Gentileschi Orazio

Orazio Gentileschi. Suonatrice di liuto. 1612-1620. Olio su tela. National Gallery, Washington D.C.
Orazio Gentileschi. Suonatrice di liuto. 1612-1620. Olio su tela. National Gallery, Washington D.C.

 

Uno degli aspetti più moderni della produzione di Orazio sta nell'intrecciarsi dell'arte con la vita. Come modelli Orazio sceglie le persone che conosce, che fanno parte della sua vita di tutti i giorni.

L'arte di Orazio

 

L'opera di Orazio Gentileschi rappresenta un'affascinante evoluzione dal manierismo al barocco. Alla fase giovanile più vicina alla cultura figurativa toscana  di fine '500 si volge verso una sintesi tra la visione armoniosa e classicheggiante desunta da Raffaello e lo sguardo più naturalistico e rivolto al vero derivato da CaravaggioNelle opere mature si apre ad un linguaggio più europeo,  interessandosi all'opera di artisti come  Van Dick, conosciuto durante il suo soggiorno genovese e ritrovato poi a Londra. Orazio aveva conosciuto piuttosto bene anche l'arte di Rubens. Già  a Roma vide i suoi dipinti nell'abside della chiesa di Santa Maria in Vallicella del 1608, a Genova la pala con i Miracoli di Sant'Ignazio nella chiesa di Sant'Ant'Ambrogio.  Trovò altre opere di Rubens a Parigi negli affreschi del Palais de Luxembourg e in Inghilterra a Greenwich, dove vide gli affreschi della Whitehall.

Orazio Gentileschi inoltre ha avuto il merito di essere stato anche il maestro di parecchi artisti di talento. Oltre alla figlia Artemisia, una delle poche donne che sono riuscite a sviluppare con successo una carriera artistica  in quei tempi, il suo insegnamento è stato prezioso anche per artisti stranieri come Hendick Tebruggen e Vermeer.
Orazio ha lavorato a Roma, Genova, a Parigi e Londra, richiamato dalle corti di Maria de'Medici e Carlo I, lasciando sempre una notevole influenza sull'arte e le nuove generazioni di artisti di quelle città .
Orazio Gentileschi è un artista dotato di raffinata sensibilità , particolarmente attento nello studio delle composizioni dalle forme compatte e colori accesi. Le sue opere sono caratterizzate dalla ricerca di forme essenziali e sottoposte ad una luce calda, che anziché generare effetti drammatici, sembra giocare con le ombre e addolcire le figure. Riesce sempre a creare una dimensione poetica e mantiene una visione armoniosa e serena che non possiede mai la carica tragica della figlia Artemisia.

 

 

Orazio Gentileschi. Mosè salvato dalle acque. Part. 1630 ca. Olio sui tela. Museo Nacional del Prado, Madrid.
Orazio Gentileschi. Mosè salvato dalle acque. Part. 1630 ca. Olio sui tela. Museo Nazionale del Prado, Madrid.

 

 

Uno degli aspetti più moderni della produzione di Orazio sta nell'intrecciarsi dell'arte con la vita. Dopo la fase giovanile, più legata alla sua formazione manieristica, a partire dal 1600 la sua pittura si basa (sull'esempio di Caravaggio) sull'osservazione diretta. Come modelli Orazio sceglie le persone che conosce, che fanno parte della sua vita di tutti i giorni.
Opere come la Madonna col Bambino di Princeton, la Madonna di Bucarest, il San Francesco sorretto da un angelo, la Sacra famiglia con San Giovanni Battista bambino, il Riposo dalla fuga in Egitto, mostrano una grande partecipazione affettiva e capacità  di cogliere la dimensione umana delle situazioni presentate. Nei paesaggi la fattura minuziosa e curata, la luminosità  dei colori, rivelano una sensibilità  raffinata e un atteggiamento di stupore verso la bellezza della natura. Nelle pale d'altare e nelle opere di soggetto religioso, come ad esempio la Salita al Calvario, al di là  delle convenzioni manieristiche, viene espressa una commossa riflessione religiosa. Insomma, dietro agli artifici della composizione o della messa in posa si coglie sempre un'atmosfera di vissuto personale e di verità  profonda.

Da non dimenticare, inoltre, l'importante ruolo che i due Gentileschi, padre e figlia hanno avuto nella diffusione del naturalismo caravaggesco fuori dai confini italiani.

 

Cenni sulla vita

 

Orazio Gentileschi nacque a Pisa nel 1563.
Il padre Giovanni Battista Lomi era un orefice fiorentino. Orazio trascorse l'infanzia a Firenze e compì nella stessa città la sua prima formazione artistica come allievo del fratellastro Aurelio Lomi, esponente del manierismo fiorentino.
Trasferitosi a Roma verso il 1576, ancora adolescente venne ospitato dallo zio materno che era capitano delle guardie a Castel Sant'Angelo, Orazio adottò da lui il cognome Gentileschi. Non abbiamo una documentazione sul suo tirocinio romano, ma sicuramente proseguì la sua carriera come pittore, poiché nel 1588-89 partecipa alla decorazione della Biblioteca Sistina in Vaticano. Ottenne anche l'incarico di decorare due cappelle nell'antica abbazia benedettina di Farfa, sui monti Sabini, poco distante da Roma.
Al 1593 risale l'affresco della Presentazione di Cristo al tempio in Santa Maria Maggiore a Roma e nello stesso anno nacque la figlia Artemisia, che fu la sua allieva prediletta e diventò anche lei pittrice.
Orazio ebbe  sei figli con la moglie Prudenza Montoni, due dei quali morirono in giovane età . Perse  presto anche la moglie che morì all'età di trent'anni.
Negli anni '90 fu impegnato in numerosi incarichi per affreschi e pale d'altare che furono molto apprezzati e permisero una buona affermazione professionale nell'ambiente romano.
Nel 1600 divenne amico di Caravaggio, dal loro rapporto derivarono importanti scambi stilistici. Nel 1603 testimoniò a favore di Caravaggio nel processo per diffamazione intentato dal Baglioni contro il Merisi.
Dopo al 1612, in seguito al processo per stupro in cui viene coinvolta la figlia Artemisia, Orazio lasciò Roma.
Seguirono i suoi soggiorni dapprima nelle Marche, poi a Genova nel 1621-23.
Nel 1624 venne chiamato in Francia, a Parigi alla corte di Maria de'Medici.

Nel 1626 si trasferì definitivamente a Londra, dove lavorò per Carlo I e l'aristocrazia inglese.
Morì a Londra nel 1639.

 

 

L'attività artistica

 

Orazio Gentileschi nacque a Pisa nel 1563. Il padre, Giambattista Lomi era un orafo fiorentino, trasferito con la sua bottega a Pisa. La prima formazione di Orazio avvenne quindi in famiglia, soprattutto presso il fratellastro Aurelio Lomi Gentileschi, un pittore tardo manierista. Da lui apprese il modo di dipingere le forme nitide e compatte e i panneggi raffinati.

Orazio fu un artista molto attento alle vicende artistiche a lui contemporanee. Spostatosi a Roma  tra il 1576-78 il Gentileschi ancora tredicenne  venne coinvolto nelle decorazioni a grottesche per i palazzi vaticani dapprima sotto Gregorio XIII e poi con Sisto V.
Fu uno dei primi, insieme a Carlo Saraceni, ad avvicinarsi a Caravaggio, di cui divenne amico. Egli fu molto colpito dai dipinti di Caravaggio in San Luigi dei Francesi quando vennero mostrati al pubblico nel 1600. A Roma apprese molto dalla pittura di Raffaello, da cui trasse importanti insegnamenti, ma poté apprezzare anche  gli affreschi di Annibale Carracci nella Galleria Farnese. Orazio, nonostante l'influenza caravaggesca, portò avanti un naturalismo moderato, lontano da accenti troppo popolareschi e con una visione più intima e sottilmente sentimentale della realtà. 
Nelle sue prime opere conservò gli accenti propri della sua formazione toscana,  come si può notare nei suoi primi lavori romani:  l'affresco della Circoncisione, eseguito nel 1593 nella chiesa di Santa Maria Maggiore a Roma, il San Taddeo, realizzato nel 1600 in San Giovanni in Laterano, il Battesimo di Cristo in Santa Maria della Pace. La sua attività continuò con diversi viaggi. Ad Ancona, nel 1605  Orazio realizzò un'altra Circoncisione per la Chiesa del Gesù.
Per l'altare della Chiesa di Santa Maria al Monte dei Cappuccini a Torino realizzò la grande tela delll'Assunzione, del 1608. Il dipinto,  oggi conservato al Museo Civico d'Arte Antica, in Palazzo Madama, mostra ancora i caratteri dello stile giovanile del Gentileschi.

Intorno al 1609 ritornò a Roma, realizzò il San Francesco per la chiesa di San Silvestro in Capite e il David nel 1611, oggi nella Galleria Spada.  Tra il 1611 e il 1616  si trovò a collaborare con Agostino Tassi per le vaste  decorazioni del Palazzo del Quirinale e alla Loggetta di Palazzo Rospigliosi a Montecavallo. Lavorando nel Palazzo del Quirinale, ebbe modo di vedere gli affreschi di Guido Reni sulla Vita della Vergine e quelli di Lanfranco nella Sala Regia dello stesso palazzo, che porranno le basi della decorazione barocca. Ai lavori del soggiorno romano e si aggiungono il San Francesco e l'Angelo ora al Museo del Prado a Madrid, La Madonna col Bambino di Cambridge, la Giudittsa di Hartford. Le opere compiute in questo periodo mostrano un maggiore avvicinamento al naturalismo e al luminismo di Caravaggio. 
Il primo decennio del '600 Orazio però cominciò ad assumere incarichi di lavoro anche fuori da Roma, che si intensificarono soprattutto dopo la rottura dei rapporti con il Tassi, in seguito all'increscioso processo del 1612, nel quale il collega fu accusato  della violenza contro la figlia quindicenne di Orazio, Artemisia.
 Da un documento risulta l'esecuzione nel 1609-10 di una Madonna per il duca di Mantova, e di diversi dipinti  realizzati a Fabriano, tra i quali il bellissimo affresco della Madonna di Casa Rosei e la Santa Cecilia, ora al Museo Brera dii Milano.

 

 

Orazio Gentileschi. Diana cacciatrice. 1630. Olio sui tela. cm. 215X135 Musée des Beau Arts, Nantes
Orazio Gentileschi. Diana cacciatrice. 1630. Olio sui tela. cm. 215X135 Museo delle Belle Arti, Nantes

 

 

Gli anni della maturità vennero trascorsi da Orazio in continui viaggi. 
Dal 1621 al 1623 Orazio soggiornò a Genova, lavorò per Giovanni Antonio Sauli e per la famiglia Doria. In quell'ambiente aristocratico e cortese realizza decorazioni nei palazzi cittadini e nelle ville, portando avanti un colorismo raffinato, intriso di una luce più cristallina e fredda. 
Il Gentileschi si trasferì  in Inghilterra nel 1626, presso la corte di Carlo I e vi trascorse gli ultimi anni della sua vita.  Il suo stile si orientò verso un classicismo nordico, con un cromatismo limpido e tendenzialmente freddo.

 

 

Orazio e Caravaggio

 

Per l'evoluzione dello stile di Orazio Gentileschi l'incontro con Caravaggio rappresenta un momento fondamentale. Avviene nell'estate del 1600, quando Orazio potè ammirare la Vocazione e il Martirio di San Matteo dipinti dal Merisi per la chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma. Orazio si rende subito conto dell'innovazione straordinaria di quella pittura. Anche la consuetudine ad intrepretare soggetti religiosi come scene di genere viene assimilata dal pittore pisano.
Contrapponendo il vero al verosimile, Caravaggio superava la concezione rinascimentale basata sull'immaginazione e sul disegno e che considerava la capacità  d'invenzione molto più importante di quella di osservazione. Così la pittura di Orazio assimila gradualmente l'insegnamento di Caravaggio e si impadronisce della tecnica di osservazione dal modello, ma in modo tutto personale, lontano dall'interpretazione drammatica del maestro.

 

 

Orazio Gentileschi. Riposo durante la fuga in Egitto. 1625-26 ca. Kunsthistorisches Museum, Vienna
Orazio Gentileschi. Riposo durante la fuga in Egitto. 1625-26 ca. Kunsthistorisches Museum, Vienna

 

 

 Nel 1600 Orazio aveva 37 anni e si era già  formato una famiglia con moglie e figli.  Si era anche costruito una discreta posizione nell'ambiente artistico della Roma di papa Clemente VIII. Nel gruppo di artisti che seguivano il Merisi era il più anziano, gli altri (Orazio Baglioni, Carlo Saraceni, Bartolomeo Manfredi) erano tutti sulla ventina. Inoltre anche dal punto di vista strettamente professionale, la pittura di Caravaggio non si adattava all'affresco, tecnica alla quale era avvezzo Orazio e per la quale era richiesto il suo lavoro. La scelta di seguire Caravaggio e il suo gruppo di amici (tra l'altro ritenuti persone poco raccomandabili) appare quindi abbastanza azzardata, poichè poteva stravolgere anche la sua carriera.  Tanto più che Caravaggio, a detta di molti testimoni, aveva un carattere molto litigioso e difficile. Eppure tra i due si instaurò un'amicizia che arrivò anche alla condivisione dello studio e degli strumenti di lavoro. Da quest'ultima testimonianza si deduce anche che Orazio dev'essere stato uno dei pochi pittori ad aver visto Caravaggio al lavoro. In seguito però si trovò coinvolto nelle rivalità  e nelle liti che culminarono nel processo intentato da Giovanni Baglioni contro Caravaggio.

 


Orazio Gentileschi. Giuditta e la serva. 1608-09 ca. Olio su tela. cm. 136X160. Nasjonalgalleriet, Oslo

 

 

Comunque, al di là  delle vicende personali, per la pittura di Orazio il metodo caravaggesco rappresenta un importante strumento per la sua espressione personale. Il Gentileschi non va considerato un semplice "imitatore" di Caravaggio, ma è un artista autonomo e attento alle vicende artistiche dei suoi tempi, compreso il classicismo naturalistico dei Carracci.

Dopo la fuga da Roma di Caravaggio nel maggio 1606, Orazio prosegue le sue ricerche espressive e si concentra sull'uso del colore e sui rapporti tra colore e luce. E' probabile una riflessione da parte sua sulla pittura di ambito veneto. Gli effetti di splendore cromatico, di sensibili calibrazioni tra luci, ombre, penombre e riflessi non si rintracciano nè nell'opera di Caravaggio, nè in quelle dei Carracci, l'artista, proseguendo la sua strada espressiva, approda negli anni tra il 1617 e il '20 a uno stile personale di alta qualità  poetica.

 

 

 

La pittura dal modello

 

Orazio Gentileschi. Riposo durante la fuga in Egitto. Part. 1620-22 ca. Olio su tela. cm. 176,6X219. City Museum and Art Gallery, Birmingham
Orazio Gentileschi. Riposo durante la fuga in Egitto. Part. 1620-22 ca. Olio su tela. cm. 176,6X219. City Museum and Art Gallery, Birmingham

 

 

Dopo l'incontro con Caravaggio  nel 1600, Orazio Gentileschi comincia ad adottare la tecnica della pittura dal vero, e ciò comportava diverse difficoltà .
Il metodo caravaggesco della pittura sul modello comportava un nuovo modo di organizzarsi il lavoro. Innanzi tutto bisognava procurarsi i modelli. Molto spesso si trattava di amici e conoscenti che si prestavano al lavoro degli artisti. Se per i modelli maschi posare per un artista non poneva grossi problemi, una questione molto diversa riguardava le donne. E' indicativo che sui documenti si possono trovare i nomi degli uomini, ma non risultano mai i nomi delle donne che hanno posato per gli artisti. All'inizio del '600 una donna anche onesta, che avesse accettato di fare da modella a un pittore, magari per una madonna o una figura sacra, rischiava di giocarsi la sua reputazione con pesanti conseguenze.

 

 

Orazio Gentileschi. Madonna con Bambino. Part. 1609. Olio su tela. cm. 98,5X75 Museo Nazionale d'Arte della Romania, Bucarest
Orazio Gentileschi. Madonna con Bambino. Part. 1609. Olio su tela. cm. 98,5X75
Museo Nazionale d'Arte della Romania, Bucarest


Per la Madonna con Bambino di Bucarest Orazio dev'essere ricorso sicuramente a una sua conoscente metre allattava il figlio, ma l'identità  della modella è stata tenuta accuratamente nascosta. Ciò ha indotto gli studiosi a pensare che se già  poteva essere difficile per un artista convincere una donna a posare vestita, per i nudi femminili è probabile che ricorressero alle prostitute. Ma anche per i pittori il rischio di essere bollati d'infamia era reale.
Nelle opere dei pittori caravaggeschi i nudi femminili sono rari, mentre s'incontrano più frequentemente nelle opere degli artisti di tendenza classicheggiante.
Comunque quadri come la Cleopatra di Orazio o la Susanna e i Vecchioni della figlia Artemisia, all'epoca suscitarono grande scandalo (non diversamente dall'Olympia di Manet, oltre due secoli dopo), e portarono accuse infamanti sugli artisti.

Oltre ai risvolti sociali, il procedimento tecnico della pittura dal vero era molto diverso dalla consuetudine pittorica dell'inizio del '600, alla quale si era formato Orazio.
Nel metodo tradizionale, di derivazione rinascimentale, si procedeva per disegni preparatori, ci si affidava soprattutto all'immaginazione, a calcoli e studi astratti. Si poteva ricorrere al modello quando serviva, per impadronirsi delle forme, per capire un movimento o un'espressione, per definire un particolare. Ma l'impostazione del quadro veniva stabilita a prescindere dal dato oggettivo, poichè non si voleva ottenere un effetto di realtà , ma si mirava alla perfezione.

 

Orazio Gentileschi. Giuditta e la serva con la testa di Oloferne. 1621-24 ca. Olio su tela. Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford.
Orazio Gentileschi. Giuditta e la serva con la testa di Oloferne. 1621-24 ca.
Olio su tela cm. 136,5X159 Wadsworth Atheneum Museum of Art, Hartford.

 


Inoltre lo studio dal vero era più adatto a composizioni non troppo complesse, compatte e racchiuse in spazi limitati. Orazio invece cerca di fondere i due sistemi e usa lo studio dal vero anche per gli affreschi. Predispose il suo studio con piani a diverse altezze per far posare i suoi modelli, ottenere i suoi scorci e gli effetti di vista dal basso da riportare sui cartoni preparatori.  Orazio, probabilmente, deve essersi creato anche un repertorio di studi, schizzi e disegni tratti dai modelli che lo colpivano di più per poi riutilizzarli in seguito, come faceva anche Rubens.
Ciò spiegherebbe le somiglianze che si possono notare tra personaggi presenti in opere diverse.

 

Orazio Gentileschi. Cleopatra. 1610-12 ca. Olio su tela cm. 118X181. Coll. Amedeo Morandotti, MilanoOrazio Gentileschi. Cleopatra. 1610-12 ca. Olio su tela cm. 118X181. Coll. Amedeo Morandotti, Milano

 


Le figure da lui eseguite nella decorazione del Casino delle Muse per il Cardinale Scipione Borghese mostrano un naturalismo impressionante che rivela un accurato studio dal vero.
L'unico problema dovuto a questo modo di lavorare è che l'opera tende ad apparire come un assemblaggio di frammenti, perdendo la continuità  d'insieme. In seguito Orazio cercherà  di recuperare l'unità  calibrando l'artificio compositivo del metodo tradizionale con gli effetti naturalistici delle singole parti. La splendida Annunciazione di Torino mostra come il Gentileschi sia riuscito a raggiungere un perfetto equilibrio tra figura, spazio e azione, creando uno dei massimi capolavori del '600.

 

 

 

 

A. Cocchi

 


Bibliografia

 

A. Lapierre Artemisia Mondadori 1999
AA.VV. Caravaggisti Dossier Art n. 109, Giunti,  Firenze 1996
Keith Christiansen, L'arte di Orazio Gentileschi. in: Keith Christiansen e Judith Mann (a cura di) Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano 2001
J. W. Mann, Artemisia e Orazio Gentileschi in: Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano, 2001
B. R. Benjamin, P. De Montebello, C. Strinati. Premessa in: Orazio e Artemisia Gentileschi, Skira editore, Milano, 2001
La Nuova Enciclopedia dell'arte, Garzanti, 1986

 

 
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