugino e Pinturicchio che non sono ancora presenti nelle opere giovanili.

In questa Pietà  invece, si può riconoscere una visione pittorica chiartamente lombarda.
Questo dipinto si ricollega direttamente ad una placchetta bronzea realizzata prima del 1502 dal maestro orafo detto Moderno, il più grande medaglista del '500. Si tratta di una Pietà  con Maria e Giovanni dolenti, ora conservata alla National Gallery of Art di Washington. Questo rilievo proveniva, molto probabilmente, dall'ambiente di Ludovico il Moro, aveva avuto un grande successo presso i contemporanei ed era stata forgiata in diverse varianti e copie.

Nella Pietà  di Santa Maria dell'Orto Sodoma riprende dal capolavoro del Moderno la figura del Cristo, l'anatomia del corpo e la testa abbandonata sulla spalla. Ma a questa testa applica un impeccabile studio prospettico e sviluppa in profondità  l'impostazione obliqua della composizione. Nell'opera, di grande intensità  espressiva, si ravvisano anche influssi della pittura di Leonardo e di Bernardo Zenale.
Dal fondo totalmente scuro i personaggi emergono con piena volumetria, costruiti con un sapiente gioco di luci e di ombre, sviluppato in un'ampia gamma di mezzi toni. Al raffinato gioco della luce si accosta anche l'altra componente tipicamente lombarda dell'attenzione alla resa psicologica nelle espressioni dei personaggi. Su quest'ultimo aspetto, presente in tutta la sua produzione giovanile, il Bazzi ritornerà  anche nelle sue opere della maturità .
Uno dei dettagli più sorprendenti del dipinto è la mano sinistra sollevata del Cristo. Alla potente prospettiva dello scorcio, riferibile alla figura del Democrito di Bramante, Sodoma applica un raffinato gioco di luce. L'inclinazione radente del raggio luminoso che mette in risalto tutti i volumi del quadro, in questo dettaglio arriva a rifrangersi in un incredibile ventaglio di riverberi e ombre velate. E' un delicatissimo studio di controluce in cui Sodoma sembra sperimentare le possibilità  espressive del lume in pittura, accostandosi soprattutto a Leonardo. In molti aspetti questa pietà  sembra seguire con attenzione gli insegnamenti di Leonardo: il fondo scuro da cui emergono le figure, lo studio rigoroso delle luci e delle ombre, l'espressione dei sentimenti con cui sono individuati i singolo personaggi. Tutte componenti che si ritrovano non solo nella pittura ma anche negli scritti e nelle osservazioni contenute nei codici leonardeschi.

A. Cocchi


Bibliografia

R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità  alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

 

 
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