Annunciazione

L'Annunciazione di Torino è l'opera di carattere sacro di più alto valore artistico nella produzione di Orazio Gentileschi, ma anche uno dei capolavori della pittura del XVII secolo.
E' stata dipinta dall'artista pisano nel 1623, durante il suo soggiorno a Genova. Fu inviata al duca Carlo Emanuele di Savoia per la cappella della sua residenza a Torino.
Per l'originalità  della composizione e l'apparente arcaismo, quest'opera straordinaria non è stata sempre compresa ed ha suscitato anche critiche negative.
Nell'interpretazione del soggetto sacro, il Gentileschi si è ispirato alle opere del '400 fiorentino, e in particolare a quelle di Filippo Lippi e Donatello.
La scena si svolge all'interno di una stanza, descritta dettagliatamente. La Vergine, sulla sinistra, è in piedi, in un atteggiamento ritroso che ricorda nell'espressione quello dell'Annunciazione di Donatello. Tutta chiusa nel mantello che stringe a sè, la Madonna abbassa la testa e lo sguardo, mentre solleva una mano in segno di devozione verso l'angelo inginocchiato davanti a lei.
A testimoniare il suo abituale lavoro sul modello, nella Madonna si può riconoscere la stessa ragazza che ha posato per la Visione di santa Francesca Romana e per la Santa Cecilia e un angelo, sul capo si nota la sciarpa di velo a strisce d'oro  che compare in altri quadri di Orazio.

Per la pittura di carattere devozionale Orazio elabora uno stile in cui la fusione tra classicismo raffaellesco e realismo fiammingo è interpretata con raffinata sensibilità .
La colomba dello spirito santo circondata dai raggi sembra derivare da qualche opera di quei pittori olandesi presenti a Genova negli anni precedenti. Anche la descrizione dell'ambiente sembra risentire dell'influenza fiamminga, sebbene filtrata dalla sua personale esperienza nello studio dal vero.
A questo proposito si possono notare i particolari della finestra che la posto dei vetri è schermata da lastre di pergamena oleata, il candore allusivo delle lenzuola di lino, la luce diurna che pervade la stanza.
La bellissima tenda rossa drappeggiata e animata dalla luce rivela invece l'influsso di Rubens.

Questo lavoro, rispondendo alla spinta controriformistica alla creazione di un'arte sacra di carattere devozionale, è proprio pensato per Carlo Emanuele. Il Duca sabaudo era un attivo promotore di progetti artistici, scriveva poesie di tema sacro e nella pittura prediligeva il naturalismo caravaggesco.

A. Cocchi


Bibliografia e sitografia

A. Lapierre Artemisia Mondadori 1999
AA.VV. Caravaggisti Dossier Art n. 109, Giunti,  Firenze 1996
Keith Christiansen, L'arte di Orazio Gentileschi. in: Keith Christiansen e Judith Mann (a cura di) Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano 2001
J. W. Mann, Artemisia e Orazio Gentileschi in: Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano, 2001
B. R. Benjamin, P. De Montebello, C. Strinati. Premessa in: Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano, 2001
La Nuova Enciclopedia dell'arte, Garzanti, 1986


 

 
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