Paul Poiret

Paul Poiret in prova nel suo atelier.
Paul Poiret in prova nel suo atelier.

 

Geniale artista e grande innovatore, Paul Poiret rappresenta una delle figure principali della moda della Belle époque.
Le sue invenzioni provocarono un radicale cambiamento rispetto alla tradizione, aprendo la strada alla modernità.

Gli abiti della modernità

 

Geniale artista e grande innovatore, Paul Poiret rappresenta una delle figure principali della moda della Belle époque.
Le sue invenzioni provocarono un radicale cambiamento rispetto alla tradizione, aprendo la strada alla modernità. Al pari delle contemporanee ricerche artistiche dell'Art Nouveau espresse soprattutto in architettura, nell'arredamento e nel design di oggetti, gli abiti di Poiret associano bellezza a funzionalità, eleganza e comodità. I tessuti furono scelti privilegiando la qualità e le caratteristiche di morbidezza e fluidità, ma lo stilista dedicò grande attenzione alla ricerca e alla creazione dei nuovi tessuti industriali, che offrirono possibilità inedite per la lavorazione, la vestibilità e la decorazione.

Le creazioni di Poiret, nei primi anni del '900 hanno avuto diversi meriti:

  • fissarono un'immagine femminile assolutamente nuova, libera e disinvolta, misteriosa e raffinata, a tratti esotica o classica, avvolta in tessuti leggeri e trasparenti.
  • Poiret con i suoi abiti ha rivalutato la bellezza naturale del corpo femminile, liberandolo dalle costrizioni dei corsetti e dei busti, spesso deformanti e nocivi rispetto alle funzioni biologiche.
  • La morbidezza e l'eleganza delle sue creazioni accompagnavano quindi lo spontaneo esprimersi dei movimenti nella naturale sensualità  femminile.


Gli anni della formazione

Poiret nacque nel 1879 a Parigi, in una famiglia modesta di mercanti di tessuti, dalla quale venne avviato fin da bambino al lavoro di sartoria. 
Ancora adolescente Poiret cominciò a disegnare modelli, per venderli ad alcune delle più conosciute case di moda di Parigi, finchè nel 1896 venne assunto come apprendista disegnatore presso l'atelier di Jacques Doucet.
Nel 1900 entrò come stilista nella celebre casa di moda Worth, rimanendovi però pochi anni, poichè i suoi disegni troppo avveniristici, basati su una linea semplice e pratica, si scontravano con il gusto moderato della clientela.


Il primo atelier

Nel 1903 Poiret decise di mettersi in proprio e aprì il suo studio nei pressi dell'Opera di Parigi, in Rue Auber.
Questa scelta rappresentò per il grande stilista anche l'occasione di manifestare buone capacità  come uomo d'affari, infatti in controtendenza rispetto agli altri ateliers di moda, lo studio di Poiret si apriva sulla strada con ampie vetrine, dando piena visibilità  ai suoi nuovi modelli.

I primi abiti che propose erano già  particolarmente innovativi: abbandonando ogni tipo di decorazione realizzò abiti dalla linea sciolta e naturale, che consentivano una inedita libertà  di movimento.
Nel suo nuovo taglio, il tessuto appoggiato unicamente sulle spalle e non più sulla vita, cadeva con grande scioltezza e fluidità .

Nel 1905, durante la guerra russo-giapponese, creò il mantello-kimono. Si trattava di una sopravveste, che Poiret propose in tessuto rosso-bordeaux con fodera chiara a contrasto, ricamata con motivi a cineserie.


Il secondo atelier

I suoi abiti, lanciando la moda del giapponesismo, ebbero molto successo e dal 1906 Poiret si spostò in un altro atelier più grande, organizzato in diversi settori di lavorazione, situato in rue Pasquier.

Poiret curò anche la parte commerciale della sua immpresa, pianificando la diffusione dei suoi modelli  attraverso pubblicazioni e sfilate in tutta Europa, in una moderna operazione di marketing

  • In questo suo nuovo studio nacque il Lola Montes, primo abito senza corsetto.
    Un'alta fascia interna steccata e fermata da gros grain sostituiva il busto, ormai inutile, e fasciava la vita e i fianchi.
    Il taglio della vita venne spostato fin sotto al seno, in corrispondenza con il bordo superiore della fascia interna.

Lo spettacolo del Balletto Russo, in scena a Parigi nel 1909, con i fantasiosi ed esotici costumi di Léon Baskt, furono un'altra importante fonte d'ispirazione per Paul Poiret, che produsse

  • i pantaloni harem
  • la gonna humpel,
  • i turbanti

proponendo l'immagine della donna-odalisca.

All'affascinante e libera foggia orientale si riferiscono anche i suoi cappotti, giacche e mantelli, sviluppati sul taglio semplice e unitario del kimono rifiniti con bordi di pelliccia.
Sempre il kimono diventa il motivo dominante anche per gli abiti di seta, con ricami floreali, che soppiantano il tradizionale abito da pomeriggio.

Agli esagerati cappelli con larghe falde, trattenuti con gli spilloni, Poiret sostituisce pratici ed eleganti turbanti, semplici, con drappeggi o decorati con piume.

La tendenza orientaleggiante lanciata da Poiret culmina con la serata mondana della Festa delle Mille e una Notte, tenuta il 24 giugno 1911 nel parco della sua nuova prestigiosa sede in Avenue D'Antin.
L'occasione era finalizzata alla presentazione dei suoi ultimi modelli:

  • i completi con morbidi pantaloni harem realizzati in chiffon bianco e ocra, fermati in vita e alle caviglie,
  • le gonne-pantalone (jupe coulotte) o turkish
  • e i giubbetti di foggia orientale.

Nonostante le reazioni scandalizzate di una parte della borghesia di allora, i pantaloni all'orientale proposti da Poiret furono apprezzati da molte donne parigine, e contribuirono a costruire la particolare immagine di femme fatale che appartiene all'estetica della Belle époque, anche attraverso la diffusione dei suoi costumi nel teatro e nel cinema.

Accanto alla linea orientaleggiante, Poiret sviluppò anche una contemporanea ricerca riagganciandosi allo stile neoclassico, orientato su soluzioni e materiali innovativi, con decorazioni stampate nei colori delle avanguardie artistiche.
Tra i modelli più celebri appartenenti a questo filone si possono ricordare:

  • il classicheggiante Joséphine, con vita alta, in satine bianco e tunica in tulle e bordatura dorata;
  • la tunica Cairo, legata alle calde atmosfere mediterranee;
  • l'Eugénie, in rosso e oro, derivato dal sari indiano;
  • e l'orientaleggiante mantello Ispahan.

Nuove esperienze

Entrando in contatto con la Wiener Werkstatte di Vienna, Poiret si interessa anche di design e progettazione di interni, apre l'Atelier Martine a Parigi, e in collaborazione con artisti come Raoul Dufy, lancia una linea di tessuti e arredi.

Nel 1911 sviluppa la sua impresa anche nel campo della cosmesi e dei profumi con la linea Rosine, con essenze rare presentate in confezioni sofisticate e preziose.

Nel 1913, quando Poiret conquista anche il mercato statunitense con i suoi accessori per la moda (borse, calze, guanti...) lo stilista ha ormai raggiunto una fama mondiale, affermandosi come il più grande stilista di alta moda del primo '900.
Nel 1917 aveva appena aperto a New York un atelier proponendo anche una linea di abiti che anticipano il prêt-à -porter moderno, quando in piena guerra mondiale fu chiamato a prestare servizio militare.


Gli anni dopo la guerra

Quando ritornò al suo lavoro, nel 1919, la disastrosa situazione sociale causata dalla guerra aveva cambiato completamente il panorama economico e le esigenze del target.
I modelli di Poiret apparvero ormai troppo lussuosi e lontani dalle nuove esigenze, le commissioni diminuirono e si concentrano solo sul mondo del cinema e del teatro.
Negli anni seguenti, una serie di operazioni sbagliate provocarono il decadimento della sua impresa, finchè con la terribile crisi economica del 1929 giunse al fallimento.

Nel 1932 Poiret ricominciò la sua attività  con un piccolo laboratorio di sartoria a Parigi, ma la sua fama venne ormai oscurata da altri stilisti, tra i quali Chanel, che con capi di abbigliamento più semplici, economici e pratici, si imposero sul mercato. Poiret continuò a progettare costumi per il cinema e per il teatro e nonostante alcune collaborazioni con i Magazzini Liberty di Londra e una sfilata per l'inaugurazione del Pont d'Argent di Parigi, venne presto dimenticato.

Morì a Parigi nel 1944.

A. Cocchi

 

 

 

 

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La Scuola di Chicago.
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Bibliografia

 

V. Maugeri A. Paffumi Storia della moda e del costume. Calderini Editore, Firenze 2005
L. Kybalovà , O. Herbenovà , M. Lamarovà . Enciclopedia illustrata del costume. F.lli Melita Editore, La Spezia 1988
C. Giorgetti. Manuale di Storia del Costume e della Moda. Cantini Gruppo D'Adamo Editore, Firenze
E. Morini. Storia della moda XVIII-XX secolo. Skira editore, Ginevra-Milano 2006
F. Podreider. Guida alla raccolta di stoffe di Rosa Genoni Podreider. Dattiloscritto. Archivio Storico della Società  Umanitaria di Milano.

 

 
Approfondimenti
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