Basilica di Santa Maria Assunta

Nell’affascinante terra dell’Appennino Tosco-romagnolo, si apre un tranquillo paesello chiamato Bagno di Romagna. La prima cosa che si nota all’interno del centro abitato è la Basilica di Santa Maria Assunta che si erge dominando la scena.

Secondo fonti storiche, il 13 novembre 872, il Papa Adriano II ordinò direttamente a Giovanni, Vescovo d’Arezzo, la costruzione di tale chiesa, questa richiese molto tempo, poiché passò anche sotto la giurisdizione dei Vescovi del Montefeltro e di Sarsina.
I privilegi della chiesa di Santa Maria in Bagno, diminuirono e ben presto i monaci benedettini, dovettero abbandonarla, intorno al 1100, a causa delle prepotenze dei vari piccoli feudatari locali.

La Basilica, nella quale sono riconoscibili alcune linee romaniche solo all’esterno, fu completamente trasformata rispetto alla struttura originaria.

Esternamente possiamo vedere una facciata a salienti, tipicamente romanica, con al centro di essa, un bellissimo rosone scolpito in pietra, con motivo floreale a otto petali, che richiama simbolicamente i sette giorni della Creazione e quello, l’ottavo, del Giudizio.
Sotto al rosone è presente il portale d’ingresso, di stile rinascimentale, rialzato da tre scalini poligonali, simili a quelli che si trovavano all’entrata dei templi dell’antica Grecia. Tale portale è affiancato da due lesene decorative, con scalanature e raffinati capitelli classicheggianti.  Scolpiti in pietra serena locale, tra le volute e le foglie d'acanto di stile corinzio-composito, si inseriscono a mo' di mascheroni, due volti. La presenza del berretto di foggia medievale e i lineameti fortemente caratterizzati portano a pensare che siano dei ritratti.

 Le lesene sono sormontate da un’architrave dove, durante il periodo rinascimentale, era presente un’iscrizione votiva:

“... VIRGINI DEVOTI POSVI ...”

di cui rimangono solo pochi frammenti.
Inoltre possiamo rilevare tra il rosone e il portale una lunga cornice modanata che percorre tutto il perimetro della chiesa.

Come ogni basilica romanica che si rispetti, si può notare un alto e imponente campanile, costruito in tre fasi ben distinte e che si pensava potesse far parte del sistema difensivo del castello di Bagno. E' un'alta torre quadrata, priva di aperture tranne le monofore ogivali della cella campanaria. Anzichè il consueto tetto a piramide acuta, la terminazione è piana, sottolineata da una cornice sporgente che ricorda l'esempio fiorentino del campanile giottesco di Santa Maria del Fiore.

Sempre all'esterno, in sostituzione all’antica sacrestia che si trovava vicino all’ingresso secondario della basilica, fu eretto un monumento di bronzo dedicato alla Beata Giovanna di Bagno.

Entrando nei dettagli architettonici, vediamo una pianta basilicale formata da una sola navata, non rispettando le regole canoniche dello stile romanico, determinando perciò un ambiente estremamente raccolto per favorire il rapporto diretto tra Dio e i suoi fedeli.
Inoltre ci sono sette cappelle per parte e nove altari, che arricchiscono e danno importanza alla struttura stessa.
Per sostenere tutto l’edificio si è ricorso all’utilizzo di spessi muri e contrafforti; sulle pareti esterne sono presenti piccole finestre a feritoia, che rendono l’interno poco illuminato e che servono per rendere tutta la muratura compatta e che nel periodo medievale, servivano a proteggere i fedeli dall’assalto del nemico.

Vista la vicina presenza di numerose cave di pietra serena ad Alfero, la Basilica è stata costruita con tale materiale.
Perciò nonostante l'aspetto semplice la chiesa rimane un importante testimonianza artistica e storica di questo territorio.

Le nove cappelle all'interno della chiesa ospitano numerose opere d’arte che arricchiscono questo minumento.

Entrando gli occhi del visitatore vengono catturati da un bellissimo Fonte battesimale, risalente all’anno 1000 e una statua in terracotta invetriata di Andrea di Marco della Robbia, che rappresenta la giovane martire Sant’Agnese, mentre stringe nelle mani una palmetta, un libro e un agnello. Tale opera è alta 135 centimetri ed è stata sfortunatamente riverniciata con smalto bianco, perdendo così la sua forma originale.

Tra le opere presenti, vogliamo soffermare l’attenzione su:

- la Natività del Ghirlandaio;
- il Trittico di Neri di Bicci;
- la Madonna della Rosa o del Romitorio del Maestro di S. Ivo;
- la Madonna col Bambino e Santi di Michele di Ridolfo del Ghirlandaio.

C. Spighi, S. Fabbri Della Faggiola, C. Bianco  (alunni del Liceo Classico Monti, Cesena)


Bibliografia e sitografia

Giulio Fallani, Appennino romagnolo, edizioni Multigraphic, Il laboratorio, 1990, Firenze
- Francesco Santucci, Storia della Val di Bagno, editore Il ponte vecchio, 1999, Cesena
- M.A.Lippi Mazzi, Corzano tra storia e leggenda, stabilimento topografico dei comuni, 1976, Santa Sofia
- Don Giovanni Vecci, Corzano e l’Alta valle del Savio, edizione fuori commercio, 1991, Sarsina
- Alfredo Bellandi – Roberto Greggi – Giuliano Marcuccino, Corzano: dal castello al santuario, editore centro di studi storici Bagno di Romagna – San Piero in Bagno, 1996, Cesena
- Pier Giovanni Fabbri, La Val di Bagno in età medievale e moderna, edizioni centro studi storici Bagno di Romagna, 1991, Forlì
-, Rocche e castelli di Romagna, edizioni Alfa, 1971, Bologna

 

 

 
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