La moda alla fine del '700

Nella Francia post-rivoluzionaria, come già  nell'ultimo trentennio del Settecento in Europa, aumentò in modo considerevole il numero dei fruitori dei prodotti di moda, poichè accanto ai nobili, ormai in decadenza e alla potente alta borghesia, si aggiunsero altre classi sociali che si stavano affermando politicamente: la media e piccola borghesia.
Con l'aumento della richiesta aumentò quindi la quantità  dei prodotti a basso costo, realizzati con qualità  più bassa ma più facilmente acquistabili.
Con la prima industrializzazione, l'impiego dei telai meccanici e dei sistemi di produzione di serie divenne possibile realizzare capi d'abbigliamento di facile e rapido consumo che soppiantarono i manufatti costosi degli anni passati e si ebbe di conseguenza una maggiore uniformità . Le stoffe operate, considerate simbolo dell'Ancien Régime, caddero in disuso, come le decorazioni e i pizzi pregiati per fare spazio ai tessuti più sobri, pratici e resistenti.

Il principio filosofico di uguaglianza, che rimase sostanzialmente un'utopia, perchè non si riuscì ad applicarla veramente a livello sociale, trovò comunque un riscontro anche nella moda. Gli abiti, dai più pregiati di alta sartoria a quelli più economici prodotti dall'industria, divennero sostanzialmente simili nelle forme e nei colori, mentre la distinzione venne basata sulla qualità  dei materiali e della fattura, differenziandosi nei tessuti, nei tagli, nelle confezioni e nella realizzazione dei particolari.
Un tentativo di realizzare un tipo di 'divisa' che diventasse l'abito di una società  di uguali, venne fatto nel 1793, quando il governo rivoluzionario incaricò per questo compito il più grande artista della rivoluzione: Jaques-Louis David. Ma questo lavoro rimase solo un esperimento, perchè nemmeno un giacobino convinto e profondamente repubblicano come David riuscì a trovare una soluzione. Le sue creazioni rimasero dei costumi teatrali, adatti alle feste  e alle commemorazioni nazionali, ma non divennero veri e propri abiti.

Allo scadere del secolo XVIII le riviste con i figurini di moda proponevano una grande varietà  di offerte, ma per attirare l'attenzione e il gradimento del pubblico venivano mostrati capi di alta moda e qualità  molto alta. Nonostante si consigliasse l'uso di tessuti comuni, come il panno o il cotone, questi oggetti sono di seta, mussola indiana, scialli inglesi, nastri e piume: tutti materiali molto pregiati che rivelano l'esistenza di un ceto borghese ricco che comunque richiedeva abiti di lusso.

L'ideale di una società  civile e democratica, anch'esso appartenente alla filosofia illuminista venne inoltre sostenuto anche dalle conoscenze e dall'interpretazione che gli studiosi settecenteschi davano alla storia dei popoli antichi.
Le scoperte archeologiche e lo studio delle civiltà  greca e romana fornirono numerosi spunti estetici per la definizione di un costume che rispondesse ai requisiti di semplicità , praticità , rigore e spirito repubblicano. Di conseguenza la tunica, il chitone e le linee sciolte e morbide, cominciarono a porsi conme punti di riferimento per la moda degli anni a venire.

In sintesi, il mutamento dell'abbigliamento moda negli anni seguenti alla Rivoluzione è quindi dovuto a tre motivi principali:

- l'importanza economica che la moda aveva in un paese come la Francia,

- la tendenza a riferirsi ai modelli dell'antichità  come ideale estetico e politico. I costumi della Roma repubblicana e dell'antica Grecia rappresentavano esempi ideali, sia per la semplicità  e praticità  sia perchè indicatori di stili di vita repubblicani.

- la moda come espressione del livellamento tra le classi sociali, secondo un concetto di "uguaglianza" tra i cittadini.

A questo conformismo dilagante però non mancarono critiche e reazioni, anche perchè il principio di uguaglianza non sempre coincideva con quello, altrettanto centrale nel pensiero illuminista, della libertà .
Alcuni personaggi cominciarono a considerare la libertà  come una mancanza di regole imposte e il modo di vestire come una forma di libertà  personale per distinguersi dalla massa. Accanto alle riviste di moda che proponevano le novità  più disparate, cominciò una ricerca estetica individuale che puntava alla creazione del personaggio.
Si tratta di un fenomeno culturale chiamato dandismo, che ebbe origine in Inghilterra già  intorno al 1770 con Lord Byron e poi si diffuse in tutta Europa. Il dandy portava avanti uno stile personale, difficilmente imitabile e attraverso le sue scelte anticonformiste esprimeva la sua visione di sè e l'estraneità  o il disprezzo verso le mode e gli stili di comportamento più comuni e popolari.

A. Cocchi


Bibliografia

V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume. Calderini Editore, Firenze 2005
L. Kybalovà , O. Herbenovà , M. Lamarovà . Enciclopedia illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda. Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore, Ginevra-Milano 2006

 

 
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