Pieve di Santa Maria Assunta a Partina

La Pieve di Santa Maria Assunta di Partina è uno degli edifici che hanno segnato la storia dell'età altomedievale in Casentino.
Venendo da Soci La pieve si trova sulla sinistra poco prima del centro abitato e i suoi resti fanno parte di una abitazione rurale moderna.
La fondazione può essere compresa tra l'VIII e il IX secolo, come si deduce dalla mensola con l'incisione di un particolare  motivo a spirale, tipico delle pievi battesimali pre-romaniche del Casentino.


Resti della Pieve di Santa Maria Assunta a Partina. Veduta dalla Strada Statale. Foto: A. Cocchi

Dopo il crollo dell'impero romano, contemporanee al nascente feudalesimo, vennero fondate le prime pievi, chiese sparse nel territorio e dotate di fonte battesimale. Nelle pievi venivano celebrati i riti fondamentali del cristianesimo e in particolare il battesimo, allora considerato fondamentale, perchè sanciva l'ingresso di un fedele nella comunità. Le pievi si diffusero a partire dall'VIII secolo divenendo i più importanti luoghi di aggregazione civile e politica, oltre che religiosa, dell'alto Medioevo. In genere si trattava di edifici sufficientemente grandi per accogliere i fedeli di una comunità non soltanto per le celebrazioni dei riti religiosi, ma anche per assemblee pubbliche e feste profane.

 


Dettaglio dei capitelli e degli archi delle navate. Foto: A. Cocchi


Rappresentavano anche importanti organi di controllo della popolazione e del territorio sotto il dominio dei vescovi. In particolare la località di Partina vaceva parte del feudo dei vescovi di Arezzo, conti del Sacro Romano Impero, che dominavano tutta l'area nord-orientale del Casentino.

Da quanto risulta nel Regesto di Camaldoli, la pieve di Partina godeva già di grande considerazione nel 1005 e nel 1009 il Vescovo Elimperto le assegnò il ruolo di chiesa madre del territorio attraversato dal fiume Archiano. Dall'XI secolo alla Pieve di Partina erano infatti assogettate tutte le altre pievi del Casentino il Monastero di Prataglia con l'annessa pieve di Santa Maria e ventisei chiese parrocchiali, prive del diritto di battesimo. Tra queste vengono documentate le chiese di Serravalle, Freggina, Lierna, Moggiona, Pratale, Farneta, Monte, Bucena, Camprena, Gressa, Corezzo, Biforco, Marciano, Gallo, Giona, Chiusi. Il pleberio di Partina rappresentava una postazione strategica e poteva controllare i due valichi appenninici del Passo di Serra e lo sbocco sulla valle del Tevere.
La costruzione sorse nel IX secolo, sui resti di un precedente edificio romano e continuò ad esercitare la sua funzione religiosa e civile per diversi secoli.

 


I tre archi della Pieve visti dal cortile del caseggiato. Foto: A. Cocchi


Dell'antica, imponente costruzione rimangono oggi alcuni resti, inglobati nell'abitazione colonica più recente che viene nominata ancora "la Pieve".
Nelle pareti esterne della casa si riconoscono ancora i blocchi di pietra squadrati della muratura primitiva, ma anche alcuni archi della navata. Si possono notare le colonne monolitiche, i capitelli con pulvino, alcuni frammenti di decorazioni scultoree, le finestre a feritoia e la tribuna.

 


Veduta posteriore del caseggiato rurale con al centro l'antico ingresso della pieve. Foto: A. Cocchi

 

Le ricerche archeologiche condotte nel 2005 hanno permesso di capire che la Pieve deve aver conosciuto almeno due importanti fasi costruttive. Inizialmente la Pieve era di dimensioni più contenute, misurava circa 13 metri di lunghezza ed aveva una piccola abside rivolta ad est con ingresso a occidente. A questa fase sembra appartenere anche la base di una prima torre campanaria.

 


L'antico ingresso della pieve. Foto: A. Cocchi

 

La seconda fase costruttiva può essere avvenuta intorno all'XI secolo e corrisponde alle parti ancora visibili nella muratura della casa colonica. Oltre alla chiesa il complesso comprendeva la canonica e una seconda torre campanaria. La chiesa venne ampliata notevolmente, estendendosi sia verso est, con la nuova abside, sia verso ovest con il nuovo ingresso, raggiungendo una lunghezza di 24 metri. L'interno era diviso in navate, di esse rimane il frammento della navata miniore destra che si vede ancora inserito nella facciata a nord dell'abitazione moderna. Comprende quattro archi costruiti con blocchi di pietra impostati su tre colonne monolitiche di pietra arenaria. Due di esse cono cilindriche, la terza è a sezione esagonale. Le tre colonne sorgono su basi a plinto di forma parallelepipeda e si compongono con capitelli decorati a bassorilievo, con un caratteristico motivo a forma di  "T".

Altro importante ritrovamento emerso in occasione degli scavi è un grande cimitero situato sotto il piazzale a nord, con numerose tombe a inumazione. La stratificazione su più livelli indica che la necropoli sia stata utilizzata in un lungo arco temporale. Le tombe inoltre appartengono a tipologie diverse: vanno da quelle a fossa semplice, a quelle con cassone di pietra, a quelle "alla cappuccina".

Il portale rivolto a Est, appartenente ad un'epoca successiva alla fondazione della pieve, indica un'altro intervento di trasformazione che ha rovesciato l'orientamento della chiesa.

 


Resti del secondo portale, visibili dalla strada. Foto: A. Cocchi.

 

La pieve di Partina nei secoli successivi perse gradualmente la sua importanza e nel 1784 passò alla giurisdizione della chiesa di San Biagio, posta a valle nel nuovo centro abitato di Partina. Nel XIX secolo la pieve risulta essere in stato di rovina per essere poi riutilizzata nella costruzione della casa colonica.

 

A. Cocchi

 

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