Orazio Gentileschi. Circoncisione

Destinata all'altare maggiore della Chiesa del Gesù di Ancona, questa grande tela  eseguita da Orazio Gentileschi  nel 1605-07 circa, si ricollega alle meditazioni contenute negli Esercizi spirituali di Ignazio di Loyola. L'episodio della Circoncisione di Gesù è legato alla festa cristiana che si celebra il primo gennaio (ottavo giorno dopo il Natale). Rappresenta la manifestazione dell'umanità  di Cristo, attraverso il primo versamento di sangue. E' anche il momento in cui il Bambino riceve nome di Gesù, secondo quanto era già  stato annunciato dall'angelo Gabriele.

La rappresentazione di Orazio si organizza su due livelli. In basso si svolge la scena del rito, in alto, sulle nuvole, Dio Padre e gli angeli sembrano controllare e dirigere l'avvenimento sottostante.
Nella parte inferiore, gremita di personaggi, in primo piano il sacerdote compie il rituale assistito da un altro religioso e da due chierici. In queste quattro figure Orazio si sofferma su una descrizione dettagliata degli abiti orientali, della veste di broccato rosso e oro, e sulle espressioni concentrate.
La Madonna e Giuseppe, sulla destra, attendono composti e si rivolgono affettuosi al bambino che li guarda.
Dietro di loro la scena si fa più animata, con due coppie di personaggi che gesticolano e parlano tra loro. I due anziani alle estremità , secondo gli studiosi potrebbero essere Simeone e la profetessa Anna, testimoni della Purificazione della Vergine e ricordati dalle meditazioni ignaziane.
Nella parte superiore del quadro, al centro la forma triangolare, simbolo della Trinità , è ribadita due volte: nella composizionne e nell'aureola del Dio Padre. Il monogramma di Cristo IHS si legge sotto di lui, in una sfera di raggi dorati, ed è indicato dall'angelo Gabriele, inginocchiato e con una mano sul cuore, in ricordo dell'Annunciazione a Maria. L'imposizione del nome di Gesù è un altro importante passo delle meditazioni di Sant'Ignazio.
Infine negli angoli si vedono tre angeli impegnati in un concerto, l'angelo organista rivolge lo sguardo allo spettatore.

Sia la complessa iconografia, sia i numerosi riferimenti agli Esercizi spirituali pongono questo quadro in relazione alla commissione ricevuta da Orazio.
Giovanni Nappi, principale esponente di un'importante famiglia marchigiana, richiese l'opera al Gentileschi, dopo aver finanziato la costruzione della Chiesa del Gesù di Ancona nel 1605. Il Nappi era legato ai gesuiti e alla Chiesa perchè il figlio Filippo era rettore della Chiesa del Gesù e l'altro figlio, Francesco, era monsignore a Roma.
E' probabile che la scelta del soggetto del quadro sia stata suggerita dal cardinale Claudio Acquaviva, superiore generale dei gesuiti a Roma, in un ruolo di mediazione tra il committente e l'artista.
Giovanni Nappi era anche un attento conoscitore d'arte e collezionista e questo prestigioso incarico è anche un indice dell'alta considerazione di cui godeva la pittura di Orazio Gentileschi a Roma.

Per quanto riguarda lo stile, Orazio riesce a creare un perfetto equilibrio tra il realismo caravaggesco e la richiesta di "decoro" della pittura religiosa devozionale. Nell'opera ci sono numerosi esempi della grande capacità  di osservazione del dato reale sviluppata da Orazio nel corso degli anni. I giochi di luci e ombre, i riflessi sui visi dei personaggi (in particolare si notino i due giovani all'estrema destra e sinistra) ma anche la resa morbida e sciolta dei panneggi o la splendida natura morta sul piano dell'altare, sono tutti dettagli che caratterizzano il moderato naturalismo di Orazio e insieme la qualità  di questo capolavoro.
Oltretutto sono evidenti anche l'apertura mentale e la libertà  interpretativa di Gentileschi, che ha saputo assimilare e filtrare attraverso la sua personale visione, influssi provenienti dalle più importanti correnti artistiche del suo tempo.
Se la suddivisione orizzontale in due registri (piano terrestre e piano celeste), la simmetria, l'uso della diagonale, sono artifici  tipici delle composizioni manieristiche, la pratica dell'osservazione sul modello dal vero e la scelta di aspetti "quotidiani" derivano da Caravaggio. E ancora, l'osservazione minuziosa dei particolari dei costumi (come la veste del sacerdote) rinvia alla pittura di artisti fiorentini come Andrea Commodi e Agostino Ciampelli.
Tutta personale è quella perfetta semplicità  e purezza espressiva che avrà  grande seguito nelle sue opere successive.
E' da ricordare inoltre, che questo dipinto è stato importante anche per la formazione della figlia Artemisia: spesso la pittrice si ispirerà  a questo capolavoro paterno.

A. Cocchi

 


 

Bibliografia e sitografia

 

AA.VV. Caravaggisti Dossier Art n. 109, Giunti,  Firenze 1996
Keith Christiansen, Orazio Gentileschi a Roma. in: Keith Christiansen e Judith Mann (a cura di) Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano 2001
B. R. Benjamin, P. De Montebello, C. Strinati. Premessa in: Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano, 2001
La Nuova Enciclopedia dell'arte, Garzanti, 1986

 

 

 

 
Approfondimenti
Loading…