Visita alla Rocca Malatestiana di Cesena

La grandezza poderosa della fortezza, a forma di esagono irregolare, con sette torri esterne di varia forma (circolare, rettangolare, poligonale) e due torri interne (il Maschio e la Femmina) che svettano sulle grandi muraglie, si erge imponente in cima al colle visibile da tutta la città  e la pianura circostante.
Entrando nel cortile interno, a destra si erge la lunga cortina est; a sinistra si stende il grande prato in pendio dominato dalle due torri, il Maschio e la Femmina; di fronte, in fondo alla corte bassa, sbarra il passo il grande cancello di ferro, antica entrata principale della fortezza.

Ai camminamenti interni si accede attraverso una piccola porta situata a metà  della cortina est. Da lì ci si inoltra nel Corridoio del pozzo. A metà  percorso, infatti, si passa sopra la grata che chiude una cavità , di forma quadrata, che qualcuno ha definito il “pozzo dei rasoi”, ma che potrebbe anche celare un passaggio segreto sotterraneo per fuggire dalla Rocca in caso di assedio. Proseguendo, si svolta a destra nel Corridoio del Nuti, dal nome dall’architetto che l’ha progettato. In fondo si giunge alla stanza del piano intermedio della Torre di guardia.
Al suo interno si possono ammirare un armigero con la maglia di ferro e la sella con la quale si correva la “Giostra d’incontro” dall’epoca malatestiana fino al 1838. Si trattava di un torneo cavalleresco durante il quale quattro cavalieri, in rappresentanza dei quattro quartieri della città , si sfidavano allo scontro con la lancia in Piazza Grande, oggi Piazza del Popolo. Vinceva colui che disarcionava gli avversari o chi, dopo cinque scontri, aveva totalizzato il maggior numero di punti in base alle parti colpite dell’avversario. Nelle due spallette della finestra si vedono ancora delle incisioni in caratteri forse cirillici, lasciati da soldati di guarnigione alla Rocca. Spicca nitido il nome Giulio Croce. Ai lati della finestra si possono osservare due bocche da fuoco, murate dall’esterno in data imprecisata e lasciate chiuse anche durante i restauri degli anni 70-80.
Salendo la scala a chiocciola, si raggiunge il piano superiore, occupato da un’unica stanza di forma circolare chiamata “delle cannoniere” per la presenza di due postazioni per cannoni ancora aperte e con il camino di aspirazione del fumo dell’esplosione. La finestra al centro guarda verso la Basilica del Monte e la settecentesca Chiesa di Sant'Agostino. Le due feritoie sulla parete opposta, una delle quali è parzialmente chiusa da un muro di rinforzo costruito parallelamente a quello antico del corridoio, tengono sotto osservazione i lati esterni del muro.
La scala a chiocciola continuerebbe fino a raggiungere gli spalti a cielo aperto, ma è chiusa da una cupola trasparente visibile sui camminamenti esterni. Dalla “stanza delle cannoniere” parte il corridoio detto “del nano”, così definito perché è il più basso di tutta la struttura e costringe chi lo percorre ad avanzare con la testa chinata. Si presume che sia stato realizzato per motivi di sicurezza in modo da costringere eventuali nemici a procedere piegati, per poter essere raggiunti con facilità  e sopraffatti.

Proseguendo si arriva alla stanza che si pensa sia “delle torture”  pochè è molto alta, presenta fori che probabilmente contenevano catene, è posta sotto il livello del terreno e lontana dalle due torri interne.
L’ultima parte del corridoio, comunemente noto come "Corridoio dei fantasmi"  ha le feritoie ostruite dalla costruzione dell’edificio esterno che serviva come cucina del carcere, uffici e casa del custode. Proprio in quest’ultimo tratto in diverse occasioni si sarebbero verificati fenomeni paranormali che fanno parlare di “fantasmi alla Rocca”, l’ultimo risale al 2001.

Al termine del corridoio si scende la lunga scala e a destra, vi sono l’innesto con la cortina sud e l’uscita sotto il voltone d’ingresso; a sinistra vi sono due stanzette della torretta d’angolo con due cannoniere. Percorrendo la scala fino in fondo, si scende nella stanza semicircolare di protezione dell’antico fossato, la cui funzione è testimoniata da una feritoia d’osservazione, una bocca da fuoco ed una porta attualmente murata (sempre per scopo difensivo).

Risalita la scala ci si immette nella cortina sud, la più alta e naturalmente illuminata dell’intero percorso, in fondo alla quale si trova uno dei più bei locali della Rocca Malatestiana: la Scala dei cavalli. Alta e monumentale è costituita da uno scivolo con cordoli per permettere ai cavalli di entrare dal fossato, risalire fino al livello dei cortili alti interni e raggiungere la corte della cisterna, che era la più protetta di tutta la struttura difensiva della fortezza.

Attraverso la corte bassa, si accede Torre Femmina  dentro la quale è allestito il Museo Storico dell’Agricoltura. Al piano seminterrato, in due grandi ambienti a volta a botte sono conservati carri agricoli, calessi dipinti e attrezzi da lavoro. Interessante la raccolta di Caveje, perni in ferro battuto ornati da tintinnati anelli, che avevano la funzione di bloccare il giogo dei buoi al timone del carro.
Al piano superiore si possono ammirare la ricostruzione di una cucina contadina e quella di una camera da letto. Si risale la scala e si prosegue fino al secondo piano dove nella sala dei telai sono esposte immagini e attrezzature che raccontano l’intero ciclo della canapa, dalla raccolta fino alla tessitura della tela.
Nei locali vicini sono conservati attrezzi per il ciclo del grano, dai grandi aratri alle falci e ai setacci per la “spulatura”. Al terzo piano è ampiamente documentato l’intero ciclo dell’uva e del vino, sia con immagini, sia con attrezzature del passato. Inoltre è appena stata allestita la ricostruzione di una antica falegnameria donata alla città  di cesena dopo la morte di un collezionista di questi utensili.

Nella Sala esagonale della torre d’angolo è alloggiata l’Armeria della Rocca con armature, elmi, lance, picche, alabarde, scuri, mazzafrusti, archi, balestre, scudi e spade.
Su questo piano è possibile notare che lungo i muri sono presenti, anche se chiusi da vetri, dei piombatoi o beccatelli, che venivano usati per gettare sassi frecce o pece bollente sui nemici che tentavano di dare la scalata alla torre; nella parte alta del muro sono visibili gli antichi merli a coda di rondine che sono stati chiusi per la trasformazione della Rocca in prigione. Ai piani intermedi si aprono le piccole stanze esagonali della torretta che conservano altri attrezzi per le attività  artigianali di supporto.

Usciti dalla Torre Femmina si accede alla Torre Maschio grazie alla scala che introduce al piano rialzato. Un tempo la Torre non aveva collegamenti con il cortile e la porta attuale è stata tagliata nel mattone vivo, probabilmente al tempo della trasformazione della Rocca in carcere mandamentale.
Ci si trova così nella Stanza al piano rialzato, anticamente illuminata da due finestrelle sulle pareti est e nord; la grande finestra di fronte è stata tagliata anch’essa nel muro vivo, contemporaneamente alla porta. Questo ambiente oggi è adibito a mostre tematiche di ceramiche e maioliche ritrovate negli scavi archeologici del centro storico: Periodicamente le mostre vengono rinnovate per epoche storiche.
Da questa stanza, si sale alla Stanza del Comandante della fortezza, che conserva i resti di un antico camino, nicchie alle pareti, sedili alle tre finestre, uno splendido soffitto a spirale e due porte d’ingresso. Una collegava il Maschio alla Femmina con un ponte levatoio, oggi non più esistente, l’altra permette ancora di scendere, con un ponte sospeso, sul bastione ovest. Sopra questa si possono notare, incastrati nel muro, i resti delle carrucole in legno che comandavano l’apertura e la chiusura del ponte levatoio.
Dalla torre maschio si scende, attraverso il ponte fisso, sul bastione ovest, dove incomincia la passeggiata panoramica sulle mura.
Dagli spalti si scende sul grande prato, che un tempo costituiva la piazza d’armi, dove i soldati si esercitavano alla guerra e che oggi è luogo di eventi culturali, folcloristici, teatrali e musicali.

L. Bartoli, S. Fioravanti, F. Manca, S. N. Mennella (alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)

 

 
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