Stile Luigi XVI

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Quando Luigi XVI salì al trono di Francia nel 1774, alla morte di Luigi XV, si trovò a governare un paese nel pieno della crisi. La Francia di quegli anni stava affrontando un grave dissesto economico ed era lacerata da violenti conflitti sociali che poco più di vent'anni dopo provocheranno la Rivoluzione e la caduta della monarchia.

Eppure il clima culturale del paese era particolarmente vivace; l'Illuminismo si era ormai affermato, e molte delle idee nuove propugnate dai filosofi trovavano espressione anche nella politica. L'esigenza di un modello democratico di vita sociale era avvertita da tutti gli strati popolari e soprattutto dalla borghesia, che si manifestava in quegli anni come la classe emergente di una società  ormai già  avviata all'industrializzazione.

La consorte di Luigi XVI, Maria Antonietta, sensibile al cambiamento sociale e culturale in atto, introdusse a corte un importante rinnovamento del costume. La regina, contraria alle rigide e stereotipate regole dell'etichetta fissate dal regime precedente, decise di semplificare le cerimonie di corte e rinnovare la foggia degli abiti in forme più semplici e soprattutto più comode.
Le sue scelte avevano anche una chiara risonanza politica, in quanto, almeno sul piano del costume, tendevano ad attenuare il divario tra la classe aristocratica e gli altri livelli della società .
La passione per l'Antico, insieme all'esigenza di razionalità , caratteristica fondamentale del gusto e della cultura neoclassica pervase anche la moda di quegli anni, incentivata dal crescente interesse archeologico, dalle scoperte di Ercolano e Pompei e dalle riflessioni di Winckelmann. La ricerca di semplicità  e funzionalità , accolta molto presto in Inghilterra, venne apprezzata anche in Francia, dapprima negli ambienti intellettuali e borghesi, poi divenne via via più accettabile anche presso gli aristocratici francesi, finchè la concezione di eleganza non fu più contrapposta a quelle di praticità  e semplicità . Così si determinò l'affermarsi del costume inglese, che aveva già  iniziato ed introdursi in Francia specie per l'abbigliamento maschile, al tempo di Luigi XV, ma che sotto Luigi XVI divenne più diffuso, anche in campo femminile.
Maria Antonietta, amante del lusso e della moda, si affidò alle creazioni della sarta Rose Bertin e del parrucchiere Léonard per proporre sempre nuovi modelli.

Le novità  del gusto vennero facilmente diffuse grazie ad un nuovo agilissimo strumento di informazione: le prime riviste di moda. Queste pubblicazioni periodiche sostituirono le bambole, più costose e decisamente meno pratiche, facendo circolare in tempi brevissimi i modelli della moda francese in tutta Europa e rendendoli accessibili a tutti i livelli sociali. Il Cabinet des Mode fu la prima rivista di moda, pubblicata nel 1785, ebbe immediato successo e si rinnovò,  cambiando il nome più volte, diventando il Magasin des Modes Nouvelles, Francaises et Anglaises nel 1786 e il Journal de la Mode et du Gout, nel 1790.
Dopo l'interruzione rappresentata dalla Rivoluzione Francese, dal 1797 le riviste di moda ripresero ad essere stampate.
La più conosciuta del periodo postrivoluzionario fu il Journal des Dames et des Modes.
Dai successi di questi primi esempi, naturalmente seguirono pubblicazioni simili anche negli altri paesi, finchè, alla fine del '700 erano ormai diffuse in tutta Europa.
Dopo la Rivoluzione Francese la moda non fu più promossa dalle corti aristocratiche, che anzi risultarono più reazionarie e legate a modelli desueti, ma dalla borghesia, che divenne promotrice delle novità  e tendenze del gusto.

A. Cocchi


Bibliografia

V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume. Calderini Editore, Firenze 2005
L. Kybalovà , O. Herbenovà , M. Lamarovà . Enciclopedia illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda. Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore, Ginevra-Milano 2006

 

 
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