Giovanni Antonio Bazzi, detto il Sodoma

Sodoma. San Benedetto ristora i monaci. Affresco. 1503-04 Monastero di Monte Oliveto Maggiore
Sodoma. San Benedetto ristora i monaci. Affresco. 1503-04 Monastero di Monte Oliveto Maggiore

 

Interprete di un manierismo sperimentale, Giovanni Antonio Bazzi elabora una stile pittorico coinvolgente e originale. Accanto all'efficace resa psicologica, ogni scena drammatica viene stemperata da una sottile ironia.

 

Cenni biografici e attività artistica

 

Tra gli esponenti del Manierismo toscano, Giovanni Antonio Bazzi, meglio conosciuto con il soprannome Sodoma, è uno dei protagonisti più controversi della pittura cinquecentesca. Godette anche un buon prestigio presso i suoi contemporanei e lavorò per una committenza illustre, che va da papa Giulio II (1508-09) ad Agostino Chigi, da Jacopo V d'Appiano, signore di Piombino, al duca di Ferrara, ai Gonzaga. Il suo lavoro ha quindi richiesto numerosi spostamenti, fino ai suoi ultimi dipinti a Volterra e Pisa. Ma è soprattutto a Siena che la sua opera ha lasciato un segno decisivo, rappresentando un punto di riferimento importante per la pittura locale.
Il Vasari, nelle sue Vite gli dedica un'intera biografia, descrivendo gran parte delle sue opere. Dal punto di vista umano però egli lo critica piuttosto aspramente, definendolo come un artista bizzarro e licenzioso, sempre in compagnia di ragazzi (per questo venne chiamato "Sodoma"), che teneva in casa ogni sorta di animali, capriccioso nel lavoro e che soleva vestirsi in modo stravagante e appariscente. Durante la sua permanenza a Siena partecipava sempre al Palio con il suo cavallo pomellato.
Nato a Vercelli nel 1477, Sodoma si forma nella  cultura pittorica lombarda, ed è documentato il suo apprendistato presso la locale bottega di Martino Spanzotti, artista dallo stile complesso e arcaizzante. Alcuni studiosi ipotizzano anche un suo viaggio a Milano, dove la conoscenza della pittura di Leonardo potrebbe spiegare una vaga ripresa dello "sfumato" del grande maestro in alcune sue opere giovanili.

Tra il 1501 e il 1508 Sodoma è a Siena, dove venne impegnato in incarichi importanti. Si tratta soprattutto di affreschi, come quelli con le Storie di Santa Maria in Sant'Anna in Camprena del 1501,  e i dipinti di Monte Oliveto del 1503-04

Un altro momento significativo per la definizione del suo stile è rappresentato dal soggiorno romano. Nel 1508 Sodoma, su incarico di Giulio II, si trova impegnato nei  i lavori per la Stanza della Segnatura negli appartamenti papali in Vaticano, ed entra in contatto con Raffaello dalla cui pittura deriva importanti influenze.
In un secondo soggiorno a Roma tra il 1516 e il 1518, Sodoma dipinge le Storie di Alessandro su incarico di Agostino Chigi, un ciclo in cui emerge più decisamente la componente classica, derivata soprattutto da Raffaello.

La cultura classica di Sodoma si forma soprattutto attraverso la frequentazione dell'ambiente romano e rimarrà  una costante nella sua esistenza, visto che l'artista al suo ritorno a Siena, dal 1518 aveva cominciato a collezionare pezzi antichi e negli anni '20 aveva messo insieme una notevole raccolta di antichità , rientrando nel filone del collezionismo contemporaneo.

Gli anni dai '20 ai '30 vedono Sodoma come un protagonista della pittura senese, a questa fase corrisponde una maggiore scioltezza compositiva e nella definizione delle forme, insieme al configurarsi di uno stile "misto" dove alla componente classicheggiante di derivazione romana si accosta in linguaggio più disinvolto, di inflessione popolare e di gusto provinciale.

La fase finale della produzione di Sodoma è caratterizzata da un manierismo sperimentale che non provoca una nuova evoluzione nello stile dell'artista. Tuttavia accanto a questo atteggiamento dispersivo si fa strada una evidente componente personale, con una visione più concentrata sugli aspetti emozionali e sentimentali, resi con una più attenta definizione psicologica e l'introduzione di effetti di luce e ombra che mirano alla resa drammatica e al coinvolgimento dello spettatore.

Sodoma muore a Siena nel 1549.

 

 

Formazione e inizi

 

Giovanni Antonio Bazzi entra tredicenne, nel 1490, nella bottega del maestro Martino Spanzotti a Vercelli, la sua città  natale, con un contratto della durata di sette anni. Ma già  nel 1501 il ragazzo risulta assente da Vercelli e nel 1503 il giovane artista è già  documentato in Toscana, dove riceve il suo primo incarico importante: gli Affreschi per il refettorio del monastero degli Olivetani di Sant'Anna in Camprena, vicino a Pienza.

Secondo alcuni studiosi, prima di trasferirsi in Toscana il Sodoma deve aver soggiornato a Milano, probabilmente prima della sconfitta degli Sforza, nel 1499.
E' anche possibile che Sodoma, ancora giovanissimo fosse messo al corrente della situazione artistica milanese già  dal maestro Martino, che nei primi anni '90 si mostra un attento seguace all'opera di Bramante. Un gruppo di opere assegnate al suo periodo giovanile mostrano con molta chiarezza influssi di artisti operativi in Lombardia e a Milano come Bramante, Zenale, Bramantino e soprattutto Leonardo, e una conoscenza piuttosto profonda degli studi prospettici, degli esperimenti sulla luce e della resa psicologica dei personaggi che caratterizza la cultura artistica lombarda degli anni a cavallo tra '400 e '500.

 

 

Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Pietà. Part. Roma, Palazzo Patrizi di Montoro

Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Pietà. Part. Roma, Palazzo Patrizi di Montoro.
Fonte:  R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma.cit.

 


Fanno parte di questo gruppo di dipinti una giovanile Pietà  ora dispersa; una seconda Pietà  conservata al Palazzo Patrizi di Montoro a Roma, dove Sodoma sembra approfondire lo studio degli stati d'animo dei personaggi, la Pietà  della Confraternita dell'Orto a Roma, di straordinaria qualità  per l'intensità  espressiva, la visione prospettica e gli effetti di luce; il Compianto sul Cristo morto in cui introduce un difficile e ben riuscito scorcio mantegnesco, e il suggestivo Salvator Mundi di Brescia.

 

 

Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Salvator Mundi. Già Brescia, Collezione privata.
Giovanni Antonio Bazzi detto il Sodoma. Salvator Mundi. Già Brescia, Collezione privata.
Fonte:  R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma.cit.

 

Col suo trasferimento a Siena lo stile di Sodoma si trasforma, lasciandosi influenzare dalle componenti della pittura umbra, un po' più arcaiche rispetto a quelle dell'ambito lombardo, capeggiata da Perugino e Pinturicchio.
L'ambiente artistico di Siena all'arrivo di Giovanni Antonio Bazzi, nei primi anni del '500, stava improvvisamente cambiando. Le commissioni più importanti erano quelle dei Chigi e dei Piccolomini che prediligevano l'arte quattrocentesca di Perugino e Pinturicchio.
Perugino, dopo il 1500, su richiesta di Mariano Chigi aveva dipinto la pala della Crocifissione e santi per la chiesa di Sant'Agostino. Nel 1502 Pinturicchio venne incaricato dal cardinale Francesco Piccolomini di realizzare un ciclo di affreschi dedicato a papa Pio II (zio del cardinale) nella Libreria del Duomo di Siena.
Nel 1502 passò da Siena anche Leonardo, ma si fermò soltanto per disegnare la Campana della Torre del Mangia. Nello stesso anno venne posta sull'altare maggiore di Santa Maria degli Angeli in Valli la pala con la Madonna e santi di Raffaellino del Garbo.

 

 

L'attività autonoma

 

Non è ancora stato chiarito il rapporto del Bazzi con  Leonardo, sembra che sia entrato in contatto con la sua opera proprio in questa prima fase, in occasione di un suo viaggio a Milano. L'influenza della pittura di Leonardo però rappresenta solo una debole traccia sul suo stile, poiché i valori chiaroscurali del grande maestro vengono tradotti in una versione ammorbidita e superficiale nei lavori giovanili di Sodoma. Gli esempi di questo momento sono soprattutto Amore e castità  del Louvre, la Giuditta della Pinacoteca di Siena e la Madonna e Santi della Pinacoteca di Torino.

 

 

 

Sodoma. Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dett. Affresco. 1503-04. Pienza, Monastero di Sant'Anna in Camprena.
Sodoma. Moltiplicazione dei pani e dei pesci. Dett. Affresco. 1503-04. Pienza, Monastero di Sant'Anna in Camprena.

 

 

Nel 1501 Sodoma si sposta a Siena e viene subito incaricato di dipingere gli affreschi con le Storie di Santa Maria in Sant'Anna in Camprena, un monastero olivetano vicino a Pienza. I dipinti verranno realizzati tra il 1503 e il 1504.

Seguirono gli affreschi con le Storie di san Benedetto nel chiostro grande dell'Abbazia di Monte Oliveto Maggiore, con cui completò il ciclo lasciato incompiuto da Luca Signorelli nel 1497. Si tratta di scene ricche di dettagli folcloristici e vivaci spunti popolareschi.
Questa fase corrisponde ad un importante momento di sviluppo nello stile del giovane artista, che acquisì maggiore scioltezza, superando certi arcaismi lombardi e assimilando alcuni del valori espressivi della pittura umbra. L'artista vercellese fece tesoro soprattutto dell'insegnamento del Pinturicchio, da cui trasse composizioni più fluide e forme più morbide. Nei fregi che incorniciano le scene, sia a Monteoliveto che a Sant'Anna in Camprena, compaiono figure bizzarre e mostruose fantasie classicheggianti che ricordano quelle di Raffaello nella Stanza dell'Incendio di Borgo in Vaticano.

Nel 1508 su incarico di papa Giulio II venne chiamato a Roma per dipingere il soffitto e alcune parti decorative della Stanza della Segnatura, negli appartamenti del pontefice. Subito dopo subentrò Raffaello, e per quanto sia difficile ricostruire il rapporto tra i due nel tempo in cui lavorarono insieme, prima che l'incarico passasse definitivamente all'urbinate, l'influenza della pittura di Raffaello su Sodoma ha comunque determinato una forte spinta in avanti per l'evoluzione del suo stile.

Rientrato a Siena entro il 1510, dopo lo sfortunato lavoro in Vaticano, Sodoma riceve numerosi incarichi per la città . Venne chiamato da Sigismondo Chigi per dipingere in chiaroscuro la facciata del suo Palazzo Chigi al Casato. Il lavoro ottenne un evidente successo, poiché qualche tempo dopo ricevette un altro incarico simile. Nel 1513 venne infatti chiamato da Agostino Bardi, per dipingere la facciata di Palazzo Bardi alla Postierla.
Tra il 1511 e il 1515, Giovanni Antonio realizzò l'affresco della Flagellazione per il Convento dei frati francescani a Siena. Di questo oggi rimane solo un frammento con la figura di Cristo presso la Pinacoteca di Siena.
Negli stessi anni dipinse la Madonna e Santi per la chiesa di San Bartolomeo presso la villa Chigi a "Le Volte"; ora il dipinto è alla Galleria Sabauda di Torino.
A partire dal 1510 l'arte di Sodoma si orienta decisamente verso le componenti fiorentine. La Crocifissione del 1510, conservata presso la Pinacoteca di Siena riprende i metodi compositivi di Filippo Lippi e Perugino, soprattutto nel rapporto tra figura e ambientazione, ma sia apre anche in una visione più sciolta e moderna.
Nella Madonna in trono del 1513 della Galleria Sabauda di Torino Sodoma si accosta anche alla pittura del fiorentino Fra Bartolomeo della Porta.

Durante un soggiorno a Firenze nel 1515 Sodoma venne chiamato dall'ambasciatore  del duca Alfonso D'este di Ferrara per realizzare lo splendido San Giorgio a cavallo, ora alla National Gallery di Washington.

 

 

 

Sodoma. Alessandro e Rossane. 1516-18. Affresco. Roma, Farnesina.
Sodoma. Alessandro e Rossane. 1516-18. Affresco. Roma, Farnesina.

 

Di nuovo a Roma, tra il 1516 e il 1518, Sodoma dipinge le Storie di Alessandro su incarico di Alessandro Chigi, alla Farnesina, un ciclo in cui emerge più decisamente la componente classica, derivata soprattutto da Raffaello.

 

 

 

Sodoma. Presentazione di Maria al tempio. 1518-32. Affresco. Siena, Oratorio di San Bernardino
Sodoma. Presentazione di Maria al tempio. 1518-32. Affresco. Siena, Oratorio di San Bernardino



Tornato a Siena, nel 1518, lontano dall'ambiente competitivo e soggetto ai forti condizionamenti artistici della città  di Roma, per l'artista vercellese si apre una fase più distesa. Il suo stile si fa via via più sciolto e maturo, alternando le componenti classicheggianti a un linguaggio più descrittivo con accenti popolari. Così le opere che nascono dopo il 1520 sembrano allontanarsi dal linguaggio più aulico del periodo romano per indulgere a un gusto più vicino alla cultura provinciale di Siena. E' il momento in cui dipinge le tre scene delle Storie della Vergine nell'Oratorio di San Bernardino, affiancando Domenico Beccafumi e Girolamo del Pacchia.

 

 

Sodoma. Svenimento di Santa Caterina. 1526. Affresco. Siena, Chiesa di San Domenico
Sodoma. Svenimento di Santa Caterina. 1526. Affresco. Siena, Chiesa di San Domenico

 


Tra le opere realizzate entro il 1530, questo carattere misto si fa più evidente, e sembrano alternarsi le diverse tendenze senta un'apparente volontà  di scelta. Questa mescolanza di soluzioni di coglie ad esempio nello Stendardo di San Sebastiano del 1525, negli affreschi della Cappella di Santa Caterina nella chiesa di San Domenico, del 1526 , e anche in quelli eseguiti nella Sala del Mappamondo del Palazzo Pubblico di Siena, con i santi Ansano e Vittore, risalenti al 1529.

Anche il soggiorno a Firenze nel 1528 non sembra aver influenzato in modo decisivo  l'artista verso una nuova evoluzione, e tutta la produzione del periodo finale appare orientata verso un manierismo sperimentale, come se fosse alla ricerca di una sua particolare linea da seguire.
La fase matura della produzione del Sodoma al di là  di un atteggiamento un po' dispersivo soprattutto nella scelta delle soluzioni compositive e formali, è anche caratterizzato da una più chiara impronta personale. I contenuti sono orientati verso una maggiore forza emozionale. L'artista crea ritmi più articolati e dinamici e sembra concentrarsi soprattutto sulla resa drammatica attraverso effetti di luce e chiaroscuro più coinvolgenti. Più attento alla dimensione psicologica definisce con precisione espressioni e atteggiamenti raggiungendo risultati anche qualitativamente alti, come nella Ordinazione di Sant'Agostino del 1530 in Santo Spirito a Siena.
In altri casi la vena sentimentale viene esasperata fino ad assumere un'intonazione patetica come nel San Sebastiano di Palazzo Pitti a Firenze.

Nel corso degli anni '30 Sodoma adotta forme più allungate e sembra accostarsi moderatamente alla maniera di Michelangelo e di Leonardo, come appare nella Sacra conversazione realizzata nel 1542, conservata al Museo Nazionale di San Matteo a Pisa.

L'arte di Sodoma ha avuto anche una certa influenza tra i più giovani pittori contemporanei del territorio di Siena. tra questi si possono indicare Girolamo del Pacchia (1477-1540 ca.), Andrea del Piccinelli detto il Brescianino, attivo tra il 1505 e il '25 e Domenico Beccafumi, che, insieme a Girolamo, aveva lavorato con lui negli affreschi di San Bernardino.

 

 

 

 

Bibliografia

 

R. Bartalini. Le occasioni del Sodoma. dalla Milano di Leonardo alla Roma di Raffaello.  Donzelli Editore, Roma, 1996
S. J. Freedberg. La pittura in Italia dal 1500 al 1600. Nuova Alfa Editoriale. Bologna, 1988
R e M. Wittkower. Nati sotto Saturno. La figura dell'artista dall'antichità  alla Rivoluzione francese. Giulio Einaudi Editore, Torino 1996
M. Sennato (a cura di) Dizionario Larousse della pittura italiana. Gremese editore, Roma 1993
La Nuova Enciclopedia dell'Arte Garzanti.

 

 

 
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