Benedetto Antelami

Benedetto Antelami. Deposizione di Cristo dalla croce. 1178. Marmo rosso. Parma, Duomo
Benedetto Antelami. Deposizione di Cristo dalla croce. 1178. Marmo rosso. Parma, Duomo

 

Con uno stile personalissimo e un'ampia cultura figurativa, Antelami riesce a creare una raffinata sintesi tra tradizione e innovazione, segnando il passaggio dalla civiltà romanica a quella gotica italiana.

Cenni sulla vita e sulle opere.

 

Benedetto Antelami, scultore e architetto attivo tra la seconda metà del XII secolo e il primo trentennio del XIII in area lombardo-ligure-emiliana, è considerato il primo grande interprete del Gotico in Italia.
Con uno stile personalissimo e un'ampia cultura figurativa, Antelami riesce a creare una raffinata sintesi tra tradizione e innovazione, segnando il passaggio dalla civiltà romanica a quella gotica italiana. Sia nella scultura sia come architetto Antelami è infatti il primo artista italiano che passa dall'equilibrio romanico alla spinta gotica, associando dialetticamente, la tradizione costruttiva lombardo-emiliana con le esperienze dell'arte francese.
Dalla scarsa documentazione finora rintracciata, sembra che Benedetto Antelami sia nato intorno al 1150, forse nella Valle d'Intelvi (alla quale, secondo alcuni studiosi, alluderebbe il cognome).
Tuttavia, la sua personalità stilistica è talmente potente da essere immediatamente riconoscibile in una serie di opere giunte fino a noi. Esse ci permettono di ricostruire la sua attività e certificano l'influenza esercitata dal maestro Benedetto sui numerosi discepoli, suoi collaboratori nelle opere.
Per quanto riguarda la formazione, è probabile che l'artista appartenga alla cosiddetta Scuola Lombarda, prestigiosa scuola regionale del XII secolo, situata nella Valle d'Intelvi, in area comasca. Ad essa sembra si siano formati alcuni dei maggiori protagonisti dell'arte romanica, tra cui Wiligelmo, che ha lasciato i suoi maggiori capolavori nelle cattedrali di Modena e di Cremona, e il Maestro Nicolao, intervenuto nel Duomo di Ferrara e in San Zeno a Verona.
Prima del 1175, Benedetto Antelami è presente a Genova, dove scolpisce un Pulpito ora frammentario.

Quando giunge a Parma, nel 1175, l'Antelami probabilmente ha già lavorato ad Arles, operando in alcuni capitelli del chiostro. Il suo massimo capolavoro conosciuto, la Deposizione nel Duomo di Parma, unica parte rimasta di un pulpito, poi smembrato, rivela tra gli elementi del suo stile, anche una chiara derivazione dai modelli dell'Ile de France, che fa presumere un suo soggiorno in Francia.
Quando il maestro giunge a Parma il Duomo è già costruito da tempo, i lavori sono iniziati fin dal 1130, l'opera di Antelami al Pulpito si colloca nel momento in cui vengono effettuate alcune modifiche nei rapporti tra cripta, navata e presbiterio.
Altra opera certa del maestro Benedetto nel Duomo di Parma è la Cattedra vescovile, splendido trono di marmo, dalle forme squadrate e decorata con rilievi e figurazioni di santi e cavalli. L'equilibrio e la compiutezza dello stile fanno trasparire in questo capolavoro una visione quasi rinascimentale.

Altre opere risalenti al cantiere del Duomo di Parma, ora visibili nel vicino Battistero, sono le serie delle Stagioni e dei Mesi, assegnate dagli studiosi alla scuola antelamica, o ai Maestri Campionesi.
Opera certa di Benedetto sono invece i Rilievi della facciata e del Protiro, e la sequenza dei Mesi sul portale centrale.
Negli anni successivi, l'Antelami lavora come architetto nella Cattedrale di Fidenza, per poi occuparsi, tra il 1196 e 1212, del Battistero di Parma. Su quest'ultimo incarico non sappiamo se il Maestro Benedetto si sia occupato solo della scultura o va considerato anche come l'architetto e ideatore dell'intero complesso.
Un'altra opera scultorea recentemente scoperta è la Madonna di Fontevivo, nell'Abbazia di Fontevivo, presso Parma, e il gruppo della Madonna col Bambino, in pietra policroma, databile intorno al 1190.
Tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII, il maestro è documentato anche a Vercelli dove lavora come architetto alla Chiesa abbaziale di Sant'Andrea.
La morte dell'artista dovrebbe collocarsi intorno al 1230.

Secondo alcuni documenti, al nome Antelami corrispondono, oltre a un architetto-scultore che è Benedetto da Parma, anche molti altri artisti, appartenenti ad una stessa scuola, come è accaduto per i maestri campionesi, per cui, i cantieri antelamici continuano ad essere attivi, fino oltre il '300, a Parma e in Italia settentrionale.

 

 

Lo stile di Antelami

 

Nell'opera di Benedetto Antelami motivi e forme della scultura romanica lombardo-emiliana, della tradizione veneto-bizantina, ma anche delle innovative soluzioni del gotico francese e un raffinato recupero di elementi classici, si fondono in un linguaggio plastico del tutto nuovo e originale. L'arte di Antelami tende alla piena conquista della forma, dello spazio e del movimento, insieme ad una intensa espressività delle figure.
Attraverso le opere giunte fino a noi, Antelami si rivela come un maestro di cultura piuttosto ampia, che oltre alle conoscenze letterarie, evidenti soprattutto nei temi, rivela anche una forte padronanza della matematica e della geometria, riscontrabile nei ritmi e negli eleganti calcoli proporzionali delle sue composizioni.
Nella scultura Benedetto Antelami rivela la conoscenza diretta dell'antichità classica, specialmente di età augustea. Al tempo stesso mantiene una personale capacità di sintesi e di sublimazione dalla realtà, che rappresenta un segno stilistico originalissimo, che lascia nelle sue opere uno stile inconfondibile, che si distingue da quello degli altri maestri attivi nel nord-Italia.
Inoltre, sembra probabile che il maestro Benedetto abbia studiato alla "Scuola di Chartres" dominata da una filosofia di corrente platonica e da un profondo recupero dell'antico.
La ricerca espressiva di Benedetto avvia un processo culturale che caratterizzerà l'Italia settentrionale. Nell'arte si sviluppa un'elaborazione dell'immagine in cui confluiscono recuperi della tradizione, studi sui testi antichi, contenuti ripresi dalla scienza e  riflessioni tratte dalla filosofia contemporanee. In tale contesto si configurano i rapporti con l'Ile de France.
Il neoplatonismo che impronta la "Scuola di Chartes", insieme al recupero dei testi classici latini, corrisponde perfettamente alla cultura di Benedetto e alla sua enciclopedia. L'iconografia del Battistero di Parma trova molte corrispondenze rispetto al Portale Occidentale della Cattedrale di Chartres, molte scene mostrano una derivazione diretta. Tali somiglianze testimoniano anche come il maestro italiano, secondo la pratica medievale degli artisti di allora, dev'essersi servito di album, taccuini da disegno, o altre forme di annotazione.

La vicinanza culturale con la Francia è dovuta anche a motivi ideologici. Nella seconda metà del XII secolo la Chiesa è impegnata nella lotta contro l'eresia catara, particolarmente diffusa nel Nord-Italia, e nella sua propaganda religiosa utilizza soprattutto la forza persuasiva e di suggestione delle immagini.
Benedetto e i suoi allievi, i maestri campionesi e tutti gli altri artisti che operaqno in Italia settentrionale sono coinvolti in questo processo. Ciò spiega l'introduzione improvvisa di iconografie inedite come la Crocifissione, L'ultima cena, e la Majestas Domini, in cui viene ribadita l'importanza di Gesù Cristo contro la negazione del Cristo-Dio dei Catari.   Anche l'iconografia dei Mesi svolge una funzione anti-eresia. Tutti questi temi sono presenti nelle opere di Benedetto.

 

A. Cocchi

 

 

 

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Bibliografia

 

G.C. Argan. Storia dell'arte italiana. Vol. 1. Sansoni Editore, Milano 1982
F. Negri Arnoldi. Storia dell'Arte. Vol. 1. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1986
A. C. Quintavalle. Tra Parma e Chartres. in: Art e Dossier n. 49, settembre 1990 Giunti, Firenze.
C. Mutti, M. Ravenna. La pietra racconta i misteri dell'uomo. in: Bell'Italia-speciale Parma, suppl. al n. 14, settembre 1989, Editoriale Giorgio Mondadori, Milano
M. C. Alfieri, R. Cattani, M. Fornari, a cura di: L. Fornari Scianchi. Parma, storia, arte e monumenti. Edizioni Italcards, Bologna.

 

 
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