Tempio di Hatshepsut

 

 

Tempio di Hatshepsut. Nuovo Regno. Deir-el Bahri
Tempio di Hatshepsut. Nuovo Regno. Deir-el Bahri. Foto di Ian Lloyd - lloydi.com

 

Uno dei più spettacolari templi funerari egizi è il Tempio di Hatsepsut, nella Valle dei Re. Scavato nella roccia, si sviluppa in avanti con una struttura a terrazzi con colonne e pilastri.

Il tempio della regina

 

È un tempio di tipo funerario il gigantesco complesso della regina Hatshepsut (1479-1458 a.C.), una donna ambiziosa, moglie di Tuthmosi II, che assunse il titolo di faraone.
Realizzato a ridosso dei monti che delimitano la Valle dei Re, nei pressi dell'odierna Deir el-Bahri, sfrutta il pendio naturale della valle innalzandosi su tre livelli diversi con enormi terrazze sovrapposte. Ogni terrazza è delimitata da un sistema di portici colonnati comunicanti all'interno per mezzo di scale.
Alla sua costruzione attese, fra gli altri, l'architetto Senmut, influente consigliere della regina e uno dei pochi di cui ci sia giunta notizia.
La simbiosi tra architettura e natura che egli riuscì a realizzare è sorprendente.
Al tempio di Hatshepsut si accede mediante una lunga rampa che ha origine da un cortile esterno e conduce alla terrazza inferiore. Dai portici colonnati si giunge sia alle cappelle di Anubi  e Hathor - rispettivamente il dio-cane e la dea-vacca - potenti divinità dell'oltretomba - sia a quelle minori, dedicate alla regina e a suo padre Tuthmosi I, tutte scavate nella roccia.
Il Sancta sanctorum era la cella più sacra e interna del tempio.
Sulle pareti dei portici colonnati si sono conservati alcuni rilievi che raffigurano diversi momenti significativi del regno di Hatshepsut, esaltandone anche la natura divina. Del resto, non era raro trovare decorazioni come queste: le pareti dei templi erano spesso dipinte e incise, secondo una tradizione che prosegue dall'Antico al Nuovo Regno, con cicli che raccontavano le imprese del faraone, le sue battaglie, le sue spedizioni alla ricerca di oro o gioielli.

 

A. Cocchi

 

Una regina contro la tradizione

 

 


Stele commemorativa di Hatshepsut e Thutmosi III
Da Tebe, Tempio di Amon a Karnak XVIII din., 1475-1468 a.C.
Arenaria gialla Alt. 115,0 cm. inv. 22780

 

 

Hatshepsut fu, nella storia egizia, la prima donna che riuscì a sfidare la tradizione e a porsi saldamente sul trono dei Faraoni nel 1504 a.C., nel quale già da troppo tempo prevaleva l’egemonia maschile.
Fu inoltre l’unica ad essere rappresentata con abiti e accessori maschili, e addirittura con la barba posticcia tipica di una figura maschile.

 


Statua della regina Hatsepsut.

 

Una stele proveniente dal Tempio di Hatsepsut rappresenta un'interessante testimonianza storica. La stele commemora la dedicazione di un monumento al dio Amon nel recinto sacro del Tempio di Karnak. I due sovrani, Hatsepsut e Tutmosi III sono rappresentati al centro (da sinistra Hatshepsut seguita da Thutmosi) di fronte al dio; sulla destra è invece rappresentata una personificazione di Tebe, come dea armata di arco e frecce. La rappresentazione congiunta di Hatshepsut e Thutmosi consente di datare il monumento al periodo della loro co-reggenza, alla metà del XV secolo a.C. 
La mummia di Hatshepsut è stata scoperta nel 1903 dall'archeologo Howard Carter. La sua posizione è regale, con le braccia piegate sopra il petto.
Nonostante durante il suo dominio l’Egitto prosperasse, dopo la sua morte il suo nome e la sua immagine vennero cancellati addirittura dall’elenco ufficiale dei re egizi.

 


Mummia della regina Hatshepsut Da Luxor, Valle dei Re XVIII din., 1470 a.C.

 



Uno degli elementi che ci sono pervenuti  è il suo maestoso tempio, uno dei più spettacolari templi egiziani mai costruiti, interessante da tutti i punti di vista sia architettonici che pittorici. Si trova a Deir el-Bahri , lungo il corso del fiume Nilo, e fu ritrovato nel 1903 dall’archeologo Howard Carter.
Fa parte della categoria dei templi funerari: in queste costruzioni il faraone defunto, liberato dalla fisicità del proprio corpo, poteva entrare o uscire liberamente e partecipare ai riti funebri in suo onore, essendo contemporaneamente in terra e in cielo.
 

B.Tomasini, M. Valdinoci, G. Mazzotti, S. Sgarbi, I. Zannoni, B. Cucchi 

 

 

Il capolavoro di Senmut

 

 

 


Senmut, Tempio di Hatshepsut, Valle dei re XVIII din., 1470 a.C. Pietra calcarea

 

 

In questa opera l’architetto Senmut, influente consigliere della regina Hatshepsut, vissuta durante il Nuovo Regno, e uno dei pochi di cui ci sia giunta notizia, riuscì a creare una sorprendente simbiosi tra architettura e natura, sfruttando il pendio naturale offerto dai monti che delimitano la valle dei Re.

Il tempio si innalza su tre piani, dotati di enormi terrazze sovrapposte. Vi si accede tramite una lunga rampa che parte da un cortile esterno.
Dai portici colonnati si giunge sia alle cappelle degli dei Anubi Hator, sia a quelle minori, dedicate alla regina e a suo padre Tuthmosi I, tutte rigorosamente scavate nella roccia, complesse ma bellissime testimonianze del livello di conoscenze in campo sia religioso che architettonico di questa civiltà. Sulle pareti dei portici colonnati notiamo alcuni rilievi che raffigurano i momenti più significativi del regno della regina, esaltandone anche la natura divina. Uno di questi rilievi dipinti mostra la regina che offre dei doni alla dea Hator dal corpo di vacca e ad altri dei durante una festa cerimoniale. Particolari sono i geroglifici incisi nelle pareti di silice, che si riferiscono alla vita religiosa di Hatshepsut.

I muri di sfondo dei colonnati sono decorati con sculture raffinatissime nelle loro molteplici allusioni stilistiche. Le scene più note e meglio conservate sono quelle del trasporto degli obelischi, quelle della teogamia, quelle della spedizione marittima nella lontana terra di Punt (colonnato superiore).

 


Offerte agli dei Cappella del dio Hator,Valle delle regine XVIII din.,1470 a.C.

 

Nei bassorilievi della sua tomba Hatshepsut ha voluto lasciarci anche alcune informazioni sull’ingegneria navale degli Egizi: le navi che percorrevano il Mar Rosso affacciandosi sull’Oceano Indiano funzionavano sia a forza di remi, sia utilizzando il vento sfruttato con le buone informazione meteorologiche di cui questo popolo era a conoscenza. In fondo, questo tipo di decorazioni sono forme artistiche tipiche, secondo una tradizione che prosegue dall’antico al nuovo regno, con cicli pittorici che rappresentavano le imprese compiute dal faraone quando era in vita. 
In conclusione, un tempio da visitare che lascia col fiato sospeso.

 

B.Tomasini, M. Valdinoci, G. Mazzotti, S. Sgarbi, I. Zannoni, B. Cucchi 

 

 

 

 

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Bibliografia

 

AA.VV. La Storia dell'Arte. Le prime civiltà. Electa editore. Milano, 2006
AA.VV. Egitto. Archeologia e storia. Vol. I Folio editrice
G. Cricco, F.P. Di Teodoro Itinerari nell'arte. Vol. I. Zanichelli editore, Bologna 2003
E. Bernini, R. Rota Eikon. Guida alla storia dell'arte. Vol.I. Editori Laterza, Bari, 2005
M. D. Appia Egitto. L'avventura dei Faraoni fra storia e archeologia. Fabbri Editori, I fasc.
F. Negri Arnoldi Storia dell'arte vol I. Gruppo editoriale Fabbri, Milano 1985
P. Adorno, A. Mastrangelo Arte. Correnti e artisti. Vol. I. Casa editrice G. D'Anna, Firenze 1994
N. Frapiccini, N. Giustozzi. La geografia dell'arte. Vol.1 Hoepli editore, Milano 2004
S. Pernigotti Gli artisti nell'antico Egitto Dossier in Archeo. Attualità del passato. anno XVII n.1 (191) gennaio 2001
 

 

 

 
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