Donato Bramante


Donato Bramante. Tribuna di Santa Maria delle Grazie. 1492-97.Milano. Foto di Carlo Dell'Orto  CC BY-SA 3.0

 

Donato Bramante ha introdotto una visione nuova nell'architettura rinascimentale: le sue costruzioni sembrano solidi leggeri che si dilatano nello spazio, giocando tra realtà e illusione, con geometrie perfette e cariche di significati simbolici.

Donato Bramante. Cenni sulla vita e attività artistica

 

Donato di Pascuccio di Antonio, detto Bramante, nacque nel 1444 nel Ducato di Urbino, fervente centro culturale dell’Umanesimo, in un piccolo paese detto Monte Asdruvaldo (oggi Fermignano).  E’stato pittore e architetto, e la sua attività si svolse soprattutto a Milano e a Roma. Raccolse le esperienze pittoriche e architettoniche degli ambienti artistici più all’avanguardia del primo rinascimento, si avvalse, tra l'altro, dell'amicizia e della collaborazione di Leonardo, conosciuto a Milano, negli anni '80 del '400.
Bramante nelle sue opere arrivò a concepire una visione più moderna dei valori di spazio e struttura, aprendo la strada ad una visione che troverà seguito nel ‘500. Fu molto ammirato anche dagli artisti suoi contemporanei.
Ne Le vite del Vasari è descritto come "una persona molto allegra e si dilettò sempre di giovare a' prossimi suoi".

Iniziò molto giovane a dedicarsi all'arte, e la sua prima formazione avvenne nel campo della pittura, ad Urbino, presso la bottega di Bartolomeo di Giovanni Corradini, noto con il soprannome di fra’ Carnevale, perché era pittore e frate domenicano esperto in rappresentazioni prospettiche. Fu seguendo gli insegnamenti di questo maestro che il giovane Donato divenne pittore “prospectivo”, cioè specializzato nella realizzazione di scene architettoniche poste da sfondo alle rappresentazioni.
Con molta probabilità, insieme agli altri aiuti del Corradini, partecipò al cantiere del Palazzo Ducale di Federico da Montefeltro. Lo studio dell’arte portato avanti in un ambiente così vivace culturalmente come era e la città di Urbino del '400 fu ricco di stimoli e di occasioni.  Bramante entrò in contatto con artisti di grande talento come Mantegna, Piero della Francesca, Luca Signorelli, Melozzo da Forlì, Alberti e Laurana.
Nel 1476 Donato Bramante decise di spostarsi verso il nord-Italia, probabilmente fece un soggiorno a Mantova, dove venne  influenzato dalle opere del Mantegna per la pittura e dell’Alberti per l’architettura.
Nel 1477 soggiornò a Bergamo, dove si trovano le sue prime opere documentate. Lavorò come pittore, affrescando la facciata del Palazzo del Podestà, con figure di Filosofi in inquadrature architettoniche in prospettiva.Qualche storico attribuisce al Bramante anche gli affreschi in casa Fontana Silvestri.
Ma a Bergamo, Donato non si trattenne molto, finite le sue decorazioni ad affresco decise di recarsi a Milano, ove rimase a lungo.
A Milano si fermò per un primo soggiorno nel 1478, forse su richiesta di Federico da Montefeltro, che invitò l’artista ad eseguire dei lavori sul suo Palazzo a Porta Ticinese, dono di Galeazzo Maria Sforza. Pochi anni più tardi, la sua presenza a Milano risulta  stabile. Ne è testimonianza l’Incisione Prevedari, realizzata su suo disegno.
Fino ai primi anni ‘90 del Quattrocento, Bramante continuò a dipingere. In una stanza del palazzo di dell'umanista Gaspare Visconti realizzò una serie di affreschi di grande effetto illusionistico: gli Uomini d’arme, con figure monumentali inserite in ambienti architettonici. Si tratta di opere staccate e conservate ala Pinacoteca milanese di Brera.
Allo stesso periodo risale il suo capolavoro pittorico: il Cristo alla Colonna eseguito per la storica Abbazia di Chiaravalle. L'opera, di espressività intensa, è l'unico dipinto su tavola attribuito a Bramante.
A Milano, alla corte di Ludovico Sforza, Bramante trovò un ambiente particolarmente stimolante, e realizzò le sue prime opere di architettura, sperimentando nuove soluzioni spaziali.
nella corte sforzesca Bramante conobbe Leonardo, con il quale nacque una proficua collaborazione, con scambi ed esperienze particolarmente feconde, ma anche una solida amicizia. I due artisti  lavorarono insieme anche nei cantieri del Castello Sforzesco e di Santa Maria delle Grazie. Da Ludovico furono incaricati come ingegneri ducali, appaltatori di feste e di spettacoli.
Gli anni tra l’80 e il ‘90 segnarono per Bramante  un periodo di intenso lavoro  come architetto. Tra il 1482 e il 1486 Bramante si concentrò sul Coro di Santa Maria presso San Satiro. Al 1492 risalgono i progetti per la Tribuna di Santa Maria delle Grazie,  la Sagrestia Vecchia e il Chiostro minore.
Nello stesso periodo progettò la Canonica di Sant’Ambrogio, che rimase incompiuta, e nel 1497 i due Chiostri del Monastero cistercense di Sant’Ambrogio, realizzati, in seguito alla sua partenza dal capoluogo lombardo, da altri artisti.
Nel 1499 I francesi sconfissero Ludovico il Moro e occuparono Milano: con la fuga degli Sforza anche molti artisti, fra i quali Leonardo, e Bramante lasciarono la città.
Alla fine del 1499, Bramante si trasferì a Roma e rimase nella capitale fino alla morte, lavorando soprattutto per il pontefice. Sotto Giulio II e a contatto con le antichità romane, il suo stile subì una nuova evoluzione: assunse una impronta più classica e con le sue opere iniziò il processo di trasformazione della città verso forme rinascimentali.
A lui si deve la realizzazione del Chiostro di Santa Maria della Pace, del Tempietto di San Pietro in Montorio e del Cortile del Belvedere. Roma all'inizio del '500 è il luogo d’incontro e di confronto di grandi artisti, con architetti quali fra’Giocondo, Giuliano da Sangallo e Baldassarre Peruzzi, oltre alle presenze geniali di Raffaello e Michelangelo.
Nel 1506, Giulio II nominò Bramante architetto pontificio, incaricandolo della demolizione e ricostruzione dell’antica basilica costantiniana di San Pietro. Il progetto del Bramante era originale e grandioso, ma egli morì prima di portarlo a termine, nel 1514.

 

A. Cocchi

 

 

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Bibliografia

 

N. Pevsner Storia dell’architettura europea. Il Saggiatore, Milano 1984
La Nuova Enciclopedia dell’arte Garzanti, Giunti, Firenze 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 2, Zanichelli Bologna 2004
AA.VV. Moduli di Arte. Dal Rinascimento maturo al rococò. Electa Bruno Mondadori, Roma 2000
G. Dorfles, S. Buganza, J. Stoppa Storia dell'arte. Vol II Dal Quattrocento al Settecento. Istituto Italiano Edizioni Atlas, Bergamo 2008

 

 

 
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