Ludovico Carracci. Visione di San Francesco

Il miracolo come testimonianza

 

Tra il 1583-85 Ludovico Carracci dipinse la Visione di San Francesco, oggi al Rinskmuseum di Amsterdam. Si tratta di una tela di formato quasi quadrato di poco più di un metro di lato, sulla quale non sono stati ancora trovati documenti originali e che tradizionalmente era stata identificata per errore come una Visione di Sant'Antonio. Probabilmente l’equivoco è nato perché i racconti delle sacre apparizioni al tempo dei Carracci erano numerose e i protagonisti di queste storie potevano essere facilmente confuse dal popolo. Sia San Francesco che Sant’Antonio erano frati, inoltre Sant'Antonio è spesso raffigurato con il Bambino in braccio. La scena rappresentata da Ludovico, in realtà, è una ricostruzione molto fedele della storia ritenuta “ufficiale” del santo di Assisi, riportata dalla Legenda Maior di San Bonaventura. Qui si racconta che San Francesco stava passeggiando all’aperto quando comparve la Vergine in una gloria di luce e gli mise tra le braccia il Bambino. Testimone dell’avvenimento fu uno dei suoi compagni, il frate raffigurato da Ludovico a sinistra. Un altro motivo di confusione è dovuto al fatto che nel quadro San Francesco non ha le stigmate, ma anche questo particolare rivela la fedeltà ricostruttiva del pittore, perché la visione avvenne prima della stigmatizzazione. Inoltre, a differenza di San Francesco, Sant'Antonio si trovava all’interno di una stanza quando gli apparve Gesù Bambino.

 


Le diverse versioni della Visione di San Francesco.
 

 

I Carracci e i loro seguaci hanno realizzato diversi dipinti sulla figura di San Francesco. Il tema aveva un particolare significato soprattutto in riferimento alla riforma dell’ordine dei Cappuccini dell’Osservanza francescana. L’ordine dei Cappuccini, fondato nel 1529, crebbe di importanza, tanto che dopo il Concilio di Trento, divenne secondo solo a quello dei Gesuiti. ICappuccini osservanti si ospitavano al ritorno ad una vita semplice, austera e al distacco dalle cose terrene, secondo gli insegnamenti di San Francesco.


L’immediatezza e l’intensità dell’opera di Ludovico rispecchiano molto bene questi principi, la semplicità e naturalezza della scena si confondono potente misticismo. L’evento miracoloso viene rappresentato in modo coinvolgente, raccontato con un tono confidenziale, ponendo l’accento sulla verità. L’opera vuole essere un invito alla meditazione, recuperando una semplicità di linguaggio molto lontana dall’espressione aulica della pittura manierista. La descrizione degli ambienti, dei particolari naturalistici e degli aspetti più umili e veri delle cose deriva dalla cultura pittorica lombarda. È molto importante anche l’efficace resa psicologica dei personaggi, probabilmente derivata dalla ritrattistica lombarda, ma interpretata con particolare profondità da Ludovico è ripresa poi da Caravaggio. Il Merisi doveva aver studiato con attenzione le opere dei Carracci, in particolare il suo San Francesco che riceve le stigmate di Hartford, mostra di essersi riferito al dipinto di Ludovico: il tono lirico e delicato di quell’opera è piuttosto raro nella produzione di Caravaggio, solitamente portato a risultati più drammatici.
Soprattutto i mirabili effetti di luce adottati da Ludovico non sono sfuggiti all'occhio attento di Caravaggio, e vengono ripresi negli effetti notturni del dipinto di Hartford.
Sono però interessanti anche le caratteristiche che distinguono i due artisti.
Nel San Francesco di Ludovico il modellato delle figure, soprattutto nelle mani, acquista una morbidezza ed un calore riferiti agli effetti della “viva carne” che trovano l’antecedente più vicino nell’uso del colore della pittura del Barocci. Ludovico cercava la verosimiglianza per rendere più probabile l’esperienza soprannaturale e persuadere lo spettatore di una realtà universale che supera la visione individuale.
Caravaggio cerca la verità descrivendo ogni cosa e soffermandosi sugli aspetti fisici in ogni singolo particolare, il tema sacro è i interpretato come un’esperienza individuale.
Ludovico cerca una sintesi tra la tradizione classica e l’osservazione naturalistica, Caravaggio tende al particolare, offre la sua personale visione della natura, al di fuori della tradizione.

 

 


A Roma è conservata un'altra versione dello stesso Ludovico con laVergine, il Bambino, San Francesco e un’angelo, una terza versione dello stesso soggetto si trova Londra. Il Malvasia cita un piccolo dipinto di Agostino Carracci a Modena in cui è rappresentata la Vergine con San Francesco che tiene tra le braccia il Bambino. Lo stesso tema è stato trattato anche da Annibale.
Il dipinto di Ludovico fu imitato fedelmente da Francesco Vanni in uno schizzo a olio ora conservato agli Uffizi. Alessandro Tiarini è l’autore di un’altra rappresentazione di grande effetto per la Cappella di Francesco Pagani nella chiesa della Madonna della Ghiara a Reggio Emilia.
La Visione di San Francesco è stata dipinta più volte sia dal Domenichino sia da Simone Cantarini, Guido Reni ha realizzato su questo tema la pala d’altare perla chiesa dei Cappuccini di Faenza, mentre il Guercino propose una sua versione per la chiesa dei Cappuccini di Parma.

 

A. Cocchi

 

 

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Bibliografia

 

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La storia dell'arte raccontata da E. H. Gombrich. Leonardo editore. Roma 1995
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G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 4, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, F. Larocci, A. Vettese. Storia dell'arte. Vol. 3. L'Ottocento. Istituto Italiano Atlas Edizioni. Orio del Serio 2008
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti, 1986

 

 
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