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Storie di San Francesco

Le date ma anche il problema degli interventi riguardanti l'esecuzione degli affreschi che Giotto ha eseguito nella Basilica Superiore di Assisi  sono stati a lungo dibattuti, e alcuni studiosi ancora oggi collocano l'intervento di Giotto tra il 1290 e il 1295-96, altri invece propendono per la datazione 1296-1304.

I soggetti delle scene sono tratti dalla Legenda Maior di San Bonaventura, scritta nel 1260-63 raccogliendo la tradizione orale e le più antiche biografie di san Francesco.
Gli affreschi di Giotto occupano la parete della controfacciata ai lati del portale d'ingresso e tutta la fascia inferiore delle due pareti di navata. Sono in tutto 28 episodi. Ogni campata della chiesa ne comprende tre, tranne la prima, che ne comprende quattro, includendo i due affreschi ai lati dell'ingresso.
Ogni scena è inquadrata da una cornice a motivi geometrici e due colonnine tortili dipinte.

Lo sviluppo delle scene segue un percorso in senso orario: inizia dalla destra dell'altare, prosegue sulla parete destra fino all'ingresso, poi continua sulla parete sinistra fino all'altare.

Per quanto riguarda i tempi di esecuzione, le scene sono state eseguite seguendo grosso modo l'ordine logico del racconto, ma con qualche eccezione, probabilmente perché durante il lavoro di Giotto qualche parete poteva essere ancora occupata dalle impalcature di altri maestri. Ad esempi la prima scena della storia: L'omaggio di un semplice, è stata realizzata o rifatta successivamente rispetto ad altri episodi. Il secondo episodio: Il dono del Mantello, è invece il primo in ordine di esecuzione. Inoltre osservando tutte le scene si notano delle differenze tra diversi particolari che indicano un forte cambiamento di stile nel corso dei lavori che apre molti dubbi sulle attribuzioni e sull'evoluzione dello stile di Giotto.

Ad esempio, nella Morte del cavaliere di Celano, sicuramente giottesco e del 1297-1300, l'uomo col cappello e in abito rosso e il fraticello seduto a tavola, hanno visi con fisionomie molto particolari, sono ben individualizzati, tipizzati. Anche le espressioni e i gesti sono molto chiari. Confrontandoli con i personaggi del Dono del Mantello, eseguito nel 1297-99, le figure, più rigide e bloccate nei movimenti, sembrano appartenere ad uno stile più arcaico e aspro. Nonostante l'intensità  degli sguardi e una forte carica umana, si possono notare i gesti un po' impacciati, i piedi che sembrano poggianti su un piano in discesa (come nelle rappresentazioni bizantine) e si avvicinano maggiormente allo stile romano del '200. Gli studiosi non concordano se attribuire questa scena alla mano di un Giotto ancora alle prime armi o a quella di un altro artista, forse il Maestro di Isacco.

Tutta la pittura di Giotto conosce un continuo sviluppo e autosuperamento; già  in questo primo lavoro c'è una forte evoluzione stilistica tra i primi affreschi eseguiti e gli ultimi, tanto che esistono ancora problemi di attribuzione. Giotto sperimenta la sua nuova visione pittorica, non senza errori e incertezze, ma con grande determinazione a progredire.
 
Emerge progressivamente uno stile nuovo, originale, che va alla ricerca:

• della verità  di rappresentazione, aderenza alla realtà ,
• del valore plastico, recupero di concretezza e volume;
• della sintesi: semplificazione delle forme e concentrazione degli elementi compositivi, ricerca di semplicità , essenzialità  e chiarezza.

Giotto ad Assisi sviluppa un linguaggio via via più sapiente, più sciolto, ma soprattutto inizia una graduale conquista del mondo visibile: fatto di oggetti, persone, ambienti, natura e sentimenti.
La composizione si libera dai tradizionali schemi astratti, tutto viene scelto, ordinato, controllato dalla ragione e secondo un senso di chiarezza e verità .
Giotto usa un linguaggio conciso che fissa gli aspetti essenziali della realtà  in una determinata atmosfera, con straordinaria forza espressiva.

A. Cocchi


Bibliografia

E.Bacceschi L'opera completa di Giotto. Classici dell'arte Rizzoli. Milano 1966
Antonio Pucci. Il Centiloquio, Firenze 1373
A. Magistà . Così ne parlano i contemporanei, in: Il romanzo della pittura. Giotto e i maestri del Trecento. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988
S, malatesta. L'uomo che parlava la lingua dei mercanti, in: Il romanzo della pittura. Giotto. Suppl. a La Repubblica del 26/10/1988
A. Tomei. Giotto. La pittura. Dossier Art Giunti, Firenze 1997
C. Semenzato, A. Angoletta Berti. Giotto e i giotteschi a Padova. Arnoldo Mondadori editore/ De Luca edizioni d'arte. Milano/Roma 1988
La Nuova Enciclopedia dell'Arte, Garzanti, 1986
G. Cricco, F. Di Teodoro, Itinerario nell’arte, vol. 1, Zanichelli Bologna 2004


 

 

 
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