Biblioteca Malatestiana: l'architettura

Sul timpano del portale risalta l’elefante, simbolo dei Malatesti, con il motto

“Elephas Indus culices non timet” ( “L’elefante Indiano non teme le zanzare” ) ,

 mentre ai lati dell’architrave e sui capitelli delle lesene sono raffigurati i simboli araldici della grata, delle tre teste e della scacchiera.
La porta in legno scuro è opera di Cristoforo da San Giovanni in Persiceto e reca la data 15 agosto 1454, giorno solenne e festoso per la città che celebrava quel giorno un’importante “Fiera D’Agosto”.

L’aula, di forma rettangolare allungata, è percorsa da due file parallele di banchi ai lati, con al centro un ampio corridoio vuoto. È formata da tre navate, che rappresentano la Trinità, e dodici campate longitudinali, che rappresentano gli apostoli. La luce, distribuendosi dalle finestrelle archiacute, due per campata, si ripartisce nelle navate laterali, mentre la navata centrale, scandita da 20 eleganti colonne (foto colonne ) con capitelli a scudi e a foglie pendule, è illuminata longitudinalmente dal grande occhio di fondo. Da qui un suggestivo fascio di luce cade sulle epigrafi del pavimento, che rinnovano la memoria del donatore:


“Mal(atesta) Nov(ellus) Pan(dulphi) fil(ius) Mal(atestae) nep(os) dedit” ( “Malatesta Novello figlio di Pandolfo nipote di Malatesta diede” ).


Anche il colore riveste un ruolo preciso: il bianco delle colonne mediane, il rosso del pavimento in cotto e delle semicolonne e il verde dell’intonaco, riportato alla luce dai restauri degli anni Venti del Novecento, rimandano ai colori degli stemmi malatestiani.

Aloisi, Dradi, Sintucci, Valentini. (alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)

 

 
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