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La morte del cavaliere di Celano

Rispetto all'insieme del ciclo pittorico con le Storie di san Francesco che Giotto ha realizzato nella Basilica Superiore della chiesa di San Francesco ad Assisi, la Morte del Cavaliere di Celano è una delle scene più drammatiche e originali. Nell'affresco si può notare come Giotto sia interessato alla resa psicologica e alla componente umana dei suoi personaggi. Se osserviamo l'uomo col cappello e l'abito rosso vicino a san Francesco o il fraticello seduto a tavola, possiamo notare i visi con fisionomie molto particolari, tipizzate. Giotto cerca di distinguere ogni personaggio dall'altro dotandolo di caratteristiche diverse. Ciò sembra confermare anche le antiche testimonianze che raccontano che l'artista  ritraeva i suoi amici e collaboratori per creare i suoi personaggi. Alla ricerca di individualizzazione si aggiunge anche una maggiore morbidezza pittorica rispetto agli affreschi precedenti. Gli atteggiamenti si fanno più sciolti e naturali, il disegno è più sicuro. Le figure diventano più allungate ed eleganti, hanno una concretezza, un peso fisico che si fa sentire, i piedi ben piantati per terra, i panneggi sono più consistenti e fluidi. Si può notare il particolare del panneggio della donna che piange in primo piano e vedere come cade con naturalezza.
Rispetto ai saggi precedenti, questa è una scena più ricca di particolari, si nota una maggiore attenzione alla resa realistica. L'incredibile natura morta sul tavolo, apparecchiato con ordine, ci fa capire che tutto è pronto e il banchetto è appena iniziato. San Francesco sembra si sia alzato in piedi di scatto, e nella fretta con il piede destro calpesta il saio troppo lungo che trascina per terra.

Nell'episodio del Cavaliere di Celano, nella Legenda Maior, si racconta che san Francesco aveva chiesto con le sue preghiere, la grazia per il Cavaliere, che l'aveva invitato a casa sua. Dopo la confessione, il Cavaliere dà  tutte le disposizioni per la sua casa, e mentre gli altri sono già  a tavola, lui muore improvvisamente, ma la sua anima è salva e viene accolta in Paradiso.
Questa è una delle scene più drammatiche di tutto il ciclo di Assisi. Nella composizione si può cogliere il contrasto, volutamente accentuato, tra la parte sinistra, più vuota, dove c'è il frate, tranquillamente seduto a tavola vicino a san Francesco, e la parte destra, tutta affollata di personaggi piangenti che soccorrono il Cavaliere. Questo contrasto serve per sostenere la spinta drammatica della scena, come in un 'colpo di scena' teatrale.

A. Cocchi


Bibliografia

E.Bacceschi L'opera completa di Giotto. Classici dell'arte Rizzoli. Milano 1966
Antonio Pucci. Il Centiloquio, Firenze 1373
A. Magistà . Così ne parlano i contemporanei, in: Il romanzo della pittura. Giotto e i maestri del Trecento. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988
S. Malatesta. L'uomo che parlava la lingua dei mercanti, in: Il romanzo della pittura. Giotto. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988
A. Tomei. Giotto. La pittura. Dossier Art Giunti, Firenze 1997
C. Semenzato, A. Angoletta Berti. Giotto e i giotteschi a Padova. Arnoldo Mondadori editore/ De Luca edizioni d'arte. Milano/Roma 1988
La Nuova Enciclopedia dell'Arte, Garzanti, 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 1, Zanichelli Bologna 2004

 

 
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