Andrea Mantegna. Decorazione della Cappella di San Giorgio a Mantova.

Castello di san Giorgio, Mantova
Castello d San Giorgio, Mantova. Foto di Anna Zacchi - photo taken by User:AnnaZac

 

La Cappella del Castello di San Giorgio e la  sua decorazione, progettata da Andrea Mantegna, è uno dei capolavori perduti del Rinascimento. Faceva parte di un preciso programma iconografico voluto da Ludovico II Gonzaga. Oggi rimangono alcuni preziosi dipinti, dispersi in diversi musei.

Indice dei contenuti
Mappe concettuali (.pdf) / Riassunti / Materiale didattico
Approfondimenti / Opere

La cappella perduta

 

Dopo i ripetuti inviti da parte di Ludovico II Gonzaga (documentati fin dal 1456) e terminata nel 1459 la Pala di San Zeno, finalmente Andrea Mantegna si trasferì a Mantova, per trascorrervi il resto della sua vita.
La sua presenza nella città dei Gonzaga risulta da un documento con data 7 agosto 1460, ma secondo gli studiosi l'artista vi giunse probabilmente già alla fine del 1459.

Uno dei primi lavori che furono richiesti al pittore fu la decorazione della Cappella del Castello di San Giorgio, progettata e decorata da Mantegna. L'opera però non esiste più, perché la cappella fu smembrata e probabilmente sostituita da un'altra attribuita a Giovan Battista Bertani e conosciuta attraverso una lettera del 1561 inviata al Cardinale Ercole Gonzaga. Poiché anche quest'ultima ha subito modifiche e cambiamenti di destinazione, su questa vicenda non rimane alcuna prova certa.  L'ambiente doveva essere di piccole dimensioni e collocato nella contro-torre di sud-est del Castello di San Giorgio. 

In base alla ricostruzione degli storici, la cappella non doveva essere decorata con  affreschi, ma con una serie di dipinti su tavola. Tale convinzione deriva dal ritrovamento di una lettera scritta il 26 aprile 1464 dall'artista e indirizzata al marchese di Goito, dove si legge il riferimento ad alcune tavolette con cornici dorate, quasi finite, da collocare nella "chapeleta".
I dipinti però già un secolo dopo furono tutti dispersi in seguito alla ristrutturazione della cappella e si è potuto risalire alla loro identificazione solo grazie a complesse ricerche. In base a tali studi, risulta che facevano parte del gruppo il cosiddetto Trittico degli Uffizi e la Morte della Vergine, ora al Prado.
Altri dipinti sono conosciuti solo attraverso testimonianze antiche e copie, come ad esempio una Resurrezione, un Noli me tangere e le Tre Marie, tutti conservati alla National Gallery di Londra.

 

 

Il tema iconografico



Tutti i dipinti che si ritiene fossero destinati alla cappella sono concentrati sul tema della redenzione, sviluppato attraverso i misteri dell'Incarnazione, Passione e Resurrezione di Cristo.
Si trattava quindi di un programma particolarmente adatto per una cappella che probabilmente doveva avere la funzione di mausoleo per Ludovico II.
Ma oltre a quella privata esiste anche una motivazione politica e di più grande portata culturale.
La decorazione della Cappella era solo una parte del più ampio programma di rinnovamento della residenza dei Gonzaga, strettamente collegato ad un importante evento storico: la Dieta di Mantova.
Dovendo ospitare i principi cristiani che si riunivano per organizzare la liberazione di Costantinopoli , conquistata dai Turchi nel 1453, il medievale Castello di San Giorgio doveva trasformarsi in un moderno e accogliente palazzo signorile, essere dunque all'altezza dell'occasione e divenire simbolo prestigioso della magnificenza dei Gonzaga.
La decorazione della cappella doveva partecipare coerentemente a quella trasformazione in chiave rinascimentale sia nello stile che nei temi iconografici.
Per via degli smembramenti subiti, rimane oggi molto difficile ricostruire la disposizione che Mantegna scelse per sistemare i dipinti nell'ambiente della cappella. Unico indizio convincente è il supporto concavo dell'Adorazione dei Magi, che fa ipotizzare la sua collocazione nell'abside.

 

A. Cocchi

  

 

 

 

Chapel of St. George, Mantua

 

After continuous invitations from Ludovico II Gonzaga (recorded from 1456) and after concluding the works of the San Zeno AltarpieceAndrea Mantegna finally moves to Mantua where he spends the rest of his life.
His presence in Gonzaga's city is recorded on a document dated 7th August 1460, but according to scholars, he moved probably at the end of 1459.
One of the first works that he was requested to do was to decorate the Chapel of the Castel of St. George, designed by the Florentine architect Luca Fancelli. Based on historians' reconstruction of the facts, the decoration should not have been made with frescoes but with a series of panel paintings. This affirmation comes from a letter written by Mantegna on the 26th April 1464 to the Marquis of Goito, which contains a reference to some panels with golden frames, almost finished, to be placed in the chapel.
These paintings were already dispersed one century after, following the restoration of the chapel and only through complex research was it possible to identify them.

Based on such studies, it turns out that the Triptych of the Uffizi and the Death of the Virgin, now in the Prado Museum were part of this group of paintings.
Other paintings were only known through old evidence and copies, for example the Resurrection, the Noli me Tangere and the Three Marys housed in the National Gallery in London. All the paintings that are believed to be for the chapel, had focused on the redemption theme, and developed through the mystery of the IncarnationPassion and the Resurrection of Christ.

It was therefore a programme adapted specifically for a chapel to be used as a mausoleum for Ludovico.
But apart from the private motivation, there was also a political one, of greater cultural scope. The decoration of the chapel was only one part of the vast programme of redecoration of the Gonzaga's house, closely linked to an important historical event: the Council of Mantua.

The medieval Castel of St. George had to lodge the Christian princes that were meeting to organize the liberation of Constantinople, conquered by the Turks in 1453, and therefore had to be transformed into a modern and welcoming refined palace. In another words, it had to be brought up to the occasion and become a prestigious symbol of the splendour of the Gonzagas.

The decoration of the chapel should follow consistently the Renaissance transformation, both in style and iconographic themes. Because of the early scattering of the paintings, it is very difficult today to try and reconstruct the order that Mantegna had chosen for the paintings in the chapel. The only convincing evidence is the concave support for the Adoration of the Magi, which indicates its position in the apse.

 

 

A. Cocchi

Trad.: A. Sturmer.

 

 

 

 

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Bibliografia

 

Lionello Puppi Cianfrusaglie reperti e un talent scout in: Il Romanzo della pittura. Masaccio e Piero. Supplemento al n° 29 de "la Repubblica" del 2.11.1988
Claudia Cleri Via Mantegna. Art eDossier n.55. Giunti, Firenze. 1991
M. Bellonci, N. Garavaglia L'opera completa di Mantegna. Classici dell'arte Rizzoli, Milano 1966
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa-Bruno Mondadori, Roma 2000
A. Blunt Le teorie artistiche in Italia dal Rinascimento al Manierismo. Piccola Biblioteca Einaudi, Giulio Einaudi Editore, Torino 1966
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008

 

 

 
Approfondimenti
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