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Le spigolatrici

Dipinto nel 1857, da Jean- Francoise Millet con il titolo Le spigolatrici, questo quadro è una delle opere più conosciute dell'artista francese. La tela è conservata al Museo d'Orsay, a Parigi.
Esposto nel salon parigino del 1857, il dipinto venne giudicato intollerabile, sia per la rozzezza delle figure in primo piano, sia per la lucida descrizione di uno stato di miseria che la politica del governo francese affermava di avere superato. Il quadro venne ironicamente soprannominato "le tre grazie dei poveri". Al di là  della lettura propriamente artistica, per i contemporanei di Millet il giudizio sul quadro venne determinato dal contrasto, inteso come denuncia, tra lo stato di miseria rappresentato dalle spigolatrici e la ricchezza indicata dagli enormi covoni e dai carri sovraccarichi di grano. Del resto lo stesso titolo "Le spigolatrici" era riferito ad una scandalosa condizione di povertà . La spigolatura era il lavoro di raccolta delle spighe di grano rimaste sul campo dopo la mietitura. Erano i braccianti, i lavoratori più poveri, all'ultimo livello della catena produttiva, che chiedevano ai latifondisti il permesso di raccogliere le spighe sparse a terra.
Diversi anni più tardi, l'interpretazione politica del dipinto subì già  un'inflessione diversa. Valorizzando i colori dei fazzoletti e delle vesti delle spigolatrici, nel 1914 il dipinto venne assunto come simbolo di patriottismo francese e utilizzato nei manifesti che invitavano all'arruolamento per la prima guerra mondiale.

L'immagine si presenta come una visione fotografica, sembra di vedere un attimo rubato ad una giornata di lavoro.
La composizione presenta uno sviluppo orizzontale, il quadro è diviso in due parti dove un terzo è occupato dal cielo e due terzi sono riservati al campo.
L'inquadratura è panoramica, rende il senso di vastità  della campagna. Il paesaggio, osservato in un tardo pomeriggio d'estate, si manifesta nella sua bellezza, scontrandosi con l'immagine spietata della faticosa esistenza umana. Il senso di infinito, la luce che inonda l'orizzonte e lo stormo di uccelli in volo sulla destra in alto, lontanissimi e al margine del quadro, sembrano rinviare ad un significato di libertà , speranza e pienezza di vita che sembrano negate alle contadine affaticate in primo piano. Le tre donne, relegate alla parte bassa del quadro, sono legate simbolicamente alla dimensione della terra, e più vicine all'ombra che alla luce.

Il peso visivo del primo piano è ottenuto anche mediante la distribuzione dei colori, più scuri e contrastanti in basso e sempre più chiari, luminosi e trasparenti  verso l'alto. L'ombra scura al margine inferiore del quadro aumenta l'effetto di gravità  e contrasta con la leggerezza dei celesti e gialli chiarissimi della parte alta.
Nella fascia più bassa del quadro si possono notare i riverberi e i guizzi di luce sille spighe, macchie e filamenti ottenuti in punta di pennello che interessarono un impressionista come Pissarro.

Il punto di vista è ribassato, per ottenere l'orizzonte alto e conferire monumentalità  alle tre figure. Con questi accorgimenti, le contadine divengono protagoniste.  Nonostante le ombre e lo scorcio, Millet non nasconde i lineamenti grossolani, le mani tozze e gonfie, la pelle bruciata dal sole. Tutti elementi che abbruttiscono i personaggi e insieme ne sottolineano la realtà . Anche le azioni sono dedotte da una visione diretta. Le forme risultano particolarmente concrete, essenziali e scultoree nella loro piena plasticità , rese solide dai colori opachi e gessosi, dai decisi chiaroscuri, dai calibrati giochi di luci e ombre. Le soluzioni pittoriche di Millet, orientate alla concretezza fisica, influenzarono e vennero molto ammirate da Courbet.
Ma anche se derivati dalla sua esperienza personale, i gesti e le pose, le forme arcuate delle figure incurvate delle contadine che riprendono quelle dei covoni, si dispongono nel quadro secondo un ritmo e un ordine che rinvia ai fregi antichi e ad un senso di equilibrio classico sempre presente nell'opera di Millet.
Per qualche misteriosa alchimia pittorica, Millet, più di ogni altro artista a lui contemporaneo, seppe rendere in modo così forte un senso di solennità  e dignità  quasi eroica alle umili condizioni dei suoi contadini.

A. Cocchi


Bibliografia

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G. Dorfles A. Vettese. Arte. Artisti Opere e Temi. Vol 3 Dal Realismo ad oggi. Atlas Editore, Bergamo 2013
D. Bianco, a cura di A. Mazzanti . La Grande Storia dell'arte. L'Ottocento. Prima parte. Scala Group, Gruppo Editoriale L'Espresso, Roma, 2003
V. Terraroli. Arte 3 Dal Romanticismo all'arte contemporanea. Skira Bompiani 2012

Evert van Uitert. L'arte di Van Gogh: modernizzare la tradizione. in: Vincent Van Gogh Arnoldo Mondadori Editore-De luca Editore. Milano-Roma 1988
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